L'ANOMALIA

1994 – 2023

I capitoli

1. Prologo
2. L'era del monopolio
3. Dalla riforma del 1975 a Sua Emittenza
4. Dai pretori alla legge Mammì
5. La legge Maccanico
6. La "Gasparri": contro la Costituzione?
7.  Da Gasparri a Gentiloni. E ritorno
8. Lo strano caso della televisione che non c'è
9. La nuova televisione è digitale
10. Sky, il monopolio del... cielo
11. Il satellite all'italiana: Tivùsat
12.  Anomalie e quadro normativo
13. L'uso criminale della televisione
14. Il nuovo scenario dei media
15.  Nuova televisione, vecchie lotte di potere
Nota bibliografica
Cronologia dal 1910

La televisione del potere da Mussolini a Berlusconi.
E dopo.

Qualcuno si chiederà: che c'entra Mussolini con la televisione? Le date non tornano! Invece c'entra, perché il capo del fascismo aveva capito subito le potenzialità del nuovo mezzo e alla fine degli anni '20 aveva incoraggiato la sperimentazione. Nel luglio del '39 era stato annunciato l'inizio delle trasmissioni per la città di Roma, ma lo scoppio della guerra aveva interrotto i lavori. Intanto i primi ricevitori erano comparsi nelle stanze di alcuni gerarchi, dello stesso Mussolini e persino del papa.
La televisione nasceva in ambito statale, perché nel 1910 la prima legge sulla materia aveva riservato allo Stato l'installazione e l'esercizio degli impianti radiotelegrafici e radiotelefonici: la natura pubblica delle trasmissioni era nel DNA del nuovo mezzo. E nel 1923 un regio decreto confermava l'esclusiva. Proprio un secolo fa.

In cento anni molte cose sono cambiate. E i tempi recenti registrano uno sviluppo straordinario dei mezzi di comunicazione: televisione digitale terrestre e satellitare, "piattaforme" social e di streaming, per non parlare dei servizi "in mobilità" destinati in primo luogo ai telefoni cellulari.
Ma qualcosa è rimasto: il controllo pubblico sul mezzo ancora largamente più diffuso e influente, la televisione. Controllo pubblico, nel sistema italiano, significa controllo della maggioranza parlamentare, quindi del Governo. "Liberare la Rai dai partiti"è un mantra tanto ripetuto quanto privo di effetti.

Nel libro è ricostruito il lungo percorso che porta dalla Rai "democristiana" degli anni '50 e '60 alla prima lottizzazione, alla nascita delle emittenti private, all'invasione della sfera politica da parte di Silvio Berlusconi, l'imprenditore che controllerà quasi tutta la televisione commerciale. E come capo del Governo, dal 1994, controllerà anche la televisione pubblica.
Dieci anni dopo, lo scenario italiano ha una definizione "ufficiale" dalle istituzioni europee: l'anomalia. Si legge nella Risoluzione del Parlamento europeo del 22 aprile 2004:

«Il sistema italiano presenta un'anomalia dovuta a una combinazione unica di potere economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo, l'attuale presidente del consiglio dei ministri italiano, e al fatto che il governo italiano controlla, direttamente o indirettamente, tutti canali televisivi nazionali».

E in questo 2023, il 2 agosto, la Commissione europea dichiara, per bocca del commissarop Thierry Breton:

«La Commissione è consapevole dei rischi di interferenza politica che incidono sull'indipendenza dei media del servizio pubblico in Italia».
(Thierry Breton, Commissario UE, 2 agosto 2023).

Il resto è cronaca, raccontata quasi in diretta nell'ultimo capitolo. Alla fine del quale si potrebbe scrivere la stessa conclusione della prima edizione, nel 2009:

L'Italia è un repubblica fondata sulla televisione.
Il potere appartiene a chi possiede la televisione
e lo esercita come gli pare.

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© Testi e immagini Manlio Cammarata – 2023    Informazioni sul copyright