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Televisione

La TV digitale terrestre nel sistema dei media - 4

10.10.06

I "diritti digitali", cioè i sistemi di remunerazione di autori ed editori, sono il motore del sistema. Ma ci sono altri importanti diritti

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Diritti digitali, il problema dei problemi

Tutto il sistema che abbiamo tracciato negli articoli precedenti è attraversato da un fattore essenziale e problematico: quello dei "diritti digitali", cioè del flusso di denaro che dall'utente va al produttore dei contenuti, percorrendo in senso contrario la stessa catena di distribuzione che porta i contenuti stessi all'utente. Possiamo descrivere la "filiera" con uno schema iniziale molto semplice:

Produttori dei contenuti (Autori)
Editori  Diritti
Trasportatori Fatturazione

Utenti finali (ricevono e pagano)

Il sistema va esaminato da due opposti punti di vista: quello degli autori, che devono disporre di una catena che porti i contenuti fino agli utenti finali, assicurando il ritorno economico (diritto d'autore); quello degli utenti, che devono avere la più ampia scelta possibile di contenuti e non solo a pagamento.
Si riassumono in questo modo i due aspetti di base del "diritto di accesso": quello che possiamo definire "attivo", cioè il diritto degli autori di disporre di canali di distribuzione, e quello "passivo", vale a dire il diritto degli utenti di accedere a qualsiasi contenuto.

Tralasciamo in questa sede gli aspetti giuridici, oggetto di un'ampia e complessa normativa comunitaria e nazionale. Per ora ci basta l'articolo 21 della nostra Costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Questa formula, a differenza di quella adottata in altre Carte fondamentali, sancisce solo il diritti "attivo"; la dottrina e la nostra Corte costituzionale ne hanno dato una lettura che riconosce come implicito anche il diritto "passivo" di accedere a tutte le manifestazioni del pensiero.

Dall'esperienza, e da quanto abbiamo esposto nei capitoli precedenti, appare chiaro che nel sistema dei media che oggi si sta disegnando la soddisfazione del diritto di accesso attivo e passivo è subordinata al verificarsi di una serie di condizioni, che riguardano soprattutto l'apertura delle "piattaforme" di diffusione e di accesso ai contenuti. E la situazione è ben lontana dall'ideale.

Per capire i termini della questione, vediamo che cosa accade in Italia con l'offerta, molto pubblicizzata in questo periodo, di un operatore di telecomunicazioni (quindi un carrier, cioè un soggetto che si occupa del trasporto dei contenuti). L'operatore fornisce un set-top-box che sfrutta le linee telefoniche per dare all'utente, oltre alla telefonia vocale, l'accesso all'internet e a un certo numero di canali televisivi digitali satellitari e terrestri.
Si tratta dunque di una piattaforma di accesso via cavo, i cui contenuti sono limitati dalle scelte del carrier: gli utenti possono ricevere solo i contenuti forniti da editori con i quali il carrier abbia stipulato contratti di distribuzione

Gli editori, a loro volta, hanno stipulato contratti con i produttori dei contenuti che ritengono conveniente distribuire. In questo modo i contenuti che passano dagli autori agli utenti sono selezionati a due livelli: dagli editori e dai trasportatori (potremmo aggiungere una terza categoria, ancora non ben definita, che sarebbe quella degli "integratori di contenuti", ma il quadro sostanziale non cambierebbe di molto).
Invece è importante osservare che la situazione per gli autori è speculare a quella che abbiamo descritto per gli utenti: se non trovano editori e trasportatori interessati alle loro opere, non possono ricavarne alcun guadagno.

Vediamo così che la totale soddisfazione dei diritti attivi e passivi di accesso all'informazione è di fatto ostacolata a due livelli: gli autori subiscono il "filtro" degli editori e gli utenti subiscono i limiti della "piattaforma" usata per accedere ai contenuti. Ed è facile intuire, purtroppo, che queste limitazioni non sono solo di natura economica, perché le scelte degli editori e dei carrier possono essere anche determinate convenienze di tipo politico o culturale.
Dunque a questo punto possiamo ridisegnare lo schema iniziale introducendo le due barriere:

Produttori dei contenuti (Autori)
Barriere di accesso alla distribuzione
Editori  Diritti
Trasportatori Fatturazione
Limitazioni della piattaforma di accesso

Utenti finali (ricevono e pagano)

Lo schema reale è molto più complesso, perché si deve considerare che esistono pluralità di fornitori di contenuti, di distributori e di trasportatori, nonché di piattaforme di accesso. Le interazioni tra questa moltitudine di attori della filiera possono determinare diverse "configurazioni" dell'accesso attivo e passivo e quindi delle relative barriere. Per l'utente la disponibilità di diverse piattaforme rende più ampia la scelta di contenuti, ma con le complicazioni che abbiamo visto nella puntata precedente.

Va inoltre sottolineato un fattore assai critico: la cosiddetta "integrazione verticale" tra gli attori della distribuzione. Infatti, un trasportatore che sia anche editore (o addirittura produttore) di contenuti, può limitare il campo di azione di editori o produttori concorrenti.
E' la situazione che si verifica in Italia, dove il principale (di gran lunga) operatore della rete telefonica è anche fornitore di servizi a valore aggiunto. In questo modo riesce a discriminare i servizi analoghi forniti dai concorrenti, adottando pratiche anticoncorrenziali, come i tempi di annuncio di nuovi servizi o i prezzi. Le autorità antitrust non riescono a contrastare questi comportamenti con la necessaria tempestività ed efficacia.

Torniamo ora al punto centrale della nostra analisi: il sistema dei media nel quale si colloca la televisione digitale terrestre.
In prima battuta troviamo la conferma che l'internet è la piattaforma che assicura il più ampio diritto di accesso, attivo e passivo. In effetti, la disponibilità di contenuti in rete è virtualmente illimitata, potendo comprendere anche la televisione e la radio (se i produttori di contenuti televisivi e radiofonici si attivano per fornire i loro contenuti anche via internet; questo non è un problema, appena si rileva la convenienza dell'operazione).

L'internet ha però due limiti: il primo, dalla parte degli autori, è la difficoltà di riscuotere i diritti sulle opere, quando non sono diffuse attraverso una forte catena distributiva. E' vero che i micropagamenti on line non sono più un problema, ma è vero anche che l'utente dell'internet non mostra molta disponibilità ad accedere a contenuti a pagamento, anche di qualità elevata. In questo modo si tagliano fuori, anche dalla Rete, i contenuti di qualità. Oppure ci si rassegna a diffonderli gratis.

D'altra parte esiste un altro consistente limite all'accesso ai contenuti on line, quello tecnico e/o culturale per i quale oggi solo il 30 per cento della popolazione ha accesso all'internet. Il che, di fatto, limita le opportunità di diffusione di contenuti urbi et orbi offerte dalla Rete.
Al contrario, la televisione terrestre costituisce la piattaforma di distribuzione di contenuti che raggiunge praticamente la totalità della popolazione.

Oggi il numero limitato di canali analogici lascia nelle mani di pochissimi soggetti le scelte sui contenuti da distribuire, gratis o a pagamento. Ma con le emissioni in tecnica digitale i canali dovrebbero moltiplicarsi. Questa è la più importante opportunità offerta dal digitale terrestre: combinando il maggior numero di canali con la diffusione universale della piattaforma televisiva, si ottengono le più ampie possibilità di accesso ai contenuti. Almeno in teoria.

Il passaggio dalla teoria alla pratica si verificherà solo se il modello di crescita della DTT sarà diverso da quello che ha contraddistinto in Italia lo sviluppo della TV analogica, con la concentrazione in poche mani dei contenuti e del potere di diffusione. C'è già un "altolà" dell'Unione europea, di fronte alla prospettiva di replica del duopolio della normativa attuale. C'è anche una dichiarata volontà politica di aprire la piattaforma al maggior numero possibile di protagonisti e all'offerta di contenuti gratuiti (vedi Il digitale terrestre, una sfida per l'informazione e Da Napoli la svolta sulla TV digitale terrestre).

Con la DTT, oltre alla migrazione obbligata dell'attuale TV "generalista" e ai contenuti di immediato ritorno economico (il calcio, in particolare), esiste la concreta possibilità di creare canali destinati a contenuti di qualità che possono essere finanziati dalla pubblicità o da altre risorse, quali i finanziamenti previsti dall'art. 122 del disegno di legge finanziaria per il 2007. Ancora una volta, nulla che non si possa fare anche con l'internet o la televisione via satellite. Ma la DTT, è sempre bene ricordarlo, ha una essenziale marcia in più: la diffusione universale della piattaforma televisiva.

E anche se questa non assicura la completa soddisfazione dei diritti di accesso attivo, è certamente un passo avanti rispetto alla situazione attuale. Con una importante avvertenza: la più ampia diffusione dei contenuti, con la conseguente crescita del sistema, si potrà avere solo riducendo al minimo l'invasività dei sistemi di controllo dei diritti d'autore: non ceda l'industria alla tentazione di introdurre sistemi di DRM (Digital Rights Management - gestione dei diritti digitali) troppo stretti sulla diffusione dei contenuti attraverso il digitale terrestre, altrimenti gli utenti saranno pochi.

Nel digitale terrestre non si deve replicare quanto sta avvenendo per i supporti fisici e per i contenuti on line, con la negazione del principio per il quale diritto d'autore è nato: facilitare la massima diffusione delle idee, assicurando nel contempo la retribuzione del creatore. Oggi si verifica una crescente iper-protezione dei diritti degli autori (ma soprattutto degli editori, i veri "padroni delle idee"), con la corrispondente riduzione dei diritto dell'utente di utilizzare il prodotto che ha legittimamente acquisito.

Con il digitale terrestre questa tendenza si può invertire o si può accentuare: nel secondo caso i risultati sarebbero disastrosi.

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