Questo diagramma rappresenta i colori visibili all'occhio umano. E' chiamato "spazio dei colori dell'osservatore standard" ed è stato definito nel 1931 dalla Commission Internationale de l'Eclairage (CIE). E' una rappresentazione "teorica" in cui ogni colore è definito dalle sue coordinate nello spazio.
Nella pratica non esistono sistemi in grado di riprodurre tutti i colori dello spazio CIE e si usano spazi limitati standard (gamut).
(immagine da Wikipedia)

Calibriamo il monitor (i colori non sono un'opinione) – 2

 Lezioni di fotografia  N. 11  – 3 agosto 2020 Prima parte  Successiva
   Indice delle lezioni

La formazione dei colori è legata a leggi fisiche e la loro percezione a processi fisiologici e psicologici. Ognuno "vede" i colori a modo suo, ma questo non significa che in fotografia e nel cinema (o video) i colori siano un'opinione: c'è uno standard comune, vecchio di quasi un secolo, per il quale ogni colore occupa un luogo preciso all'interno di un diagramma ed è indicato con coordinate numeriche. E' lo spazio dei colori dell'osservatore standard (o "spazio CIE"), che nella pratica è difficile da rappresentare completamente su un supporto come la carta o uno schermo.

Questo è un punto critico, risolto con la definizione di spazi ridotti all'interno dello spazio CIE, detti gamut. Ogni dispositivo di registra o visualizza i colori secondo uno o più gamut standard. I gamut che si possono scegliere sia per le fotocamere sia per i dispositivi di visione (monitor e proiettori) sono diversi e decidere quale usare può essere una scelta personale, ma è sempre una necessità professionale. Per semplificare una materia molto complicata, si può dire che per l'uso nella grafica il gamut più usato è Adobe RGB, che tiene conto dei limiti della stampa tipografica, mentre per un uso strettamente fotografico il gamut sRGB è lo standard comune. C'è anche il gamut NTSC, usato nel sistema televisivo.

L'importante è che tutta la "catena" usi lo stesso profilo di colore. In sostanza è necessario impostare sia la fotocamera sia il monitor, nonché il software di elaborazione, sullo stesso gamut.
Ma non basta. La riproduzione dei colori e dei valori di luminosità cambia in misura sensibile da un monitor all'altro ed è quindi è necessario partire da una corretta taratura dello schermo per essere sicuri che i colori delle nostre foto siano visti come li abbiamo voluti (naturalmente su sistemi a loro volta ben calibrati).

Per gli usi professionali più critici ci sono monitor speciali, che garantiscono una resa abbastanza precisa e spesso sono accompagnati da dispositivi per la taratura. Hanno il difetto di essere costosi. Ma anche con un monitor per casa o ufficio si possono ottenere risultati accettabili, se sono soddisfatte due condizioni di partenza. La prima delle quali è proprio la qualità del monitor stesso, la seconda è una taratura più precisa possibile.

All'interno dello spazio di colori CIE. il triangolo rappresenta lo spazio colore (gamut) sRGB, lo standard delle applicazioni foto e video. La linea curva indica le temperature di colore.
(immagine da Wikipedia)

Manlio Cammarata reporter - Newsletter

Prima di incominciare: la luce ambiente

Prima di mettere mano alla calibrazione dello schermo è necessario regolare l'illuminazione dell'ambiente di lavoro. E' d'obbligo una luce diffusa e non forte. Va bene quella che si ottiene puntando un faretto verso un soffitto bianco (qui a sinistra). Da evitare come la peste le luci fluorescenti, non solo i vecchi tubi "al neon", ma anche le lampade "a basso consumo" di qualche anno fa (in pratica tubi fluorescenti arrotolati), il cui spettro cromatico discontinuo provoca un'alterazione evidente nella percezione dei colori.
Oggi, con le lampadine a LED, è facile ottenere un'illuminazione equilibrata. Si devono evitare i toni troppo caldi (2700 K) o troppo freddi (6500 K). Una soluzione ottimale è costituita da un faretto da 15-18 watt con una temperatura di 4000 K (le lampadine a LED di buona qualità riportano sempre la temperatura di colore), puntato verso il soffitto (bianco) sulla verticale del posto di lavoro, in un ambiente oscurato. In ogni caso si devono evitare le luci dirette sullo schermo e forti sorgenti luminose nel campo visivo, come una finestra aperta di giorno. 

Ai tempi della pellicola, le scale Kodak dei grigi e dei colori erano uno strumento essenziale per verificare la rispondenza del colore riprodotto con l'originale.
Oggi qualcuno suggerisce di usarle per calibrare i monitor. Peccato che le originali non siano più prodotte da anni e quelle che si trovano usate possono avere i colori alterati dal tempo (le imitazioni attuali presentano spesso colori sballati a prima vista).
Ma usarle per calibrare i monitor è una stupidaggine, perché servirebbe prima la certificazione della correttezza della riproduzione dal cartone al file digitale.

Regoliamo la luminosità e il contrasto

I parametri da regolare per calibrare un monitor sono tre: la luminosità, il contrasto e il bilanciamento dei colori. Per luminosità e contrasto si può ricorrere a procedure manuali "a occhio", con risultati affidabili, mentre per i colori serve un occhio molto allenato e il risultato non è garantito. Schede video e monitor di solito offrono procedure guidate, ma i risultati sono spesso approssimativi. La soluzione migliore consiste nell'uso di una sonda che legge i colori dello schermo e un software che analizza e corregge i risultati. E' relativamente costosa, ma indispensabile per un'attività professionale. Ne parliamo tra poco

La regolazione dei valori di luminosità e contrasto è semplice, ma richiede molta pazienza. Prima di tutto ci si deve accertare che le impostazioni della scheda video e del monitor siano tutte in posizione "neutra", tutte con lo stesso standard (sRGB o Adobe RGB, come è spiegato nella prima parte di questa lezione). Poi si deve decidere se lavorare con le regolazioni del monitor oppure della scheda. Personalmente preferisco lavorare sull'hardware, cioè regolare la resa del monitor a prescindere dal software, poi eventualmente rifinire la calibrazione con le regolazioni della scheda.

Ed ecco, qui sotto, il semplice strumento per regolare luminosità e contrasto: una scala di grigi a progressione quasi lineare, studiata proprio per questa funzione.  Seguono le istruzioni per l'uso.

Dell'importanza del bilanciamento dei colori e dell'uso del grigio 18% per la corretta esposizione abbiamo parlato in due lezioni, la quarta e la quinta.
Nel digitale i vecchi campioni dei grigio e dei colori (qui da una guida Kodak del 1974) possono essere usati per il confronto tra l'originale e il reale, ma solo dopo aver calibrato i colori sia per l'apparecchio fotografico sia per il monitor.

Come usare la scala dei grigi

La procedura è semplice, ma può essere lunga e richiede pazienza. L'obiettivo è rendere visibili tutti i gradini della scala, da 0 a 25. In particolare si dovrebbero vedere le differenze tra 0 e 1 e tra 24 e 25. In caso contrario, è necessario regolare la luminosità e il contrasto con i comandi del monitor.
Nella parte bassa della scala, con il controllo della luminosità si deve ottenere il nero più profondo, ma senza andare oltre, cioè si deve distinguere il gradino 0 dal gradino 1. Poi si esamina il bianco: il 25 si deve confondere con lo sfondo della pagina, mentre il 24 deve essere appena più scuro. Per la regolazione bisogna agire sul contrasto.
Sistemato il bianco, si ricontrollano i neri, che di solito richiedono un correzione della luminosità per compensare il contrasto modificato dalla regolazione dei bianchi. E poi si verificano di nuovo i bianchi... L'operazione va ripetuta più volte, fino a raggiungere l'obiettivo. Se non riesce, ci si può accontentare di non vedere la  differenza tra i gradini 0 e 1, ma almeno il 2 dovrebbe essere distinguibile dal nero più profondo.
La foto qui a destra è un esempio di taratura ottimale della scala dei grigi.

La temperatura di colore

Nell'impiego generale, tutte le regolazioni dei monitor hanno come presupposto una temperatura di colore fissa a 6500 gradi Kelvin. L'effetto è la sostanziale naturalezza della resa dei colori, ma si deve considerare che la luce dell'ambiente di lavoro di solito è più calda (tra i 3000 e i 4000 K). Questo comporta la difficoltà di confrontare i colori sullo schermo con quelli percepiti a luce ambiente (si possono fare delle prove con il solito cartone grigio 18%).

 

Alle prese col bilanciamento dei colori

A questo punto dobbiamo passare al corretto bilanciamento dei colori. Operazione non semplice, perché la valutazione "occhiometrica" che abbiamo adottato per il contrasto non è praticabile per i colori, tranne che per occhi molto, ma molto allenati. In pratica servirebbe un "occhio naturale" paragonabile al cosiddetto "orecchio naturale" di alcuni musicisti, che sono capaci di identificare ogni singola nota in assenza di qualsiasi riferimento. Ma si può sempre tentare.
Per incominciare, si può ricorrere alle funzioni previste dai fabbricanti delle schede video, che presentano quasi sempre una "procedura guidata" con una serie di schermate come quella dell'esempio qui a destra. Ma i risultati sono spesso approssimativi.
Una soluzione alternativa è aprire il menù di regolazione del colore del monitor e fare una serie di tentativi su questa pagina, valutando la scala dei grigi (qui sopra) e il fondo grigio qui a sinistra, avendo sott'occhio un cartone grigio 18% affidabile (vedi la Lezione N. 4), con la normale illuminazione dell'ambiente di lavoro.
Infine si può provare la regolazione dei colori della scheda video, invece che con le regolazioni del monitor, con lo stesso sistema appena visto.
Se il risultato è soddisfacente, tutto bene (ma dopo il bilanciamento dei colori può essere necessario un ritocco ai valori di luminosità e contrasto). In caso contrario, o se si cerca di avvicinarsi alla perfezione, non c'è che ricorrere a un sistema professionale, basato su una sonda che misura i valori dello schermo e un software per procedere alle correzioni.

Dal software di una vecchia scheda nVidia, il passaggio del bilanciamento dei colori in una procedura guidata "occhiometrica". Utile, ma non molto preciso.

La sonda Spyder 5 legge e corregge le curve RGB del monitor con il software Datacolor.
La gestione dei colori in ambito professionale va ben oltre le note di questa lezione. Prima di tutto si dovrebbero considerare i "profili ICC". Ma sono argomenti specialistici che vanno al di là degli scopi di queste lezioni.

La soluzione professionale

I sistemi hardware/software professionali per la calibrazione dei colori sono spesso forniti con i monitor specializzati più costosi, adatti a lavori critici come la preparazione di materiali destinati alla stampa di qualità. Altri sistemi non "dedicati" hanno il solo difetto di alleggerire in misura sensibile le tasche del fotografo.
C'è, per quanto mi risulta, una sola soluzione accessibile e che porta a risultati apprezzabili: si chiama "Spyder 5" ed è prodotta dalla Datacolor (Datacolor has an American heart, a Swiss soul and an international vision, si legge sul sito). Si compone di una sonda, che serve prima a misurare la luce ambiente e poi, sulla base di questa, a regolare automaticamente tutte le impostazioni dello schermo (si deve impostare a mano solo la luminosità per farla coincidere con il valore consigliato).
La sonda è fornita con diversi livelli di software e l'uso è molto semplice, con chiare istruzioni a video. In meno di un quarto d'ora si giunge a una regolazione "perfetta", per quanto possibile con il monitor in uso. In rete si trovano altri software che funzionano con lo Spyder 5, anche più sofisticati di quello originale, ma di impiego meno semplice.

Questa è la finestra di partenza della calibrazione del monitor con Spyder5 Pro. Il processo è completamente automatico (si deve intervenire manualmente solo per regolare la luminosità, con un controllo interattivo). In ogni caso, il risultato finale dipende in buona parte dalla qualità del monitor.

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