Una Zeiss Ikonta 4,5x6cm del 1936. Il mitico Tessar 70mm f:3,5 non ha ancora il trattamento antiriflessi e il paraluce in gomma (di una ventina di anni più giovane) è una buona protezione contro i colpi di luce parassita. E anche contro qualche urto accidentale...

Proteggi l'obiettivo col paraluce. E farai foto migliori

Lezioni di fotografia  N. 3 – 28 febbraio 2019 Precedente  Successiva
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«L'unico difetto di questo obiettivo è che non si riesce a manovrare lo zoom con il paraluce rovesciato». Così, più o meno, la "recensione" di un acquirente su un sito di vendite online.
Già. Si vedono spesso persone che esibiscono apparecchi di pregio, muniti di costosi obiettivi zoom, e fotografano con il paraluce in posizione di riposo, girato all'indietro. E magari, per peggiorare la situazione, con il filtro UV avvitato davanti (vedi Protettivo o distruttivo? Scopriamo a che cosa (non) serve il filtro UV e, in particolare, l'ultima coppia di foto).

Sono effetti della comunicazione commerciale di oggi. Che cerca di insinuare – e ci riesce – che la qualità delle fotografie dipende dalla notorietà del marchio e dalla sbandierata "intelligenza" degli automatismi.
Naturalmente non è vero. Le macchine fotografiche, come tutti gli oggetti tecnologici, sono stupide. Tocca a noi capire come farle lavorare per produrre le immagini che vogliamo. E per questo servono le nozioni basilari della tecnica, governate dall'intelligenza umana.

Dunque, dopo aver buttato nella spazzatura il filtro UV, mettiamo il paraluce in posizione di lavoro e scopriamo a che serve.
Non occorrono lunghe spiegazioni per capire qual è la sua funzione: evitare che l'obiettivo sia colpito da raggi di luce estranei al campo inquadrato. L'esempio che segue è più istruttivo di qualsiasi discorso tecnico.

Con gli obiettivi zoom il paraluce è disegnato per l'angolo di campo più ampio e diventa praticamente inutile con l'aumento della lunghezza focale.

L'orribile foto qui a destra è stata scattata con un catadiottrico 500mm f/8, made in China, che costa due soldi e ne vale meno di uno. Condizioni di ripresa proibitive, capaci di mettere a dura prova anche ottiche di qualità: mezzo controluce e foschia densa.
Il paraluce (qui a sinistra) è quello in dotazione, adatto a un grandangolare e quindi del tutto inutile per un tele. Il Sole colpisce in pieno la lente frontale, fra l'altro priva di trattamento antiriflessi.
Da notare l'alone bianco in alto a sinistra e quella specie di flare giallognolo lungo tutto il lato destro.

Qui ho montato un paraluce fatto su misura per la lunghezza focale. Ora la lente frontale è "al buio", i riflessi più evidenti scompaiono e i colori sono un po' più saturi.
Basta aumentare il contrasto per ottenere una foto guardabile, anche se con la vignettatura tipica dei peggiori catadiottrici (attenuabile con un programma di fotoritocco).

E ora la scoperta più utile, quella che ci fa capire la vera funzione del paraluce. Osserviamo la foto qui a destra, scattata dalla stessa posizione delle precedenti, ma con una focale più corta. Ecco da dove veniva il flare giallastro della prima ripresa: un muro illuminato sulla destra, completamente fuori dall'inquadratura (delimitata in rosso nella foto qui a destra). Il riflesso colpiva "di striscio" la lente frontale, ma il paraluce ha risolto il problema.

Con i grandangolari il paraluce è di scarsa utilità, perché la lente frontale è comunque esposta su un angolo molto ampio. Il paraluce "a tulipano" degli attuali zoom, calcolato per la focale più corta, alle focali maggiori è utile solo per incassare qualche urto  – ecco la funzione "protettiva"!
Un ottimo compromesso è il paraluce di gomma, che protegge meglio l'obiettivo e si può usare parzialmente aperto per il medio grandangolo e tutto esteso alle focali maggiori, con risultati che compensano ampiamente la modesta cifra che occorre per acquistarlo.

Manlio Cammarata reporter - Newsletter

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