Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Mentre si verificano ancora problemi con il digitale terreste

Mediaset contro Sky nella guerra delle televisioni

Sky attacca sul fronte del digitale terrestre, con la "chiavetta" e con il canale "Cielo" (bloccato, per ora, dal Ministero). Mediaset risponde con i ricorsi. Lazio e in Campania: utenti furiosi per i problemi dello switch-off.

9 dicembre 2009

C'è la guerra tra Murdoch e Berlusconi sullo sfondo dell'autorizzazione "ritardata" per l'emittente "Cielo" sul digitale terrestre? Nel contesto dell'anomalia italiana è facile rispondere di sì. E' in gioco, ancora una volta, il diritto dei cittadini di ricevere informazioni. Ma per capire i termini della questione può essere utile considerare la vicenda come un normale problema amministrativo, esaminando i fatti alla luce delle norme.
Il primo fatto è che il 1. novembre scorso l'azienda di Rupert Murdoch ha presentato al Dipartimento delle comunicazioni del Ministero della attività produttive la prescritta richiesta di autorizzazione a trasmettere il canale denominato "Cielo" sul digitale terrestre. Annunciando che le trasmissioni sarebbero iniziate il 1. dicembre.

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Ma il 1. dicembre sul canale c'era solo una scritta che spiegava come l'emittente non potesse trasmettere, perché il Ministero ritardava l'autorizzazione, e invitava i teleutenti a scrivere al Ministero stesso, chiedendo "una ventata d'aria fresca" (vedi Digitale terrestre: il Cielo può attendere. Fino al 2012).
Il vice-ministro Romani spiegava che l'autorizzazione è sospesa in attesa di una risposta dalla Commissione europea in merito al divieto, imposto a Sky nel 2003, di trasmettere su frequenze terrestri fino alla fine del 2011.

Il divieto è costituito formalmente da un "impegno" della società di Murdoch, compreso tra le condizioni per l'autorizzazione alla nascita di Sky Italia attraverso la fusione delle società Newscorp e Telepiù. Poiché la fusione avrebbe dato luogo a una posizione dominante (in sostanza un monopolio) nella televisione via satellite, Sky si impegnava a non trasmettere su frequenze terrestri fino alla fine del 2011. Il paragrafo 224 della Decisione della Commissione europea del 2 aprile 2003 è chiaro. L'interpretazione data dalla società, che sostiene che il divieto riguarda solo le trasmissioni a pagamento, non trova riscontro nel testo.

Ora il problema è questo: il Ministero può, o deve, rifiutare l'autorizzazione in pendenza di un limite comunitario? Per il testo unico della radiotelevisione (DLGV 177/05, art. 16, comma 1) l'autorizzazione è un atto dovuto, in seguito alla verifica di una serie di condizioni. Le quali sono elencate nella deliberazione 435/01/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La deliberazione non contiene alcun riferimento al problema aperto (impegni assunti in sede europea) e rimanda, per gli aspetti antitrust, ad alcuni commi della legge 249/97 (la "Maccanico"). Commi abrogati dal testo unico e sostituiti da altre norme dello stesso testo unico. Alla fine della lunga "navigazione" tra le norme non si trova una disposizione esplicita che imponga al Ministero di sospendere il rilascio di un'autorizzazione sulla base di un documento della Commissione europea.

C'è anche da osservare che il Ministero ha 60 giorni di tempo per rilasciare l'autorizzazione (più ulteriori 30 giorni se, "ritenendo necessario un supplemento d’istruttoria, richieda chiarimenti o integrazioni"). Dunque la questione è in sospeso fino al 1. gennaio 2010 o, al più tardi, fino al 30 dello stesso mese.

La sostanza della vicenda è nel fatto che il nuovo canale terrestre potrebbe veramente costituire "una ventata di aria fresca" non tanto nel campo della televisione generalista, quanto nel delicatissimo settore dell'informazione. Nei fatti il TG24 di Sky potrebbe costituire un'alternativa importante al blocco dei telegiornali controllati in un modo o nell'altro dal signore delle televisioni. Questo è un motivo per augurarsi che l'autorizzazione arrivi in fretta e con il beneplacito di Bruxelles: infatti la Commissione, come prevede la lettera m) del già citato punto 224 della decisione del 2003, può anticipare il termine del 31 dicembre 2011 "ritenendo che le condizioni della concorrenza non giustifichino più la continuazione di detti impegni".

Però la Commissione potrebbe ricordare al signor Murdoch un altro impegno preso nella stessa sede, al il punto h) dello stesso paragrafo della decisione citata: quello di fornire una piattaforma aperta ad altri operatori, concedendo le informazioni e le licenze per costruire ricevitori in grado di decodificare le trasmissioni di Sky. E rendere così possibile la realizzazione di quel "decoder unico" previsto da una disposizione del 1999, poi abrogata quasi di soppiatto nel 2005, in coincidenza con la diffusione del decoder blindato del monopolista del satellite. Decoder che oggi rende ancora più difficile la diffusione della piattaforma gratuita Tivù Sat.

Sembra ormai chiaro che Tivù Sat è solo un pretesto per togliere dalla piattaforma Sky i canali Rai a pagamento, danneggiando i due operatori anche con la proliferazione delle trasmissioni criptate dell'emittente pubblica. Troppi telespettatori delle aree di swicth-off non riescono a vedere tutta la programmazione Rai, perché i canali in digitale del servizio pubblico sono affetti da difficoltà tecniche, mentre le emittenti Mediaset si vedono benissimo. E tanti non hanno voglia di comperare i pochi e introvabili (oltre che quasi obsoleti) decoder abilitati alla decodifica di Tivù Sat, avendo già un decoder Sky e uno per il digitale terrestre.

L'AGCOM sta indagando su questi punti, e anche su un altro pasticcio all'italiana: la numerazione automatica dei canali terrestri, sulla quale le emittenti non sono tutte d'accordo e che comporta non pochi problemi per gli utenti.

E anche l'Antitrust è chiamata in causa da Mediaset. In un ricorso, l'azienda del Presidente del consiglio sostiene che Sky viola le regole della concorrenza regalando ai possessori dei suoi decoder più recenti una chiavetta USB per ricevere le trasmissioni in chiaro del digitale terrestre. La tesi non sembra molto fondata: in sostanza Sky con questa trovata va incontro alle esigenze degli utenti, che risparmiano sull'acquisto di uno zapper, ma che dovrebbero comunque comperare un decoder per ricevere le trasmissioni codificate sul digitale terrestre.

Alla fine dei conti, chi interpreta tutti questi fatti come una guerra tra Mediaset e Sky non è un visionario. Una guerra incominciata un anno fa con il decreto "anticrisi", che raddoppiava l'IVA sulle pay-tv, colpendo in pratica solo l'azienda di Murdoch, e che sembra destinata a continuare.

A questo punto la palla è nelle mani delle autorità di garanzia. Che si spera decidano in fretta e con gli occhi bene aperti sugli interessi degli utenti. Non come hanno fatto nel passato, di fronte alla palese violazione compiuta da Sky con l'imposizione del decoder blindato.

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