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Televisione

Con le nomine non politiche il Governo ha aperto la partita  

Rai, se il PD si assumesse le sue responsabilità...

"Tecnici", ma non tecnici della televisione e dei media, i nomi indicati dal Presidente del consiglio. Primo passo verso l'indipendenza della Rai. Ora tocca alla Commissione parlamentare, che potrebbe nominare anche Freccero e Santoro.

11.06.12

Al timone del servizio pubblico radiotelevisivo la vicepresidente della Banca d'Italia. Al posto di direttore generale un manager del settore privato. Il Ministero del tesoro rappresento da un direttore generale dello stesso Ministero. Queste le tre carte calate da Mario Monti sul tavolo delle nomine per il consiglio di amministrazione della Rai.

C'è una dettaglio da considerare. Secondo la legge Gasparri, il capo del Governo non può "nominare" né il presidente né il direttore generale. Le persone che dovranno assumere quegli incarichi sono "indicate" dall'azionista di maggioranza, cioè il Ministero del tesoro. Che può "nominare" solo il proprio rappresentante. Il Presidente del consiglio lo ha spiegato, ma tant'è: per le immancabili polemiche, è più comodo partire dall'idea che sono stati tutti nominati da Mario Monti.

Di fatto è stata compiuta una piccola forzatura, che ha un significato preciso: Monti vuole far capire che è ora di farla finita con le nomine di partito, con la spartizione delle poltrone, con i fili diretti tra le segreterie politiche e i consiglieri di amministrazione. Lo aveva detto con chiarezza: «...enti e società, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell'indipendenza dalla politica non è garantita. La Rai è un esempio eclatante di enti e società che vanno rivisti».

E' la prima volta, da quando la Rai esiste, che la nomina del presidente non è frutto di alchimie politiche né di diktat in conflitto di interessi. Il primo passo verso la fine dell'anomalia.

Ora si impone un altro passo. la Commissione parlamentare ha il compito di eleggere sette componenti del CDA. Devono essere persone "aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale ai sensi dell’articolo 135, secondo comma, della Costituzione o, comunque, persone di riconosciuto prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti, che si siano distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali", come recita l'art.20, comma 4, della Gasparri.

Ora, come ho ricordato nei precedenti articoli sull'argomento, nella Commissione parlamentare non c'è più la maggioranza del signore delle televisioni. Basta applicare le norme della Gasparri per nominare sette componenti del CDA, indipendenti quanto basta. Indipendenti in primo luogo dalla concorrenza. E soprattutto competenti, perché nei curricula delle persone indicate o nominate dal Governo non spiccano significative esperienze in materia di servizi di media.

Ma la situazione è confusa: il Partito Democratico ha ripetuto che non indicherà propri candidati "perché i partiti non devono partecipare alla governance". Giusto. Ma la legge impone che i partiti eleggano i consiglieri: basta nominare persone che non siano legate ai partiti, esperti indipendenti, per tagliare il filo tra politica e governo dell'azienda di viale Mazzini. C'è l'occasione per sottrarre il servizio pubblico all'influenza nefasta del signore delle televisioni, ma il PD non vuole coglierla.

Domani il presidente Zavoli convoca il consiglio di presidenza per decidere la data dell'apertura del seggio elettorale. Se il PD insisterà nella sua posizione, potrebbero essere eletti solo consiglieri graditi al partito del signore delle televisioni. Oppure potrebbe verificarsi una paralisi, con la conseguente permanenza del vecchio CDA, espressione dell'anomalia di sempre.

Risuonano ancora le parole di Romano Prodi, di pochi giorni fa: "La spinta al suicidio di questo partito non ha limiti".
Ma, anche con questa legge, cambiare è possibile. Tanto per incominciare, qualcuno del PD si è accorto che i curricula di Carlo Freccero e Michele Santoro soddisfano i requisiti della legge Gasparri? Curricula che erano stati presentati per le cariche di vertice, come una provocazione. Ora è il momento di prenderli sul serio. E finirla di perdere tempo ad asciugare gli scogli.

Vedi anche:
Ora per la Rai un CDA "indipendente" è possibile
- 02.05.12
Un commissario alla Rai: Montalbano o Santamaria? - 26.03.12
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