Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Il conflitto di interessi nel triangolo Santoro-Rai-La7

Il duopolio è al capolinea? Ci sono alcuni segnali

Santoro, Gabanelli, Fazio... Quest'anno nella stagione delle polemiche in vista dei nuovi contratti emerge un nuovo protagonista: La7. Che vorrebbe rompere il duopolio trentennale, ma forse deve fare i conti con gli interessi di Telecom.

04.07.11

Grande è la confusione sotto il cielo. E sulla terra. Dove "cielo" è anche Sky e "terra" è anche digitale terrestre. In questi giorni succede di tutto e di più. Più del normale, intendo. Perché nel periodo di rinnovo dei contratti televisivi le polemiche sono immancabili. Servono a lanciare gli ascolti per la prossima stagione, oltre che a far valere posizioni di forza e di potere.
Ma quest'anno la situazione è particolare. Ci sono elementi nuovi, dei quali dobbiamo capire il significato. Incominciamo da un elenco ragionato delle questioni che fanno più rumore.

1. Al primo posto possiamo mettere le nuove rivelazioni sul controllo della Rai da parte di Mediaset (vedi le note vicende con protagonisti Agostino Saccà e Deborah Bergamini, sulla combine per le elezioni amministrative del 2005, al momento della morte di Giovanni Paolo II). Ora le indagini sulla cosiddetta "loggia La P4" fanno emergere il duo Luigi Bisignani-Mauro Masi, ma la sostanza non cambia.

2. Da Masi si passa inevitabilmente a Michele Santoro, che l'ex direttore generale non riuscì a buttar fuori. Il rinnovo del contratto di Annozero è da anni occasioni di accese polemiche. La trasmissione sembra sempre sul punto di saltare, ma alla fine "Annozero può incominciare" regolarmente su Rai2. Quest'anno potrebbe non essere così. Ora c'è l'inedito triangolo Santoro-Rai-La7 e potrebbe entrare in campo un altro protagonista: la Rete. Ne parliamo più avanti.

3. Segue il copione anche la polemica in vista del rinnovo del contratto di Milena Gabanelli. L'azienda non vorrebbe assumersi le responsabilità legali per i contenuti di Report, come è già accaduto nelle scorse edizioni. Ma questa volta la questione si fa seria, perché nel consiglio di amministrazione qualcuno si è accorto che la Rai non potrebbe comunque assumersi questa responsabilità: è un ente pubblico e come tale non può garantire i danni eventualmente provocati dai suoi dipendenti per dolo o colpa grave. Una spada di Damocle sospesa  sulla testa di tutti i giornalisti e conduttori del servizio pubblico. Problema serio, che affronteremo presto su queste pagine.

4. Inedita è invece la querelle tra Lucia Annunziata e Paolo Ruffini, direttore di Rai3. Anche in questa rete, afferma la giornalista, ci sono "piccole mafie, rapporti non chiari, privilegi attribuiti non secondo il merito" (vedi l'intervista su Il Messaggero). Non lo sapeva, lei che è stata anche presidente della Rai? Dimissioni. "Non tornerò più indietro" dice. Ruffini risponde "atto unilaterale a seguito di una polemica unilaterale e di affermazioni offensive che non intendo commentare anche perché si commentano da sole". Fine della storia?

5. Fabio Fazio, Roberto Saviano, Che tempo che fa, Vieni via con me. Un'altra faccenda complicata. Saviano sembra ormai definitivamente approdato a La7. Fazio dovrebbe vedere confermato Che tempo che fa, mentre Vieni via con me (con un altro titolo) è previsto su La7. Ma pare che ci siano problemi per il "prestito" di Fazio a quella che ormai è una seria concorrente.

6. In tutto questo sembra una questione di scarsa importanza la vertenza tra Sky e e Mediaset, a proposito della cancellazione dei programmi Mediaset Plus dai palinsesti dell'emittente satellitare. Normali questioni di concorrenza, si direbbe. Ma sullo sfondo rimane l'annunciata cancellazione anche di Current (vedi Anche Al Gore fa i conti con l'anomalia italiana), che appare come un favore fatto da Murdoch a Berlusconi. L'australiano da un parte dà e dall'altra toglie?

Qui si rivela il punto cruciale. Neanche Murdoch, il più potente operatore televisivo del mondo, può rischiare lo scontro frontale con il nostro signore delle televisioni e capo del Governo. Perché Berlusconi come concorrente può essere combattuto ad armi pari, ma come politico ha in mano l'equilibrio economico dell'azienda Sky (vedi Il digitale terrestre è un dossier sempre aperto e Eccesso di delega o eccesso di potere televisivo?).

E nemmeno Giovanni Stella, vicepresidente esecutivo di Telecom Italia Media, può fare troppi dispetti al titolare del conflitto di interessi, prendendo Michele Santoro a La7. Come operatore di telecomunicazioni, la società proprietaria dell'emittente non può andare in rotta di collisione con il governo. Secondo Il Fatto quotidiano "La7 chiude le porte a Santoro e in cambio il governo salva Telecom".
Dunque ci sono diverse possibili spiegazioni per l'improvvisa chiusura delle trattative tra Santoro e La7: non solo politiche, ma anche di concorrenza tra operatori televisivi. Perché se La7 sale negli ascolti, Mediaset e Rai scendono.

Infatti nel CDA di viale Mazzini si sta ventilando la possibilità di una marcia indietro e di cercare di riprendere Annozero. Ma Santoro è anche pronto a farlo in proprio, con il Web e una catena di emittenti private (vedi l'intervista a Il fatto quotidiano). Si è visto che può funzionare, con Rai per una notte e Tutti in piedi. Ma non è questo il punto essenziale.

Devono far riflettere le parole con le quali Enrico Mentana ha commentato la situazione nel TG serale del 30 giugno. Parlando della rottura delle trattative tra la sua emittente e Santoro, Mentana ha detto: "E' necessario che Telecom Italia Media, cioè l'editore de La7, chiarisca in modo inoppugnabile che ha fatto la sua scelta senza nessuna pressione esterna, come alcuni hanno francamente ipotizzato". E che la società "ha il dovere di spiegarsi, perché si è autorizzati a pensare che qualcuno non voglia questi risultati".

Interrogativi pesanti. Ma il fatto importante è che qualcuno, finalmente, ha posto queste domande da un telegiornale che ha un largo seguito a livello nazionale. Fino a ieri non era possibile, perché i soli TG importanti erano quelli controllati dal signore delle televisioni.
Significa che il sistema televisivo italiano, immobile da trent'anni, forse sta cambiando. La7 è molto più di un pezzo di ferro lanciato a bloccare un ingranaggio.

Forse è il "terzo polo televisivo" che nasce. A parte il fatto che i primi due sono diventati uno solo, probabilmente è un segno dello stesso cambiamento che ha determinato i risultati delle ultime elezioni amministrative e dei referendum: il sistema è logoro, la gente non ne può più, il capolinea è in vista.

La Rai perde i suoi conduttori di punta (c'è anche Simona Ventura che passa a Sky). Un TG "popolare" come quello di Minzolini perde ascolti e uno con contenuti più seri, come quello di Mentana, li guadagna.
Un anchorman come Santoro è pronto a fare la sua trasmissione senza un'emittente di primo piano alle spalle. Grazie, soprattutto, alla crescita dell'internet.

Tutto questo può significare che il sistema mediatico italiano, e quindi il conflitto di interessi, l'anomalia, è al capolinea. Difficile prevedere i tempi e i modi della fine. E che cosa ci sarà dopo. Ma si è messo in moto un meccanismo che sembra difficile fermare.

Ultim'ora. Telecom Italia media ha risposto che la trattativa con Santoro non è andata a buon fine perché lui pretendeva un'eccessiva libertà di azione. Santoro polemizza con Mentana, Mentana gli risponde oggi sul Corriere della sera. Siamo in attesa delle prossime puntate e forse di qualche sorpresa.

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