Quarantacinque anni, ma non li dimostra. La qualità delle immagini del "mitico" Nikkor 20mm f/4 del 1974 era accompagnata da dimensioni minime (il predecessore era soprannominato "padellone").
Al tempo del digitale continua a fare il suo mestiere con ottimi risultati, come si vede dalle foto di queste pagine.

Il grandangolare ti allarga la vita. Se sai come usarlo - 1

Lezioni di fotografia  N. 10  – 2 settembre 2019 Precedente  Pagina 2
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Incominciamo anche questa volta dalla domanda più banale: che cos'è un obiettivo grandangolare? Risposta: è un obiettivo di lunghezza focale inferiore a quella dell'obiettivo "normale". Corretta ma non esauriente. L'obiettivo grandangolare è quello che abbraccia un angolo di campo più ampio di quello che caratterizza il nostro angolo di visuale nella maggior parte delle situazioni.
Dunque è il contrario del teleobiettivo, caratterizzato da un angolo di campo più ristretto. Si potrebbero capire molte cose sui grandangolari leggendo "al contrario" la la lezione precedente Lontano ma vicino, il fascino indiscreto del teleobiettivo. Con qualche annotazione in più.

Riassumiamo: i nostri occhi abbracciano un campo intorno a 180°, ma solo nell'area centrale e paracentrale, tra il 40° e i 60°, abbiamo una visione tridimensionale e abbastanza nitida. Per osservare qualcosa che si trova al di fuori di questo campo muoviamo gli occhi e la testa, per portare l'area periferica all'interno del campo centrale. 
L'obiettivo grandangolare è quello che "vede" distintamente anche le cose che, nella stessa posizione, i nostri occhi vedono in modo confuso.

Dunque la fotografia ripresa con il grandangolo è uno spazio da esplorare, proprio come quando muoviamo gli occhi e la testa per osservare la scena che abbiamo davanti. Cioè il processo contrario a quello del teleobiettivo, quando puntiamo la nostra attenzione su un singolo dettaglio.

Ma c'è un problema: l'esagerazione della prospettiva, che significa la sproporzione degli oggetti a seconda della distanza (ciò che è più vicino appare più grande) e l'accentuazione delle linee cadenti, cioè della convergenza delle linee parallele verso il basso o verso l'alto a seconda dell'inclinazione verticale dell'apparecchio.
E' una questione di geometria e di percezione: la nostra mente "raddrizza" quello che i nostri occhi vedono come "storto", la macchina fotografica, no.

Con il grandangolo è facile ottenere composizioni spettacolari, oppure semplicemente brutte, come vedremo in questa lezione. Ma spesso inconsuete, perché mostrano un campo che è più ampio di quello che osserviamo naturalmente.

Ma  il 35mm è "normale"?

Se è vero che il nostro campo visivo "normale" misura tra i 40° e i 60° in orizzontale, allora non è solo "normale" l'obiettivo da 50mm, col suo angolo di campo di 40°, ma anche il 35mm, con i suoi 55°.
Il 35mm è classificato di solito come grandangolare, ma sono molti i fotografi che lo hanno adottato come normale (me compreso).

Come la mettiamo? Basta dare un'occhiata alla foto qui a sinistra: il campo inquadrato a 35mm è ampio, ma la prospettiva non è accentuata come con i grandangolari più spinti.
Oggi le reflex più diffuse sono vendute con uno zoom 18-55mm sul formato APS-C (che equivale a 27-82,5mm sul pieno formato), quindi in molti casi non si pone il problema della scelta dell'ottica standard.

A che serve il grandangolo?

Riprendere una scena ampia senza potersi allontanare abbastanza: questo è il primo uso, obbligato, del grandangolo.
In fotografie come questa la presenza di un primo piano evidente conferisce una buona profondità all'inquadratura.
Questo tipo di immagini offre una visione di insieme della scena, ma in molti casi non offre un centro di interesse che attribuisca alla ripresa un significato definito.

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La pubblicità ci racconta che il grandangolare è indicato per la ripresa di paesaggi.
Ecco la dimostrazione del contrario: nelle lezioni precedenti abbiamo visto come questo ambiente sia ricco di spunto fotografici. Qui non c'è nulla di interessante, è una banale "cartolina". 

 

Il grandangolare dà il meglio di sé quando deve descrivere grandi spazi e  quando l'inquadratura presenta un motivo "forte", come la composizione di linee convergenti che caratterizza questa inquadratura.

La forte prospettiva determina un'immagine dinamica, al contrario di quella precedente.
Nonostante la focale molto corta non si nota la deformazione prospettica tipica dei super-grandangolari, anche perché non ci sono elementi riconoscibili in primo piano: ne parliamo qui sotto.

"Capire" il grandangolare

Per capire la "grammatica" dell'obiettivo grandangolare può essere utile partire dal fisheye (che, tecnicamente, non è un grandangolare). L'obiettivo "occhio di pesce" abbraccia un campo intorno ai 180° e proietta un'immagine circolare, in cui le linee rette, che restano tali quando passano per il centro, si incurvano a mano a mano che ci si avvicina ai bordi.
Qui sotto, a sinistra, la stessa foto ritagliata per occupare tutto il fotogramma e, a destra, la stessa inquadratura ripresa con un grandangolo. Si nota subito che le linee dritte sono ritornate tali. Ma per ottenere questo risultato l'ottica ha "stirato" l'immagine verso gli angoli, come si nota bene a in alto a sinistra, dove il condizionatore d'aria ha assunto una forma più allargata. Invece la parte centrale dell'immagine appare quasi uguale.

Questa "deformazione" è tanto più visibile quanto più il soggetto è vicino ed è la caratteristica che rende spesso difficile ottenere immagini "naturali" con gli obiettivi di focale molto corta.

 
Fisheye? No, è il marciapiedi che è curvo!
I grandangolari vanno a nozze con questo tipo di inquadrature. In questo scatto si nota bene il punto di forza di questi obiettivi: valorizzano, quando ci sono, gli elementi geometrici della scena.

In questa foto l'obiettivo è leggermente inclinato verso l'alto, come si intuisce dalla convergenza dei pali ai lati destro e sinistro.
In  generale, se non si cercano effetti speciali, nelle riprese con i grandangolari l'apparecchio deve essere  il più possibile "in bolla". Aumentando l'inclinazione si ottengono risultati innaturali, come si vede nella foto che segue.

Il super-grandangolare è necessario quando si deve riprendere una scena vasta da una distanza ridotta. In questi casi l'inquadratura verso l'alto è spesso obbligatoria, ma il risultato lascia a desiderare: l'esagerazione della prospettiva rende innaturale l'immagine.
In questa  foto ci sono tutti gli elementi della "storia", ma gli spazi non sono gli stessi che si percepiscono nella realtà. Un po' perché il nostro cervello "raddrizza" le immagini, un po' perché l'obiettivo mostra nitide anche le aree periferiche del campo visivo, che il nostro sguardo percepisce confuse.

 

 

A volte l'esagerazione della prospettiva può essere sfruttata per comunicare sensazioni particolari, come in questa inquadratura, composta "al millimetro" con l'ottica più indicata, tenendo conto dell'angolo di ripresa
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La forma delle cose

Il grandangolo può essere considerato un obiettivo con due anime: una è quella che dilata i piccoli spazi, l'altra registra grandi spazi in cui possono prendere vita tutte le "cose" che hanno una forma non banale. Come nella foto qui a sinistra.

 

 

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