Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Dal Forum del PD per la riforma del servizio radiotelevisivo

"Riorganizzazione profonda del servizio pubblico"

di Carlo Rognoni, presidente del Forum - 24 febbraio 2011

 
Conclusioni

Intanto ringrazio davvero tutti coloro che sono intervenuti.
Non intendo farvi perdere troppo tempo riassumendo quello che avete ascoltato. Preferisco sottoporvi le linee guida lungo le quali intendiamo muoverci da oggi in poi per una riforma della Rai – una riforma che deve essere in grado di rilanciare, di rifondare, il servizio pubblico, ma anche di incidere sia pure indirettamente sulla riforma di tutto il sistema radiotelevisivo. Vogliamo che lo scenario che oggi abbiamo raccontato ispiri una nuova proposta di legge di sistema per la Rai, la più condivisa possibile, per lo meno da quelle forze politiche, economiche e sociali che non sono succubi del conflitto di interessi.
Eh si! Perché c’è bisogno di una svolta, di un cambiamento profondo, consigliato non solo dalle carenze dell’oggi (mancanza di pluralismo, eccessiva e dannosa presenza partitocratica, una direzione generale non all’altezza) ma soprattutto consigliata dalla visione strategica che emerge dalla rivoluzione tecnologica in atto. Partiamo pure dalla realtà aziendale ma non impediamoci di immaginare un futuro diverso, più articolato, per il servizio pubblico.
Abbiamo parlato delle tante e diverse crisi che colpiscono la Rai – una crisi di credibilità, una crisi di bilancio, economica, una crisi industriale e tecnologica. Ma oggi soprattutto abbiamo voluto prendere consapevolezza che la rivoluzione di internet, l’arrivo della banda larga, l’esplodere dei social networks stanno modificando il mercato dei media e soprattutto il ruolo dei broadcaster, prima di tutto quelli di servizio pubblico. Ci siamo detti che la “tv – nazione” è in pericolo. Non solo perché nel mondo della politica crescono le spinte per una privatizzazione della Rai, per una messa in liquidazione di questo servizio pubblico (si pensi ai progetti di privatizzare la Rai, oppure si pensi ad alcune proposte propagandistiche e strumentali di non far pagare il canone, tagliando le risorse alla Rai) ma anche e soprattutto per ragioni strutturali: il mercato dei broadcaster cambia con l’arrivo della banda larga e del browsing. Cambia il ruolo sociale di aziende televisive come la Rai.
Ecco allora che la proposta che avanziamo oggi in questa sede e che nelle prossime settimane sottoporremo all’opinione pubblica, alle associazioni interessate, ai partiti, ai sindacati, contiene la risposta a questo bisogno di rilancio – anzi, ripeto, di rifondazione – della Rai.
Parlerà di governance, di canone, di affollamenti pubblicitari, di abbonamenti pay, ma soprattutto di riorganizzazione profonda del servizio pubblico, immaginando un’azienda divisa in più aziende, una totalmente di servizio pubblico e una sempre pubblica ma commerciale, sulla base di un modello che si ispira all’esperienza della Gran Bretagna, dove a fianco di una Bbc c’è una società commerciale, ma pur sempre pubblica, con una missione di servizio pubblico, come Channel 4. E poi parlo della divisione strutturale fra operatore di rete e fornitore di contenuti, una via che in tanti Paesi europei è diventata la regola. Infine per una Rai rifondata, con una politica meno invadente e soprattutto che gira meno a vuoto, c’è bisogno di una riforma anche della Commissione di Vigilanza.

1. Canone

Si propone di sostituire l’attuale canone con un’imposta di scopo Rai (ISCOP-RAI), diversa per le persone fisiche (ordinaria) e le persone giuridiche (speciale). L’imposta da introdurre dovrebbe avere le seguenti caratteristiche di fondo:
a) Presupposto impositivo: residenza (si assume per dato che in ogni casa ci sia una TV, PC, Radio ed altro strumento tecnologico idoneo astrattamente alla ricezione del servizio pubblico espletato dalla RAI “servizio pubblico”).
b) Struttura: imposta di scopo a somma fissa stabilita ogni tre anni.
c) Modalità del prelievo: inserita nella dichiarazione dei redditi delle persone fisiche (e per quella speciale, delle persone giuridiche) nei diversi moduli previsti per il prelievo fiscale.
Considerata la natura impositiva dell’ISCOP-RAI, si prevedono 5 milioni di famiglie esenti dal tributo tra le fasce di contribuenti più deboli. In questo modo l’onere impositivo sarebbe distribuito in modo più equo tra i contribuenti: sarebbero tutelati sia i redditieri più deboli, sia quelli virtuosi (in regola con i pagamenti) che, grazie all’abbattimento del tasso di evasione, potrebbero beneficiare di una riduzione del 20% dell’onere impositivo.

2. Affollamenti pubblicitari

Libertà d’impresa, tutela del pluralismo esterno (prima ancora che della concorrenza). Questi sono gli interessi in gioco, meritevoli entrambi di tutela. La libertà d’impresa può essere limitata solo quando l’audience realizzata da un singolo gruppo televisivo danneggia il pluralismo esterno. Non ha più senso però oggi, considerata anche l’evoluzione tecnologica in corso, fissare un tetto assoluto, che impedisca la crescita interna o comporti la dismissione di reti. Piuttosto, si propone che il gruppo che in un determinato intervallo temporale (semestrale) supera la soglia determinata per legge (30% dell’ascolto), sia tenuta a ridurre gli affollamenti per un periodo corrispondente successivo in misura almeno proporzionale. L'Agcom, verificata l'efficacia della riduzione proporzionale di affollamenti sulle quote del mercato della pubblicità tv potrà disporre il ripristino dei limiti ordinari o al contrario (in caso la riduzione non sia stata rispettata o si sia rivelata inefficace) riduzioni più incisive nei periodi successivi alla verifica.

3. Assetto strutturale della RAI

Proponiamo di modificare gli attuali assetti della RAI, creando una holding e società controllate, responsabili rispettivamente del servizio pubblico, della produzione e distribuzione di contenuti; della gestione delle infrastrutture.

a. Holding e società controllate

Il rapporto tra la politica e la gestione della RAI viene sottoposto a una duplice separazione. In primo luogo, i consiglieri della holding saranno indicati da una Fondazione, rappresentativa della società civile. In secondo luogo, la holding titolare dei diritti d’uso delle frequenze, nominerà gli amministratori delle società controllate, le quali avranno autonomia sul piano operativo.

b. RAI servizio pubblico

La società ‘RAI servizio pubblico’ sarà finanziata mediante il canone, rivisto come indicato nel precedente punto 1. Sarà definita preliminarmente la nozione di servizio pubblico, inteso non solo come ‘ciò che i privati non fornirebbero’, ma anche come ‘ciò che i privati non offrirebbero con analogo livello di innovazione’. Pertanto, il servizio pubblico tornerà a rappresentare la frontiera avanzata e sperimentale della televisione in Italia. La ‘RAI servizio pubblico’ avrà il compito di produrre, distribuire e rendere disponibile su tutte le piattaforme (tv terrestre e satellitare,radio, -internet) programmi lineari e non lineari televisivi e radiofonici, tra i quali almeno un canale lineare tv e uno radiofonico a vocazione nazionale, generalista e destinato a un largo pubblico.

c. RAI fornitore di contenuti

La società ‘RAI fornitore di contenuti’ sarà un operatore televisivo con libertà non diversa da quella degli altri operatori televisivi, e dunque con la possibilità di operare canali televisivi in digitale terrestre, di avvalersi di altre piattaforme televisive etc … Questa società agirà sul mercato con le stesse regole degli operatori privati, ivi compresi la possibilità di attività pay, i tetti agli affollamenti orari e la nuova soglia sugli ascolti complessivi. ‘RAI fornitore di contenuti’ non usufruisce di risorse da canone.

d. Il finanziamento delle società RAI

La divisione non più solo contabile, ma societaria rende il finanziamento della RAI più trasparente. Il canone – rivisto come indicato al punto 1 – finanzierà esclusivamente la società ‘RAI servizio pubblico’. La ‘RAI fornitore di contenuti’ sarà finanziata esclusivamente dalle risorse pubblicitarie, i cui tetti saranno identici a quelli imposti agli altri operatori ed eventualmente da altre risorse reperite sul mercato..
La ‘RAI servizio pubblico’ dovrà garantire uno ‘share’ medio di almeno il 20%. Il mancato raggiungimento di questo obiettivo produrrà una riduzione proporzionale dei tetti pubblicitari imposti alla ‘RAI fornitore di contenuti’. Questo a garanzia di un equilibrio nell’utilizzo delle risorse tra le due società, all’interno della medesima holding.
Il controllo del rispetto dei requisiti di cui sopra sarà effettuato dall’AGCom ai sensi del legge 31 luglio 1997, n. 249, con cadenza semestrale.

e. RAI tower company

Le due società che si occuperanno dei programmi RAI (Rai servizio pubblico e RAI fornitore di contenuti) non avranno l’onere di gestire gli impianti e le frequenze. Se ne occuperà una società apposita. Diversamente da ‘RAI servizio pubblico’ e ‘RAI fornitore di contenuti’, che costituiscono partecipazioni strategiche e non alienabili della holding, ‘RAI tower company’ non è una partecipazione strategica e può quindi essere dismessa con l’obiettivo di massimizzare gli introiti e di rafforzare le partecipazioni strategiche.

f. RAI: la governance

Abbiamo già presentato un ddl specifico sulla governance, in cui la holding viene gestita da un consiglio di amministrazione che nomina al suo interno un presidente e un amministratore delgato. Quest’ultimo presenta al Consiglio di amministrazione per l’approvazione il piano industriale, il piano editoriale e il bilancio, e decide sulle nomine dei direttori di rete, del personale, e delle testate giornalistiche. In sede di prima attuazione, entro 180 giorni dalla nomina l’amministratore delegato presenta al Consiglio di amministrazione un piano di riorganizzazione dell’azienda, che tenga conto anche dell’evoluzione tecnologica e di mercato e preveda la costituzione di un Comitato consultivo costituito da dirigenti di primo livello per la gestione aziendale e l’elaborazione delle strategie.
Questo progetto viene completato ora con una separazione ancora maggiore con la politica, mediante la nomina del consiglio di amministrazione della holding da parte di una fondazione i cui componenti vengono indicati dalla società civile. Inoltre, l’AD dovrà presentare un piano per la distribuzione tra le diverse società RAI dei marchi, dei magazzini, dei contratti e dei servizi comuni.

4. Vigilanza/AGCom

La Commissione parlamentare di vigilanza verrà profondamente rinnovata nella composizione e nelle funzioni. In particolare: avrà compiti di indirizzo della programmazione, su tutti i mezzi e tutte le piattaforme del servizio pubblico, con riferimento all’attuazione dei principi costituzionali e dell’ordinamento di settore ed al contratto di servizio triennale; definirà le linee guida per la redazione del contratto di servizio; inoltre, mediante un approccio evolutivo rispetto al mutamento delle abitudini di consumo e degli scenari tecnologici, fisserà “gli ulteriori obblighi” in capo al servizio pubblico (queste ultime sono competenze esercitate oggi da Agcom e Ministero); individuerà compiti di audizione periodica degli altri soggetti istituzionali interessati; fisserà l’obbligo di una relazione annuale della RAI al parlamento. Avrà inoltre un potere di segnalazione all’AGCom – vincolante – in merito alle sanzioni da irrogare, qualora la segnalazione derivi da una delibera assunta dalla commissione.
La materia della par condicio sarà invece interamente attribuita all’AGCom, anche per quanto concerne la ‘RAI servizio pubblico’.

Sarà nostro interesse e dovere mettere questi testi in rete e cercare da subito di raccogliere pareri e riflessioni (sia da parte dei sindacati, sia delle associazioni culturali interessate, sia del mondo accademico) che ci aiutino nella parte finale del nostro lavoro, quello di un articolato di legge da presentare alle Camere. Meglio se concordato con altre forze politiche.

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