|  Conclusioni
 Intanto ringrazio davvero tutti coloro che sono
                        intervenuti.Non intendo farvi perdere troppo tempo riassumendo
                        quello che avete ascoltato. Preferisco sottoporvi le
                        linee guida lungo le quali intendiamo muoverci da oggi
                        in poi per una riforma della Rai – una riforma che
                        deve essere in grado di rilanciare, di rifondare, il
                        servizio pubblico, ma anche di incidere sia pure
                        indirettamente sulla riforma di tutto il sistema
                        radiotelevisivo. Vogliamo che lo scenario che oggi
                        abbiamo raccontato ispiri una nuova proposta di legge di
                        sistema per la Rai, la più condivisa possibile, per lo
                        meno da quelle forze politiche, economiche e sociali che
                        non sono succubi del conflitto di interessi.
 Eh si! Perché c’è bisogno di una svolta, di un
                        cambiamento profondo, consigliato non solo dalle carenze
                        dell’oggi (mancanza di pluralismo, eccessiva e dannosa
                        presenza partitocratica, una direzione generale non all’altezza)
                        ma soprattutto consigliata dalla visione strategica che
                        emerge dalla rivoluzione tecnologica in atto. Partiamo
                        pure dalla realtà aziendale ma non impediamoci di
                        immaginare un futuro diverso, più articolato, per il
                        servizio pubblico.
 Abbiamo parlato delle tante e diverse crisi che
                        colpiscono la Rai – una crisi di credibilità, una
                        crisi di bilancio, economica, una crisi industriale e
                        tecnologica. Ma oggi soprattutto abbiamo voluto prendere
                        consapevolezza che la rivoluzione di internet, l’arrivo
                        della banda larga, l’esplodere dei social networks
                        stanno modificando il mercato dei media e soprattutto il
                        ruolo dei broadcaster, prima di tutto quelli di servizio
                        pubblico. Ci siamo detti che la “tv – nazione” è
                        in pericolo. Non solo perché nel mondo della politica
                        crescono le spinte per una privatizzazione della Rai,
                        per una messa in liquidazione di questo servizio
                        pubblico (si pensi ai progetti di privatizzare la Rai,
                        oppure si pensi ad alcune proposte propagandistiche e
                        strumentali di non far pagare il canone, tagliando le
                        risorse alla Rai) ma anche e soprattutto per ragioni
                        strutturali: il mercato dei broadcaster cambia con l’arrivo
                        della banda larga e del browsing. Cambia il ruolo
                        sociale di aziende televisive come la Rai.
 Ecco allora che la proposta che avanziamo oggi in questa
                        sede e che nelle prossime settimane sottoporremo all’opinione
                        pubblica, alle associazioni interessate, ai partiti, ai
                        sindacati, contiene la risposta a questo bisogno di
                        rilancio – anzi, ripeto, di rifondazione – della
                        Rai.
 Parlerà di governance, di canone, di affollamenti
                        pubblicitari, di abbonamenti pay, ma soprattutto di
                        riorganizzazione profonda del servizio pubblico,
                        immaginando un’azienda divisa in più aziende, una
                        totalmente di servizio pubblico e una sempre pubblica ma
                        commerciale, sulla base di un modello che si ispira all’esperienza
                        della Gran Bretagna, dove a fianco di una Bbc c’è una
                        società commerciale, ma pur sempre pubblica, con una
                        missione di servizio pubblico, come Channel 4. E poi
                        parlo della divisione strutturale fra operatore di rete
                        e fornitore di contenuti, una via che in tanti Paesi
                        europei è diventata la regola. Infine per una Rai
                        rifondata, con una politica meno invadente e soprattutto
                        che gira meno a vuoto, c’è bisogno di una riforma
                        anche della Commissione di Vigilanza.
 1. Canone Si propone di sostituire l’attuale canone con un’imposta
                        di scopo Rai (ISCOP-RAI), diversa per le persone fisiche
                        (ordinaria) e le persone giuridiche (speciale). L’imposta
                        da introdurre dovrebbe avere le seguenti caratteristiche
                        di fondo:a) Presupposto impositivo: residenza (si assume per dato
                        che in ogni casa ci sia una TV, PC, Radio ed altro
                        strumento tecnologico idoneo astrattamente alla
                        ricezione del servizio pubblico espletato dalla RAI “servizio
                        pubblico”).
 b) Struttura: imposta di scopo a somma fissa stabilita
                        ogni tre anni.
 c) Modalità del prelievo: inserita nella dichiarazione
                        dei redditi delle persone fisiche (e per quella
                        speciale, delle persone giuridiche) nei diversi moduli
                        previsti per il prelievo fiscale.
 Considerata la natura impositiva dell’ISCOP-RAI, si
                        prevedono 5 milioni di famiglie esenti dal tributo tra
                        le fasce di contribuenti più deboli. In questo modo l’onere
                        impositivo sarebbe distribuito in modo più equo tra i
                        contribuenti: sarebbero tutelati sia i redditieri più
                        deboli, sia quelli virtuosi (in regola con i pagamenti)
                        che, grazie all’abbattimento del tasso di evasione,
                        potrebbero beneficiare di una riduzione del 20% dell’onere
                        impositivo.
 2. Affollamenti pubblicitari Libertà d’impresa, tutela del pluralismo esterno
                        (prima ancora che della concorrenza). Questi sono gli
                        interessi in gioco, meritevoli entrambi di tutela. La
                        libertà d’impresa può essere limitata solo quando l’audience
                        realizzata da un singolo gruppo televisivo danneggia il
                        pluralismo esterno. Non ha più senso però oggi,
                        considerata anche l’evoluzione tecnologica in corso,
                        fissare un tetto assoluto, che impedisca la crescita
                        interna o comporti la dismissione di reti. Piuttosto, si
                        propone che il gruppo che in un determinato intervallo
                        temporale (semestrale) supera la soglia determinata per
                        legge (30% dell’ascolto), sia tenuta a ridurre gli
                        affollamenti per un periodo corrispondente successivo in
                        misura almeno proporzionale. L'Agcom, verificata
                        l'efficacia della riduzione proporzionale di
                        affollamenti sulle quote del mercato della pubblicità
                        tv potrà disporre il ripristino dei limiti ordinari o
                        al contrario (in caso la riduzione non sia stata
                        rispettata o si sia rivelata inefficace) riduzioni più
                        incisive nei periodi successivi alla verifica.
 3. Assetto strutturale della RAI Proponiamo di modificare gli attuali assetti della
                        RAI, creando una holding e società controllate,
                        responsabili rispettivamente del servizio pubblico,
                        della produzione e distribuzione di contenuti; della
                        gestione delle infrastrutture.
 a. Holding e società controllate
 Il rapporto tra la politica e la gestione della RAI
                        viene sottoposto a una duplice separazione. In primo
                        luogo, i consiglieri della holding saranno indicati da
                        una Fondazione, rappresentativa della società civile.
                        In secondo luogo, la holding titolare dei diritti d’uso
                        delle frequenze, nominerà gli amministratori delle
                        società controllate, le quali avranno autonomia sul
                        piano operativo. b. RAI servizio pubblico La società ‘RAI servizio pubblico’ sarà
                        finanziata mediante il canone, rivisto come indicato nel
                        precedente punto 1. Sarà definita preliminarmente la
                        nozione di servizio pubblico, inteso non solo come ‘ciò
                        che i privati non fornirebbero’, ma anche come ‘ciò
                        che i privati non offrirebbero con analogo livello di
                        innovazione’. Pertanto, il servizio pubblico tornerà
                        a rappresentare la frontiera avanzata e sperimentale
                        della televisione in Italia. La ‘RAI servizio pubblico’
                        avrà il compito di produrre, distribuire e rendere
                        disponibile su tutte le piattaforme (tv terrestre e
                        satellitare,radio, -internet) programmi lineari e non
                        lineari televisivi e radiofonici, tra i quali almeno un
                        canale lineare tv e uno radiofonico a vocazione
                        nazionale, generalista e destinato a un largo pubblico. c. RAI fornitore di contenuti La società ‘RAI fornitore di contenuti’ sarà un
                        operatore televisivo con libertà non diversa da quella
                        degli altri operatori televisivi, e dunque con la
                        possibilità di operare canali televisivi in digitale
                        terrestre, di avvalersi di altre piattaforme televisive
                        etc … Questa società agirà sul mercato con le stesse
                        regole degli operatori privati, ivi compresi la
                        possibilità di attività pay, i tetti agli affollamenti
                        orari e la nuova soglia sugli ascolti complessivi. ‘RAI
                        fornitore di contenuti’ non usufruisce di risorse da
                        canone. d. Il finanziamento delle società RAI La divisione non più solo contabile, ma societaria
                        rende il finanziamento della RAI più trasparente. Il
                        canone – rivisto come indicato al punto 1 –
                        finanzierà esclusivamente la società ‘RAI servizio
                        pubblico’. La ‘RAI fornitore di contenuti’ sarà
                        finanziata esclusivamente dalle risorse pubblicitarie, i
                        cui tetti saranno identici a quelli imposti agli altri
                        operatori ed eventualmente da altre risorse reperite sul
                        mercato..La ‘RAI servizio pubblico’ dovrà garantire uno ‘share’
                        medio di almeno il 20%. Il mancato raggiungimento di
                        questo obiettivo produrrà una riduzione proporzionale
                        dei tetti pubblicitari imposti alla ‘RAI fornitore di
                        contenuti’. Questo a garanzia di un equilibrio nell’utilizzo
                        delle risorse tra le due società, all’interno della
                        medesima holding.
 Il controllo del rispetto dei requisiti di cui sopra
                        sarà effettuato dall’AGCom ai sensi del legge 31
                        luglio 1997, n. 249, con cadenza semestrale.
 e. RAI tower company Le due società che si occuperanno dei programmi RAI
                        (Rai servizio pubblico e RAI fornitore di contenuti) non
                        avranno l’onere di gestire gli impianti e le
                        frequenze. Se ne occuperà una società apposita.
                        Diversamente da ‘RAI servizio pubblico’ e ‘RAI
                        fornitore di contenuti’, che costituiscono
                        partecipazioni strategiche e non alienabili della
                        holding, ‘RAI tower company’ non è una
                        partecipazione strategica e può quindi essere dismessa
                        con l’obiettivo di massimizzare gli introiti e di
                        rafforzare le partecipazioni strategiche.
 f. RAI: la governance
 Abbiamo già presentato un ddl specifico sulla
                        governance, in cui la holding viene gestita da un
                        consiglio di amministrazione che nomina al suo interno
                        un presidente e un amministratore delgato. Quest’ultimo
                        presenta al Consiglio di amministrazione per l’approvazione
                        il piano industriale, il piano editoriale e il bilancio,
                        e decide sulle nomine dei direttori di rete, del
                        personale, e delle testate giornalistiche. In sede di
                        prima attuazione, entro 180 giorni dalla nomina l’amministratore
                        delegato presenta al Consiglio di amministrazione un
                        piano di riorganizzazione dell’azienda, che tenga
                        conto anche dell’evoluzione tecnologica e di mercato e
                        preveda la costituzione di un Comitato consultivo
                        costituito da dirigenti di primo livello per la gestione
                        aziendale e l’elaborazione delle strategie.Questo progetto viene completato ora con una separazione
                        ancora maggiore con la politica, mediante la nomina del
                        consiglio di amministrazione della holding da parte di
                        una fondazione i cui componenti vengono indicati dalla
                        società civile. Inoltre, l’AD dovrà presentare un
                        piano per la distribuzione tra le diverse società RAI
                        dei marchi, dei magazzini, dei contratti e dei servizi
                        comuni.
 4. Vigilanza/AGCom La Commissione parlamentare di vigilanza verrà
                        profondamente rinnovata nella composizione e nelle
                        funzioni. In particolare: avrà compiti di indirizzo
                        della programmazione, su tutti i mezzi e tutte le
                        piattaforme del servizio pubblico, con riferimento all’attuazione
                        dei principi costituzionali e dell’ordinamento di
                        settore ed al contratto di servizio triennale; definirà
                        le linee guida per la redazione del contratto di
                        servizio; inoltre, mediante un approccio evolutivo
                        rispetto al mutamento delle abitudini di consumo e degli
                        scenari tecnologici, fisserà “gli ulteriori obblighi”
                        in capo al servizio pubblico (queste ultime sono
                        competenze esercitate oggi da Agcom e Ministero);
                        individuerà compiti di audizione periodica degli altri
                        soggetti istituzionali interessati; fisserà l’obbligo
                        di una relazione annuale della RAI al parlamento. Avrà
                        inoltre un potere di segnalazione all’AGCom –
                        vincolante – in merito alle sanzioni da irrogare,
                        qualora la segnalazione derivi da una delibera assunta
                        dalla commissione.La materia della par condicio sarà invece interamente
                        attribuita all’AGCom, anche per quanto concerne la ‘RAI
                        servizio pubblico’.
 Sarà nostro interesse e dovere mettere questi testi
                        in rete e cercare da subito di raccogliere pareri e
                        riflessioni (sia da parte dei sindacati, sia delle
                        associazioni culturali interessate, sia del mondo
                        accademico) che ci aiutino nella parte finale del nostro
                        lavoro, quello di un articolato di legge da presentare
                        alle Camere. Meglio se concordato con altre forze
                        politiche. |