Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

RaiNews ha sempre più ascolti, è ora di cambiare il direttore

1982-2010, l'ordine non cambia: dissolvere la Rai 

Palinsesti incerti, giornalisti e direttori di primo piano allontanati dal video: l'anomalia di un'azienda gestita "al contrario", cancellando i prodotti di maggiore successo. Mentre quelli più criticati sono lodati dal vice-ministro.

14 luglio 2010

"Dissolvere la Rai in nome della libertà di antenna" si leggeva nel "Piano di rinascita democratica" della loggia P2, scoperto nel lontano 1982. Ora pare ci sia la P3 e il problema della libertà di antenna è diverso da quello degli anni '70 e '80. Ma l'obiettivo non è cambiato: "dissolvere la Rai" è ancora un obiettivo all'ordine del giorno. 

Annozero andrà in onda in autunno? E le quattro puntate della formidabile coppia formata da Fabio Fazio e Roberto Saviano che fine faranno? E Parla con me sarà ridimensionato? Guarda caso, i programmi in bilico nel palinsesto del prossimo autunno sono quelli che non piacciono al padrone delle televisioni e ai suoi corifei. Vale la pena di rileggere quanto diceva il vice-ministro alle comunicazioni Paolo Romani meno di due mesi fa: "Il TG3 fa danni per mezz'ora, RaiNews24 per ventiquattro ore".

Opinioni personali, hanno detto tutti. Ma è normale che un vice-ministro esprima giudizi di questo tipo sul servizio pubblico? Sì, è normale, se il padrone della emittenza privata è anche capo del governo e per di più ministro delle attività produttive, cioè anche ministro della televisione. In un interim che dura da troppo tempo ed è la più clamorosa manifestazione del conflitto di interessi, l'anomalia dell'anomalia dell'anomalia...

Il vice-ministro dice anche che quando vuole essere informato "in maniera ragionevolmente corretta" guarda il TG1. Quel TG1 di Minzolini sulle cui qualità giornalistiche persino il presidente della Rai Paolo Garimberti ha espresso seri dubbi. E che io, come tanti, non guardo più da un pezzo. All'ora canonica, per fortuna, c'è il TG de La7, che incomincia a mostrare la grinta del suo nuovo direttore Enrico Mentana. Durante la giornata seguo proprio RaiNews. E' spesso accesa, muta, su un piccolo televisore accanto al monitor del PC. I titoli sulla banda rossa alla base dello schermo danno conto, minuto per minuto, dei fatti più rilevanti. Ora leggo:

MINEO RESTA, RINVIATA LA NOMINA DEL NUOVO DIRETTORE DI RAINEWS

Corradino Mineo. Quello che ha portato il canale all news del servizio pubblico a competere con SkyTG24, con risorse e mezzi molto più limitati, ma con un'informazione a 360 gradi, senza reticenze, impermeabile a veline e "mattinali" che richiamano un regime non troppo lontano nel tempo. Troppo bravo per restare al suo posto, come Tiziana Ferrario, Massimo De Strobel, Piero Damosso e Paolo Di Gianannatonio, epurati dal TG1. E Maria Luisa Busi, che da sola ha preferito togliere la sua faccia da un notiziario che il calo del pubblico segnala come sempre più scadente (checché ne pensi il vice-ministro).

Del probabile siluramento di Mineo si parla da un mese. Da quando i consiglieri di amministrazione della Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten hanno diffuso una durissima nota sulla situazione dell'azienda:

"Se fosse vero che le innovazioni introdotte nei palinsesti di autunno, sui quali abbiamo votato no, non erano state comunicate ai comitati di redazione e non erano state neanche condivise con alcuni direttori di testata ci troveremmo di fronte ad una gestione della Rai dilettantesca e irresponsabile. Di fronte ai continui attacchi esterni e agli incredibili, e probabilmente incostituzionali, emendamenti del ministro Calderoli alla Finanziaria, che hanno come unico obiettivo la devastazione del servizio pubblico radiotelevisivo, servirebbe una maggiore responsabilità nel governo dell'azienda. Così come riteniamo destituite da qualsiasi fondamento le notizie su una nuova tornata di nomine per completare l'assalto alla diligenza ed annullare anche quel minimo tasso di pluralismo che siamo sino ad oggi riusciti a difendere". 

Il riferimento agli emendamenti di Calderoli riguarda l'obbligo di indicare, nei titoli di coda di ogni programma, i compensi dei conduttori e di quanti altri hanno partecipato alla sua messa in onda. Un sistema che, a parte le implicazioni negative sul piano commerciale, avrà come effetto la disaffezione di molti spettatori, per i quali sarà difficile comprendere le ragioni di certe cifre da capogiro. Che in molti casi sono giustificate da quanto un programma rende all'azienda in termini di audience e di entrate dalla pubblicità.

Se l'obiettivo della P2 di dissolvere la Rai era un passaggio strumentale in vista di un sovvertimento politico, ora c'è di più: ogni euro di pubblicità perso dall'emittenza pubblica è un euro in più per l'emittenza privata. Che è in gran parte di proprietà del capo del governo...

In tutto questo c'è un'altra anomalia nell'anomalia: il consiglio di amministrazione dell'azienda e i più alti dirigenti - passando per il direttore generale, che ora è arrivato direttamente da Palazzo Chigi - sono espressione della maggioranza politica. Dunque dovrebbero decadere nel momento in cui la maggioranza cambia. Ma la legge non lo prevede. Allora le dimissioni dovrebbero essere un ovvio gesto di coerenza. Invece non è mai accaduto, con la conseguenza che abbiamo visto nella passata legislatura: un governo di centrosinistra e un CDA dell'emittenza pubblica nominato dal centrodestra.

Adesso sulla striscia rossa di RaiNews c'è una notizia freschissima:

COSENTINO SI E' DIMESSO DA SOTTOSEGRETARIO ALL'ECONOMIA

Calcinacci che cadono e avvertono che tutta la casa è sul punto di crollare.

(Questo articolo aggiorna l'ultimo capitolo de L'anomalia)

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