Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013

Televisione

Tra l'internet e il digitale terrestre l'informazione continua

Contro la censura, ecco gli anticorpi digitali

Floris e Santoro non scompaiono dagli schermi, anche se il pubblico non può essere vasto come quello dei talk-show sulle reti nazionali. Ma in questi giorni appare evidente che i nuovi media sono il futuro prossimo dell'informazione.

24 marzo 2010

La più strana campagna elettorale della nostra storia si avvicina all'epilogo. Con risultati che appaiono interessanti sotto molti aspetti, anche prima di conoscere l'esito del voto. Per capire la situazione dobbiamo ricostruire in breve fatti e antefatti, per la parte che ci interessa.
L'obiettivo non nuovo del padrone delle televisioni e capo del governo era di fermare Annozero. Un nuovo "editto bulgaro", come quello del 2002, non era possibile. Non hanno avuto effetto le pressioni indebite su un componente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni né sul direttore generale della Rai, rivelate dalle intercettazioni. Ma, come prevede la brutta legge sulla par condicio, la Commissione parlamentare di vigilanza doveva dettare le regole per le trasmissioni politiche nel periodo elettorale. E a questo punto si è verificato un imprevisto.
Un componente della Commissione ha presentato una proposta di regolamento che aveva lo scopo di assicurare alla sua formazione, il Partito radicale, lo stesso spazio dei partiti più grandi. Un testo confusionario, sostanzialmente inapplicabile, non coerente con la legge. Ma la maggioranza si è accorta che era perfetto per ridurre al silenzio le trasmissioni più scomode e lo ha fatto proprio, anche se presentato da un rappresentante dell'opposizione. Il risultato, che vediamo in questi giorni, è la censura. La prima vera operazione di censura compiuta in Italia dopo la caduta del fascismo.

Top

"Qui possiamo dire tutto quello che ci pare, per fortuna". Parole di Enrico Mentana dal piccolo video di Mentana condicio. Che cos'è Mentana Condicio? E' un pezzo della nuova televisione, che va "in onda" via Web dal sito del Corriere della sera. Esiliato dallo schermo televisivo, uno dei campioni del giornalismo italiano ricompare su quello dei PC. Tutti i giorni. E non è solo.
Anche il censurato Giovanni Floris è in onda: mentre scrivo è su Repubblica TV (sul digitale terrestre e sul Web) e sta conducendo un interessante discussione tra Eugenio Scalfari e Pierluigi Battista. Lo abbiamo visto anche a Torino e a L'Aquila, poi sarà a Cosenza. Sabato scorso era da Fabio Fazio a Che tempo che fa.

L'altro illustre censurato, Michele Santoro non è da meno: giovedì scorso era da Serena Dandini a Parla con me, domani condurrà un grande talk-show da Bologna. Potrà essere visto su molte televisioni private, oltre che sul Web. E anche su un canale del servizio pubblico, RaiNews24 (sempre che il CDA non blocchi anche la cronaca di un evento che "fa notizia").
Da una parte una bieca, ottusa censura. Dall'altra qualche spazio di libertà su un canale pubblico, ma soprattutto un'ondata mai vista prima di informazione e di approfondimento attraverso i nuovi media. Che cosa sta succedendo?

Accade quello che da anni molti avevano previsto, alcuni auspicato e altri temuto: l'informazione sta cambiando. I mezzi "convergono". Il nuovo avanza, il vecchio modo di comunicare incomincia a mostrare la corda. E, soprattutto, si aprono vistose crepe nell'edificio dell'informazione tradizionale, quella su cui dettano legge la politica e i consigli di amministrazione.
In questi giorni la televisione pubblica offre un panorama surreale. Messi a tacere i programmi più scomodi, i conduttori delle trasmissioni superstiti e i loro ospiti appaiono ossessionati dalla par condicio. "Attento, non si possono fare nomi di politici". "Questo si può dire?". "Se Ballarò tornerà in onda...".

Siamo alla farsa, in un desolante il gioco delle parti. Prima la Commissione parlamentare emana un regolamento che non risponde alla legge. Il CDA della Rai lo applica nel modo più restrittivo possibile, chiudendo quattro trasmissioni. Nel frattempo l'Autorità di garanzia osserva che il regolamento della Vigilanza non va bene, che se viene esteso dal servizio pubblico alle private ci saranno ricorsi. Ma - dice - non si possono adottare norme diverse per i due settori. Perciò copia il regolamento della Vigilanza. Partono i ricorsi. Vinti. Allora, dice l'Autorità, il CDA della Rai deve cambiare le regole che ha dato. Il CDA chiede alla Commissione: che cosa dobbiamo fare? La Commissione risponde che oramai si è fatto tardi... Il CDA, ancora una volta, esegue gli ordini della politica. La censura è confermata.

Ma non funziona. Perché la rivoluzione digitale ha cambiato la tv: ora ci sono molte emittenti, come RepubblicaTV, che possono coprire i "buchi" dell'informazione pubblica. E c'è l'internet, che sa farsi anche televisione. Sono gli anticorpi che combattono la devastante malattia della censura (forse è per questo che in Italia il "decreto Romani" cerca di ricondurre l'internet alle regole della televisione, mentre la direttiva europea - che si fa vista di recepire - dice il contrario).

Resta il fatto che il pubblico dei nuovi media, fra i quali dobbiamo contare anche la televisione digitale, non è vasto quanto quello delle grandi reti generaliste. Che manca l'aspetto spettacolare, che non ci sono i battibecchi e le risse che alzano l'audience. Dunque l'effetto sul voto, con ogni probabilità, non sarà rilevante.
Ma è stato compiuto un passo importante. Si è dimostrato che la "democrazia digitale" esiste. E resiste alla censura dei poteri costituiti. Nella società dell'informazione mettere il bavaglio a qualcuno può avere l'effetto di far sentire più forte la sua voce.

Il problema è che forse presto dovremo batterci contro altre forme di limitazione della libertà. Limitazioni non più "politiche", ma "digitali". Per questo dobbiamo rendere più forti gli anticorpi della Rete.

Per intervenire su questo argomento scrivi a

Top - Indice della sezione - Home

© Manlio Cammarata 2010

Informazioni di legge