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Sistema informazione

Europa7. La fine del duopolio televisivo in Italia?

20.02.08
Un compatto silenzio circonda da anni una vicenda cruciale per il sistema dell'informazione in Italia: quella di Europa 7 "la televisione che non c'è". Una rete nazionale che dal 1999 ha diritto di trasmettere, ma non ha le frequenze...

Le norme italiane che consentono a Rete 4 di trasmettere sulle frequenze analogiche, mentre lo impediscono a Europa 7, sono in contrasto con il diritto comunitario. Questa la sintesi della sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea il 31 gennaio scorso. Poteva essere una notizia-bomba, ma ha fatto pochissimo rumore. Quasi non si è sentita, perché la questione è imbarazzante, soprattutto in campagna elettorale. La Corte, in sostanza, riconosce alla rete televisiva Europa 7 il diritto di trasmettere sulle frequenze analogiche terrestri che ha ottenuto (nel 1999!) con una regolare concessione attraverso un gara pubblica. Ma l'assegnazione delle frequenze a Europa 7 comporta l'abbandono delle stesse da parte Rete 4, che dovrebbe trasmettere solo in digitale, terrestre e satellitare. Infatti l'emittente del gruppo Mediaset la gara del '99 non l'ha vinta e occupa le frequenze grazie a una lunga serie di proroghe, che i giudici di Lussemburgo hanno dichiarato incompatibili con le direttive europee.

E' una storia lunga, con origini lontane. La ricostruiamo in questa pagina per sommi capi, con la citazione delle disposizioni legislative e delle sentenze che si sono succedute fino a oggi. Altre notizie e molti documenti sono sul sito dell'emittente.
In estrema sintesi: nel luglio del 1999 Europa 7 ha vinto una regolare gara per la concessione delle frequenze televisive necessarie per la trasmissione in ambito nazionale. Ma non è mai riuscita ad averle: con una lunga serie di proroghe, e nonostante diverse sentenze della Corte costituzionale, Rete 4 ha continuato ad occuparle, pur non avendo vinto la gara.

L'ultimo (per ora) atto di una serie di ricorsi alla giustizia amministrativa è la sentenza del 31 gennaio 2008 della Corte di giustizia europea.

La sentenza deve essere letta con attenzione: essa non dispone che Europa 7 ha diritto di trasmettere sulle frequenze analogiche terrestri in ambito nazionale e che Rete 4 deve liberare le stesse frequenze e "trasferirsi" sul satellite, come qualcuno ha scritto. Queste conseguenze derivano dalla legge italiana e dalla sentenza della Corte costituzionale n. 466 del 2002. La sentenza europea è una "pronuncia pregiudiziale" richiesta dal nostro Consiglio di Stato, che chiede se la normativa italiana, in particolare la legge Gasparri, sia in contrasto con le direttive comunitarie. "E' in contrasto", risponde la Corte.

Dunque un motivo in più per le ragioni di Europa 7. Ora il Consiglio di Stato dovrà emettere la sua decisione, tenendo conto anche delle indicazioni comunitarie.
Le possibili conseguenze sono riassunte in una domanda: "Con questa sentenza europea, siamo arrivati alla fine del duopolio televisivo in Italia?". La domanda provocatoria è stata posta da Giovanni Valentini (su Repubblica del 1. febbraio) a Francesco Di Stefano, proprietario della "televisione che non c'è".

Al di là delle provocazioni, la risposta è complessa. Non c'è dubbio che prima o poi il sistema attuale dovrà cedere il passo a un assetto più equilibrato. Ma è difficile immaginare che, con il quadro politico attuale e chiunque vinca le prossime elezioni, gli impianti di Rete 4 vengano chiusi manu militari come quelli di Canale 5 nel 1984 (vedi ancora La lunga storia di Europa 7).

C'è un altro dato da considerare. Con il passare del tempo la televisione digitale ha fatto molti passi avanti. I decoder per il digitale terrestre sono tanti: una ricerca della GFK Marketing Services Italia ha contato 6.697.516 ricevitori venduti da marzo 2004 a novembre 2007; gli abbonati di Sky erano 4.430.000 in dicembre; a questi si deve aggiungere un numero sconosciuto, ma certo non irrilevante, di ricevitori satellitari senza abbonamento alla TV di Murdoch.

Dunque non siamo lontani (forse ci siamo già) dalla soglia fissata proprio dalla legge Gasparri, per vedere Rete 4 solo dal satellite o dal digitale terrestre, con la conseguente liberazione delle frequenze a favore dell'emittente che non può emettere.
In realtà il problema non è questo: con il digitale terrestre, e la conseguente moltiplicazione dei canali disponibili, verranno meno tutte le limitazioni imposte nell'era dell'analogico. Fine del "problema Europa7"?
Non del tutto, perché la Gasparri, nel tracciare le linee dello sviluppo del digitale terrestre, favorisce gli operatori già attivi. Per questo è oggetto anche di una Procedura di infrazione da parte dell'Unione europea.

La storia continua, nel silenzio quasi generale.

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