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Professione giornalista

Riforma, il ministro Severino riceve gli ordini professionali

La proposta dell'Ordine: abolire Giovanni Tizian

Tra qualche giorno dovremmo sapere come sarà "riformato" l'Ordine dei giornalisti. Le proposte sul tavolo prevedono l'abolizione dei pubblicisti. Come Giovanni Tizian, sotto scorta per le sue inchieste sulle mafie al Nord.

16.01.12

Due notizie che riguardano la nostra professione. Le lega un filo tutt'altro che sottile. Anzi, una grossa corda, che termina con un cappio. Sempre pronto a stringersi intorno al collo dei giornalisti di serie B - i pubblicisti - o ai (giornalisti) tra parentesi, quelli che non hanno la tessera (vedi (Giornalista): una professione tra parentesi).

La prima notizia è sabato scorso: il ministro della giustizia Paola Severino ha convocato per oggi, 16 gennaio, i rappresentanti di venti ordini professionali. Fra i quali c'è quello dei giornalisti, anch'esso candidato a una "riforma". Quale riforma? Ce lo spiega qui e qui, dal punto di vista di una parte degli interessati, il solito Franco Abruzzo. Fra le poche proposte, tutte volte a rendere sempre più difficile l'accesso all'Ordine, c'è quella di abolire l'elenco dei pubblicisti (quelli attuali dovrebbero andare "ad esaurimento").

Formalmente, i pubblicisti dovrebbero essere "coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi". Lo dice l'articolo 1 della legge 69/63.
In realtà buona parte dei pubblicisti sono persone che non esercitano altre professioni, ma sono giornalisti a tempo pieno. Che non hanno né i soldi né le raccomandazioni indispensabili per accedere alla prova di idoneità professionale (non "esame di stato"). E' l'unica via per essere riconosciuti giornalisti a tutti gli effetti. E ricevere compensi dignitosi.

Dunque, secondo queste proposte, potranno essere giornalisti solo quelli che lo Stato (democratico?) giudicherà idonei.
Ora tiriamo la corda e arriviamo alla seconda notizia. Quella che da alcuni giorni vede in prima pagina il giornalista modenese Giovanni Tizian, iscritto nell'elenco dei pubblicisti dell'Ordine dell'Emilia-Romagna. Minacciato e sotto scorta perché scrive coraggiosamente della mafia nelle regioni del Nord.

Con la ventilata "riforma" dell'Ordine, Giovanni Tizian dovrebbe essere "abolito" come giornalista. Ovvero "esaurito": nessuno dopo di lui potrebbe svolgere lo stesso lavoro ed essere qualificato come un professionista dell'informazione. Inutile ogni commento.

E' utile però leggere la pagina La dignità del giornalista, a firma di Giovanni Bombonato, presidente dell'Ordine dell'Emilia-Romagna. Scrive Bombonato:

La vicenda di Giovanni Tizian dev'essere un monito e l'occasione per un esame di coscienza che come Ordine abbiamo già avviato, ma che tocca anche politici ed editori. I primi perchè per troppo tempo hanno preferito tacere sul fenomeno mafioso in Regione e solo di recente si sono svegliati e timidamente stanno affrontando il problema. I secondi perchè, molto spesso consapevolmente, alimentano un precariato giornalistico con compensi inaccettabili per la dignità del lavoratore e la qualità dell'informazione. E, come il caso di Giovanni Tizian dimostra, sono sempre più i collaboratori e i cosiddetti free lance a trovarsi in trincea su temi delicati e pericolosi, senza alcuna garanzia contrattuale e con paghe che gli editori non darebbero neppure alle loro colf.

Un esame di coscienza? Non sarebbe più indicata una decisa azione dell'Ordine a difesa della dignità e della retribuzione di un giornalista come Tizian? Non dovrebbe l'Ordine adoperarsi, anche in sede giudiziaria, affinché gli editori non compensino i giornalisti "con paghe che non darebbero neppure alle loro colf"?
O almeno iscriverlo honoris causa nell'elenco dei professionisti?
No. La tutela della dignità dei giornalisti non è tra i compiti che la legge 69/63 attribuisce alle "persone giuridiche di diritto pubblico", quali sono gli Ordini (nazionale e regionali) dei giornalisti.

Un'altra ragione per abolirli.

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