| C'è una notizia della scorsa
                          settimana che mi sembra utile per introdurre il
                          discorso: la Repubblica ha dato inizio al
                          passaggio a pagamento dell'edizione on line del
                          quotidiano. E' una cattiva notizia per chi è abituato
                          ad avere gratis tutto quello che si trova
                          sull'internet, ma una buona notizia per chi con
                          l'internet lavora e vorrebbe ricavarne un giusto
                          profitto. Ma è necessario capire che cosa significa
                          questa novità nel quadro della "nuova
                          informazione". Quando si dice "nuovi
                          media" si pensa subito all'internet e quando si
                          dice "nuova informazione" si pensa alle
                          possibilità offerte dalla grande rete, e in
                          particolare dal world wide web.Credo che sia utile tentare una lettura meno
                          superficiale di queste associazioni di idee, per
                          capire quali possano essere gli sviluppi
                          dell'informazione - non solo di quella on line - e gli
                          inevitabili cambiamenti della nostra professione.
 Partiamo da alcune considerazioni su che cosa c'è di
                          veramente nuovo nell'informazione e nella
                          comunicazione on line.
 Libertà di ascoltare e di dire.
                          Con un costo limitato e con minime conoscenze tecniche
                          chiunque può ricevere informazioni o conoscere le
                          idee di altri, e nello stesso tempo può diffondere le
                          proprie informazioni e idee. Questa possibilità fino
                          a pochi anni fa non era nemmeno pensabile. Si deve
                          risalire molto indietro nel tempo, alla dimensione
                          antica del villaggio o della città-stato per trovare
                          una libertà di comunicazione paragonabile a questa.
                          Solo che ora il villaggio è "globale", come
                          ci ha spiegato McLuhan molti anni fa, e questo cambia
                          completamente la dimensione dell'informazione, che non
                          è più riservata ai professionisti. Però non è vero
                          che, come dice qualcuno, con il web "siamo tutti
                          giornalisti". Evidentemente chi fa questa
                          affermazione non sa che cosa sia veramente la
                          professione di giornalista, e quale preparazione e
                          quali responsabilità comporti. Delocalizzazione, assenza di
                          confini. Attenzione, non si tratta del ciberspazio,
                          la bella invenzione letteraria di Gibson, ma
                          semplicemente del fatto che qualsiasi informazione
                          messa in rete, non importa "da dove", si
                          trova "dovunque". Una delle conseguenze più
                          interessanti dell'assenza di confini della Rete è la
                          facilità con cui si possono aggirare le limitazioni
                          della libertà di espressione che esistono in molti
                          stati. Memoria. Un contenuto messo
                          on line, se interessa qualcuno, è probabile che vi
                          rimanga a tempo indefinito, anche se il suo autore
                          dopo qualche tempo lo rimuove, perché altri lo hanno
                          ripreso. Comunque mantenerlo costa pochissimo denaro e
                          nessuno sforzo, sicché il tempo passato è sempre
                          presente. Questa è un'altra "rivoluzione
                          mentale" con la quale dobbiamo fare i conti. Multimedialità. E' un
                          aspetto che viene spesso frainteso, perché non è
                          vero che la multimedialità sia soltanto l'unione o la
                          coesistenza di media diversi. Vedremo più avanti
                          quale sia il vero significato di questa espressione e
                          quali le sue conseguenze per il tema che ci interessa. Ipertestualità. Questa è
                          una caratteristica specifica del web e costituisce uno
                          degli aspetti più interessanti dei nuovi media. Nella
                          comunicazione tradizionale ogni "prodotto
                          editoriale" vive in uno spazio determinato,
                          presenta un certo numero di informazioni, non una di
                          più, non una di meno. Invece nel web, se viene
                          realmente sfruttata l'ipertestualità, ogni
                          informazione può aprire al strada a un numero
                          praticamente infinito di altre informazioni, comprese
                          quelle che fanno parte della "memoria" di
                          cui ho parlato un attimo fa e che invece nei media
                          tradizionali costituiscono l'insieme dei "numeri
                          arretrati", una specie di deposito informe nel
                          quale la ricerca è molto difficile. Invece nel web è
                          possibile scavare, con qualche competenza e con molta
                          pazienza, in un gigantesco "giacimento" di
                          informazioni. Confusione. Questa è una
                          caratteristica che deriva dalla combinazione di tutte
                          le altre. E' compito dei professionisti
                          dell'informazione mettere ordine e offrire all'utente
                          percorsi informativi non casuali. Se osserviamo l'insieme di queste
                          caratteristiche - a parte, forse, l'ultima - ci
                          accorgiamo che esse disegnano una totale rottura nei
                          confronti dei mezzi di informazione tradizionale.
                          Impongono conoscenze tecniche che non fanno parte del
                          bagaglio culturale della maggior parte dei
                          giornalisti, mentre le nuove modalità di lettura
                          richiedono un tecniche e stili di comunicazione
                          diversi. Inoltre la navigazione ipertestuale - questo
                          è un aspetto determinante - mette chiunque in grado
                          di confrontare le notizie offerte da fonti diverse,
                          diminuendo quindi la "fedeltà del lettore"
                          tipica dei media tradizionali. Si giustificano così la diffidenza
                          e in qualche caso la sorda ostilità di molti
                          giornalisti nei confronti dei nuovi mezzi. Per non
                          parlare degli editori, che hanno anche il problema di
                          ottenere ricavi dall'informazione on line, che fino a
                          oggi è stata data gratis e non sarà redditizia
                          ancora per qualche tempo. Quanto possa essere lunga
                          questa attesa dipende da quanto tempo dovrà passare
                          prima che giornalisti ed editori capiscano che non
                          può esistere l'informazione on line come realtà
                          diversa e separata da quella off line, né che il
                          notiziario diffuso via web non può essere la semplice
                          riedizione telematica del giornale di carta o del
                          radio o telegiornale. L'irruzione del web nel mondo
                          dell'informazione è stata così rapida che quasi
                          nessuno degli operatori ha avuto il tempo di
                          impadronirsi delle tecniche - è il caso di dire anche
                          della "cultura" - dei nuovi media. Si è
                          solo capito che in un modo o nell'altro è necessario
                          essere presenti sull'internet. Così sono state create
                          le "redazioni telematiche", nelle quali sono
                          stati spostati i pochi giornalisti che "capiscono
                          di internet". Redazioni di serie B, tanto che il
                          contratto di lavoro prevede per questi colleghi un
                          trattamento meno favorevole.Una curiosa e deleteria conseguenza di questa
                          situazione è che nelle redazioni tradizionali sono
                          rimasti i colleghi che di internet e dei nuovi media
                          non capiscono nulla, come si vede dalle inesattezze
                          (per usare un garbato eufemismo) che scrivono ogni
                          volta che devono occuparsi di questioni che riguardano
                          le tecnologie. Questo comporta anche un ritardo nella
                          cosiddetta "alfabetizzazione" del pubblico.
                          Ci sono forse delle eccezioni, ma la realtà è
                          questa.
 La soluzione delle "redazioni
                          telematiche" non porta da nessuna parte. Come non
                          porta da nessuna parte la trovata di pubblicare a
                          pagamento un'edizione telematica del giornale di
                          carta, che la riproduce nei dettagli (con la
                          conseguenza che per acquisire un articolo occorre
                          molto più tempo di connessione, che in Europa
                          significa molti più soldi). Certo, la cosa può
                          interessare chi non ha la possibilità di acquistare
                          ogni giorno in edicola il quotidiano tradizionale
                          fresco di stampa, ma questo non è e non può essere
                          il valore aggiunto che permette il pareggio o l'utile
                          economico dell'edizione telematica.Il valore aggiunto dell'informazione on line è nelle
                          caratteristiche proprie del mezzo telematico: la
                          "bidirezionalità", la multimedialità,
                          l'ipertesto, la memoria.
 L'ultimo punto, la memoria, merita
                          un discorso a parte. Nelle statistiche degli accessi
                          alle pagine di InterLex, la rivista che dirigo, c'è
                          un dato molto interessante: l'altissima percentuale di
                          richieste che riguardano vecchi articoli, percentuale
                          che cresce a mano a mano che aumentano le dimensioni
                          dell'archivio (oggi siamo intorno all'80%). Le pagine
                          più consultate in assoluto sono gli indici delle
                          diverse sezioni, che elencano i pezzi pubblicati dal
                          1995. E questo nonostante la cadenza settimanale, con
                          argomenti sempre legati all'attualità.Dalle tabelle si vede anche un altro dato importante:
                          la quantità di contatti che arrivano da altri siti,
                          che presentano link alla prima pagina o a pagine
                          interne. Sono diverse migliaia i link a InterLex
                          sparsi non solo in Italia.
 Tutto questo significa che è
                          necessario ripensare al modi di porgere l'informazione
                          on line, in termini di linguaggio, di uso delle
                          immagini e dei suoni, di impaginazione, di scelta dei
                          tempi. Dopo la televisione, anche l'internet imporrà
                          un cambiamento nel modo di fare i giornali. Ma adesso
                          l'importante è capire in che modo si può spiccare il
                          lungo il salto dall'informazione scritta e illustrata
                          sulla carta a quella offerta attraverso un personal
                          computer, o attraverso qualcuno dei dispositivi mobili
                          annunciati per il prossimo futuro. Vediamo, per esempio, la struttura
                          tipica di un quotidiano on line: invece di una pagina
                          con alcuni articoli si vede un solo pezzo, ma accanto
                          ci sono gli indici e i rimandi alle diverse sezioni
                          del giornale. Da una parte queste informazioni sono
                          uno stimolo a leggere altre cose, ad approfondire, ma
                          dall'altra sono un invito a distrarsi, a vagare senza
                          meta, a seguire percorsi puramente emozionali.
                          Dobbiamo tener conto di questi aspetti e imparare a
                          lavorare in modo diverso da quello a cui siamo
                          abituati. Noi oggi, nel giornale di carta, diamo
                          l'informazione pensando a un lettore che segue un
                          percorso preparato da noi, un percorso guidato
                          dall'impaginazione e quindi sulla distribuzione delle
                          notizie nella singola pagina e da una pagina
                          all'altra.Invece nell'informazione on line l'utente segue
                          percorsi ipertestuali o comunque trasversali,
                          suggeriti da una quantità di elementi che spesso
                          sfuggono al nostro controllo. E' necessario che
                          impariamo a controllare questi elementi: le
                          possibilità tecniche e comunicative esistono, ma non
                          è facile sfruttarle.
 Fin qui il discorso per la carta
                          stampata. Nell'informazione radiotelevisiva c'è un
                          limite ancora più stretto, dato dalla successione
                          cronologica delle notizie, per cui
                          l'ascoltatore/spettatore non ha possibilità di
                          scelta, se non quella di cambiare canale. Con la
                          multimedialità il discorso cambia: la combinazione
                          dell'informazione della radio e della TV con il web
                          apre possibilità ancora quasi tutte da esplorare.Con il web la radio acquista una dimensione in più e
                          offre incredibili spazi comunicativi, come ci ha
                          dimostrato Gianluca Nicoletti con la straordinaria
                          esperienza di Golem. La televisione si fonde
                          più facilmente col mezzo telematico, in virtù della
                          sua natura di audiovisivo. Ma anche il telegiornale,
                          riprodotto sul web (e compatibilmente con la larghezza
                          di banda disponibile) acquista una dimensione in più,
                          quella della "sfogliabilità" e della
                          memoria, oltre naturalmente a quella mai abbastanza
                          sfruttata dell'ipertestualità.
 Dove voglio arrivare? Voglio
                          arrivare a una visione (che non è un sogno o
                          un'utopia, ma piuttosto una "pre-visione")
                          di una redazione veramente multimediale. Proviamo a
                          immaginare. Ci sono dei punti di raccolta delle
                          notizie, chiamiamoli "desk di ingresso",
                          divisi per materie o in funzione degli argomenti di
                          maggiore attualità, che non solo raccolgono le
                          notizie, ma le "tracciano" e le inseguono, e
                          poi le passano ai redattori.Questi - e qui viene il difficile - elaborano i loro
                          "pezzi" tenendo conto delle diverse forme in
                          cui dovranno essere pubblicati: sul quotidiano di
                          carta (che esce il giorno dopo), sul settimanale (che
                          richiede un diverso approfondimento) ma anche sul web,
                          dove usciranno subito e saranno immediatamente
                          confrontabili con i prodotti della concorrenza.
 Lo smistamento e l'adattamento dei pezzi avviene su
                          appositi desk (desk di uscita), che completano anche
                          la notizia con i riferimenti ipertestuali che vengono
                          sia dal "tracciamento" compiuto nei desk di
                          ingresso, sia dall'archivio, sia dai riferimenti tra
                          le uscite della stessa notizia sui diversi media dello
                          stesso editore. Si creano cioè nello stesso tempo
                          l'ipertesto e l'archivio.
 Nel quadro che ho delineato molto
                          sommariamente dovrebbe essere chiaro come si può
                          guadagnare dall'informazione on line: sfruttandone a
                          fondo le potenzialità , si ottiene un valore aggiunto
                          tale da giustificare la richiesta di un prezzo di
                          abbonamento.Ma per ottenere questo risultato è necessaria
                          un'organizzazione del lavoro completamente diversa da
                          quella attuale. Come? Ecco una proposta, o piuttosto
                          una provocazione: portare le redazioni tradizionali
                          (giornali, radio, TV) all'interno quelle
                          telematiche, per costruire il prodotto cartaceo o
                          radiotelevisivo come un componente dell'ipertesto
                          multimediale che, prima o poi, costituirà il modello
                          di tutta l'informazione.
 Oggi esiste, per quel che mi risulta, un solo
                          tentativo di "redazione multimediale":
                          quella di Rai News24. Un tentativo ancora
                          immaturo, a mio avviso, ma che potrebbe costituire il
                          punto di partenza di interessanti esperimenti sulla
                          comunicazione del prossimo futuro.
 A questo punto dovrebbe emergere
                          con sufficiente chiarezza anche la risposta a un
                          timore, non sempre espresso ma comunque evidente, che
                          pervade la nostra professione: quello della
                          "concorrenza" portata dall'informazione
                          spontanea, non professionale, che però è ben
                          presente e vitale sull'internet.La difesa corporativa è perdente. Leggi come la
                          62/01, che pretende di sottoporre l'informazione on
                          line alle stesse anacronistiche regole
                          dell'informazione tradizionale, sono destinate a
                          naufragare nelle aule dei tribunali, oltre che nel
                          ridicolo.
 
 Per capirlo bastano pochi spunti. Per esempio: la
                          registrazione delle testate, con il connesso obbligo
                          di iscrizione all'Albo del direttore responsabile, ha
                          un presupposto territoriale, perché l'iscrizione deve
                          essere fatta presso il tribunale competente per il
                          luogo di pubblicazione. Per aggirare questa
                          disposizione basta pubblicare su un server posto negli
                          USA, dove qualsiasi tentativo di regolamentare la
                          stampa trova l'ostacolo insormontabile del Primo
                          Emendamento. Qualcuno potrebbe obiettare che un
                          giornale diffuso dagli USA e visibile in Italia ricade
                          comunque sotto la giurisdizione italiana, ma la
                          conseguenza di questo principio è paradossale:
                          l'editore del New York Times in versione telematica
                          deve essere processato nel nostro Paese per
                          "stampa clandestina", ai sensi dell'articolo
                          16 della legge del 1948.
 Lasciamo stare la legge 62, che
                          contiene persino gravi errori di diritto. Riflettiamo
                          però su un altro aspetto: se per pubblicare un
                          periodico telematico è necessario essere iscritti
                          all'Albo, e se per ottenere l'iscrizione si deve
                          conseguire la laurea in giornalismo (come sostiene
                          Franco Abruzzo), se ne deduce che solo chi ha la
                          laurea in giornalismo può dare informazione sul web,
                          con tanti saluti all'articolo 21 della nostra
                          Costituzione. Siamo seri! E' necessario invece studiare come
                          si può conciliare la difesa delle professione - e
                          quindi del pubblico - con la libertà di espressione,
                          alla quale l'internet offre nuove possibilità di
                          sviluppo. Ne ho parlato più volte su InterLex e credo
                          che la strada non possa essere molto diversa da quella
                          indicata da Rodolfo Falvo, in un intervento a titolo
                          personale, pubblicato su InterLex alla fine dell'anno
                          scorso (Come riconoscere
                          l'informazione professionale on line?). La difesa della professione e la
                          garanzia per il pubblico sono nell'evoluzione
                          dell'informazione professionale. Oggi, in qualche
                          situazione, alcuni siti amatoriali possono battere
                          quelli delle testate più prestigiose in termini di
                          originalità delle notizie, di riferimenti
                          ipertestuali, di freschezza informativa.Ma se i professionisti dell'informazione sapranno
                          sfruttare le possibilità dei nuovi media, cioè se la
                          nuova informazione sarà fatta da nuovi giornalisti,
                          allora tra il Corriere della Sera multimediale
                          e un sito di informazione spontanea ci sarà la stessa
                          differenza che oggi c'è tra il Corriere di
                          carta e il bollettino della parrocchia.
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