Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013
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Professione giornalista

Discutiamo di accesso alla professione e condizione dei precari

Il blog dei giornalari

Commette un reato chi si qualifica "giornalista" senza essere iscritto all'Albo. Che non comprende co.co.co, co.co.pro e altri precari dell'informazione. Per non violare la legge, i giornalisti-precari devono chiamarsi "giornalari"?
Gli articoli di riferimento: Ordine dei giornalisti: inutile proposta di legge e Giornalisti e precari: la casta dei "giornalari"
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In francese "journalier" significa "bracciante" - 03.06.09

Quando nacque la Repubblica - e per almeno 25 anni in seguito (dal 2001 non l'ho più seguita) - la sua sezione "Cultura" è stata in gran parte alimentata da "giornalari" non iscritti all'albo. Anche mio marito Guido Almansi era "giornalario" di Repubblica  e da "giornalario" è anche stato titolare della rubrica "teatro" di Panorama.
Quindi congratulazioni per la Sua risposta all'Ordine. E da francofona mi ha anche divertita il titolo (in francese: "journalier" = "bracciante").
Cordialmente
Claude Almansi

Per la UE l'iscrizione all'Ordine è facoltativa? - 03.06.09

Seguo da spettatore l'interessante diatriba sull'Ordine dei Giornalisti e
vorrei porre una domanda:
- considerato che, a quanto mi risulta, l'UE non ha contemplato la professione del Giornalista tra quelle presenti nella direttiva "Qualifiche" 2005/36/CE, il recepimento entro il 2010 della direttiva "Servizi" 2006/123/CE (con particolare riferimento agli articoli 9 (Regimi di autorizzazione) e 10 (Condizioni di rilascio dell'autorizzazione) non dovrebbe, di fatto, rendere facoltativa l'iscrizione all'Ordine?
Grazie, 
Claudio Canuto

La domanda è interessante, anche perché il grande difensore dell'Ordine Franco Abruzzo sostiene che sarebbe proprio l'Unione Europea a imporre la laurea triennale per l'esercizio della professione (vedi, fra l'altro, Perché difendo l'=rdine dei giornalisti). Di fatto la Direttiva 2005/36/CE del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali non contiene alcun riferimento alla professione giornalistica, per il semplice motivo che in nessuno Stato membro dell'unione il lavoro del giornalista è equiparato a quello del medico o di altro "libero professionista" (vedi In Europa il giornalismo non è una libera professione di Rodolfo Falvo).
Qualche dubbio può invece sorgere a proposito della
direttiva 2006/123/CE del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno. Neanche in questa ci sono riferimenti alla professione giornalistica, ma i vincoli italiani possono rendere difficile nel nostro paese l'attività di un giornalista di un altro Stato membro: ricordiamo che svolgere l'attività giornalistica senza essere iscritti all'Ordine è reato.
Si dovrebbe comunque considerare la legittimità dell'esistenza dell'Ordine dei giornalisti alla luce dei principi stabiliti nei trattati dell'Unione. 

Come tutelare i "veri professionisti dell'informazione"? - 26.05.09

Sono della sua stessa opinione nel considerare il precariato una fetta importante dell'informazione quotidiana, e forse prima di pensare all'abolizione dell'Ordine, bisognerebbe pensare dopo come tutelare tutti i "VERI PROFESSIONISTI DELL'INFORMAZIONE".
Le dico questo perchè anche io sono iscritto presso l'Ordine Regionale di Bari (sono di Brindisi), e nella mia realtà pugliese, si gioca a ribasso sul nostro lavoro.
Lo fa chi specialmente grazie al NON CONTROLLO e alla NON APPLICAZIONE per esempio di un minimo contributivo da parte di tutti gli iscritti e presunti tale, permette a molte persone il cui solo scopo è farsi chiamare "collega" di sminuire il lavoro altrui.
Le dico questo perchè, lavorando come libero professionista (come da lei detto Freelance), ho investito i miei risparmi su attrezzatura di un certo livello, ad esempio MARK II di Canon e ottiche f2,8 anzichè giocattoli da vetrina, solo che MOLTISSIMI SIGNORI, che hanno professioni statali oppure posti di un certo livello, non contenti dei circa 2000euro di stipendio, si prendono il lusso di REGALARE il lavoro altrui.
Penso che non ci sia nessuna tutela su chi svolge il lavoro professionale, e ben vengano secondo me, esami o "limitazioni" tenute da un Consiglio di professionisti, per giudicare se una persona sia abilitata alla professione.
Nel caso di tutti questi pseudo-giornalisti e/o fotografi, secondo lei, pagare un forfettario annuale sulla base di quanto noi paghiamo all'INPGI che è il riferimento, non toglierebbe la piaga di tutto questo ABUSO DI POTERE a chi non ha il diritto di averlo??? Ritengo di si.
Le regole bisogna crearle e poi dare una svolta....solo così forse il buon 40% di favoritismi anche nei contratti con le pubbliche amministrazioni finiranno...
Si è giornalisti o fotoreporter? Perfetto! Nelle dichiarazioni dei redditi si inseriscano anche quelli altrimenti si perdono i così detti "privilegi"....
Mi trovo continuamente a combattere questa piaga, dove io vado a fotografare sotto l'acqua o in condizioni critiche e poi, c'è chi i miei stessi scatti o il video lo regala solo per vedere scritto il proprio nome su un giornale o il sottopancia di un titolo televisivo.
Riflettiamo.
Maurizio Matulli

I precari sono precari - 22.05.09

Ciao, mi è stato segnalato questo post con la notizia del progetto di legge, l'ho letto (e ringrazio) e vorrei puntualizzare su alcuni passaggi. A titolo personale, sono solo una giornalista.
primo. la questione del praticantato non è esattamente così. c'è chi lavora senza contratti, se dimostri all'odg che quella di giornalista è la tua occupazione, e che ti procura un reddito simile a quello che avresti con contratto, ottieni il praticantato d'ufficio e puoi accedere all'esame di stato. è più o meno la situazione contenuta nella pdl, che già esiste ma dipende dagli ordini regionali. inoltre le scuole di giornalismo, che grazie all'odg spuntano come funghi, permettono l'accesso all'esame direttamente. qui si apre una questione spinosa: le scuole hanno anche ragione di esistere, ma se l'odg le ha istituite per "elevare" la professione e per togliere dalle mani degli editori il potere di decidere chi deve essere giornalista e chi no, poi è successo che sono saltate tutte le regole di mercato: se prima la quantità di giornalisti era più o meno proporzionale ai posti di lavoro, oggi è un casino, e ciò ha determinato la svalutazione della professione e del lavoro, che infatti viene pagato sempre meno, tanto il parco buoi è sempre pieno e se non ti va questa minestra non c'è problema, ne troviamo un altro. senza contare che va bene la scuola, è importante, ma è nella pratica che ti formi davvero, il resto è teoria, e uno stage (generalmente gratuito) non è certo abbastanza.
secondo. i freelance non sono i precari. i precari sono precari (cococo) i freelance sono liberi professionisti, magari con partita iva, come me. sto cominciando a pensare che sia una differenza da sottolineare sempre. per esempio: la fnsi ha annunciato trionfale che finalmente il welfare dei non assunti è stato finalmente riformato pepperepè, ma è solo l'equiparazione dei cococo giornalisti, quindi iscritti all'inpgi, a tutti gli altri precari iscritti all'inps (per di più graduale, ci vorranno due anni credo). praticamente ora l'inpgi è il 12%, di cui il 2 è a carico dell'editore, e il 10 (!) a carico del giornalista, le aliquote sono innalzate e divise in favore del lavoratore, ma solo per i precari! i freelance restano al famigerato 12%. poi è vero che molti precari si definiscono freelance, ma la differenza resta.
(Messaggio firmato)

"Precario" è chi non ha la prospettiva di un lavoro stabile, chi non guadagna se si ammala, chi non ha diritto alle ferie e alle festività. Dunque i free lance sono precari. E la partita IVA li mette nel mirino del fisco.  
Il fatto è questo: persone che fanno lo stesso lavoro sono trattate in modo diverso. Anche se le retribuzioni dei giornalisti (regolari) non sono principesche, quelle dei "giornalari" restano a un livello vergognoso. In barba all'articolo 3 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".

Meglio fare il raccoglitore di pomodori - 20.05.09

Caro Cammarata,
dal tuo articolo Ordine dei giornalisti: inutile proposta di legge: "migliaia di pubblicisti, o  addirittura di "non-giornalisti", che forniscono una quota significativa della produzione di giornali, radio, televisioni e notiziari on line. Trattati come merce, pagati più o meno come un immigrato illegale che raccoglie pomidoro nelle campagne del Sud".
Dall'ultimo numero de L'espresso, in "Professione SOTTOPRECARIO": "I primi contratti non rinnovati sono stati quelli del giornalisti precari, quasi tutte le testate hanno tagliato le collaborazioni del 20-30 per cento. Il settore è asfittico, ma le scuole di giornalismo continuano a spuntare come funghi, vomitando ogni anno centinaia di nuovi professionisti, ignari che a prezzi correnti un articolo in un giornale locale può essere pagato meno di 10 euro lordi".
Meglio fare il raccoglitore di pomodori!
(Messaggio firmato)

Mi dicono che nelle testate nazionali si arriva a ben 20 euro, falciati ora dall'aumento dei contributi previdenziali. Per quanto mi riguarda, ho smesso di collaborare con i quotidiani quando, alcuni anni fa, un articolo che aveva richiesto una giornata di lavoro fuori sede mi fu pagato 30 euro. Neanche le spese per andare, mangiare un panino e tornare. Era un importante quotidiano nazionale.

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