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Internet e stampa

Voglio anch’io il First Amendment

di Giuseppe Attardi* - 19.04.01
Nota. Le questioni sollevate dalla legge 62/01 hanno destato un notevole interesse anche all’estero. Forti critiche vengono sollevate non solo sulle disposizioni che assimilano i siti internet all’editoria tradizionale, ma soprattutto sulla normativa italiana in materia di stampa, che non ha paragoni nei paesi democratici per le limitazioni che impone all’attività editoriale e alla professione giornalistica.
Il testo che segue è un messaggio di Giuseppe Attardi alla lista della Società Internet e riporta messaggi apparsi su altre liste.

Tra i messaggi che allego, qualche americano tira in ballo il First Amendment, e le labili giustificazioni dei politici o dei giornalisti nostrani non scalfiscono le sue ragioni.

Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the government for a redress of grievances.

(Il Parlamento NON PUÒ fare leggi che "diminuiscano" (abridge) la libertà di parola e di stampa. Non c'è dubbio che la nuova legge sull'editoria diminuisca la nostra libertà di espressione, assoggettandoci ad adempimenti, iscrizioni, sottoponendoci ad esami (ammissione all'albo dei giornalisti).

Ripeto, la libertà di TUTTI coloro che pubblicano sul Web: i sottili distinguo che qualcuno mette in campo non reggono a una disamina approfondita.

Voglio anch'io il First Amendment, che è più di ciò che assicura l'Art. 21 della nostra Costituzione:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure
.

Gli americani sorvegliano attivamente la libertà di espressione su Internet. Ecco un esempio:

The Internet Free Expression Alliance (http://www.ifea.net) works to

* Ensure the continuation of the Internet as a forum for open, diverse, and unimpeded expression.
* Promote openness and encourage informed public debate and discussion of proposals to rate and/pr filter online content.
* Identify new threats to free expression and First Amendment values on the Internet.
* Oppose any governmental effort to promote, coerce, or mandate the rating or filtering of online content.
* Protect the free speech and expression rights of both the speaker and the audience in the interactive online environment.
* Ensure that Internet speakers are able to reach the broadest possible interested audience and that Internet listeners are able to access all material of interest to them
.

E’ veramente sconcertante che la sinistra non abbia capito che Internet, con la cultura dello scambio e della condivisione che ha finora espresso, è uno dei fenomeni che più si avvicina agli ideali di libertà e di socialismo che abbia mai raggiunto una scala così vasta nella storia dell'umanità.

Invece di difenderne la libertà e promuoverne lo sviluppo e la diffusione, la sinistra negli ultimi anni si è distinta invece nel difendere lobby e corporazioni (operatori telefonici, editori, albi professionali).

Internet consente a tutti di essere contemporaneamente produttori e consumatori di cultura, informazione, idee, opinioni, intrattenimento, ecc.

Chiaramente questo può dare fastidio solo alle grandi aziende che si fondano su sistemi di diffusione centralizzata (TV, stampa, case discografiche) ad alto costo di gestione e che pertanto devono lucrare sulle vendite e sui diritti d'autore (altrui) per mantenersi.

La discriminante è decisamente politica:

- o si sta dalla parte dei media centralizzati tradizionali (con il loro bagaglio di discriminazioni, censure, legami politici), che si fondano sul lucro e sulla vendita di prodotti - o si sta dalla parte del popolo della rete, che si fonda sulla condivisione e lo scambio, e se ne difende a tutti i costi la libertà (se volete, vi spiego come garantire agli autori adeguata ricompensa).

Circa 7 anni fa ho deciso di impegnarmi nella seconda direzione, temendo che la cultura di Internet venisse subissata da interessi economici e politici, quando le grandi lobby dei media avevano cominciato ad investire massiciamente sul video-on-demand, creando reti proprietarie complesse e costose, e rischiando di soffocare la Internet nascente.

Quel tentativo è stato sconfitto dal travolgente sviluppo democratico di una "Internet per tutti" (motto di ISOC). Non dobbiamo stare in silenzio adesso di fronte a questi rigurgiti dirigistici e centralistici.

Per quanto i politici cerchino di ammannircela come una iniziativa "ragionevole" e "nel nostro interesse", c'è una semplice domanda a cui i difensori della nuova legge dovrebbero rispondere: "Qual è il problema che dovrebbe risolvere?"

Non mi pare che le disposizioni sulla stampa abbiano eliminato le querele contro i giornalisti.

Tutto il resto è fumo: i siti Internet sono già automaticamente registrati nel DNS (basta fare un whois e si ottiene nome, cognome e indirizzo del responsabile), la data la fornisce HTTP ad ogni get.

Quanto agli utenti di Internet, non hanno proprio bisogno di tutela: sanno scegliere e decidere autonomamente le proprie fonti, che fortunatamente sono le più ampie e disparate. Internet è uno straordinario equalizzatore (lo ripete sempre J. Chambers, CEO di Cisco), poiché mette tutti sullo stesso piano e dà a tutti pari opportunità: i programmatori indiani, i designer sudafricani, i matematici polacchi, ecc. hanno modo di far conoscere ed apprezzare la loro opera in tutto il mondo.

Io trovo spesso materiale più interessante e utile in siti semisconociuti che in quelli di aziende blasonate. Pertanto l'autorevolezza si conquista sul campo, democraticamente, sulla base del merito effettivo, e non con campagne pubblicitarie o massici investimenti economici (Yahoo vs Jumpy).

Gli utenti di Internet stanno solo adesso cominciando a sviluppare gli strumenti per la prossima rivoluzione: il Peer-to-peer, le Customer Empowered Networks. Strumenti come i WebLog consentono a comunità di persone di scambiarsi opinioni e notizie in diretta e con la facilità del Web. Freenet, Gnutella e simili creeranno un universo di materiale comune e accessibile a tutti, un enorme spazio disco planetario.
Con le nuove tecnologie WDWM, ciascuno potrà crearsi le proprie reti autonome dagli operatori.

Stimolare la partecipazione dei peer o dei customer (cioè di tutti noi) dovrebbe essere l'obiettivo e il compito di una politica lungimirante.

P.S.
Gli sciocchi o ingenui politici sinistresi che sostengono che la nuova legge non cambia nulla, come si spiegano le trionfali dichiarazioni di Serventi Longhi, Abruzzo e altri giornalisti?

In ogni caso, non vorrei ritrovarmi, in un futuro non lontano in cui un potente editore controlla il governo, la TV di stato, gran parte della TV privata, un quota della stampa ai limiti di quanto concesso dall'attuale legislazione, ha partecipazioni nelle grandi aziende di telecomunicazione, di pubblicità, di finanza, a dover discutere in tribunale, sotto l'accusa di stampa clandestina, sull'interpretazione di questa legge e sulle "intenzioni", buone o cattive, del legislatore (cambiato nel frattempo).

Conosco bene gli effetti della legge sulla stampa, da quando nel '68 ero direttore di un giornale scolastico e avemmo difficoltà a trovare un sostituto al giornalista che figurava come direttore responsabile, nel momento in cui il giornale cominciò a trattare argomenti scomodi (figuriamoci, la riforma Gui della scuola). E non dimentico la telefonata minatoria da parte di funzionario della politica, il giorno prima che il giornale uscisse con un numero speciale dedicato alle manifestazioni studentesche in tutto il mondo.

Non sono queste subdole (o palesi) restrizioni alla libertà di stampa?
 

* L’autore è professore associato al Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, e da anni promuove lo sviluppo delle reti in Italia attraverso diversi incarichi.
Come membro della direzione del centro SerRA dell’Università di Pisa ha sviluppato una estesa rete privata in fibra ottica, che attraversa la città di Pisa e collega istituti universitari, enti locali e ospedali.
Come membro dell’OTS GARR, ha progettato e seguito la realizzazione della rete nazionale della ricerca GARR-B, la più complessa e sofisticata rete privata Internet in Italia, che collega ad alta velocità oltre 200 sedi universitarie e di enti di ricerca.
Come portavoce dell’Osservatorio Reti della Città Invisibile, ha promosso la campagna per l’abolizione della tariffa a tempo ed ha condotto le trattative con il ministro Maccanico per l’introduzione dello sconto sulle chiamate per gli accessi ad Internet. Ha fatto parte della Consulta di Esperti delle Comunicazioni del PDS

 

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