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Sistema informazione

Lo strano caso di una verità e una contro-verità inattaccabili

Legge-bavaglio e "disinformazione inconcepibile"

Berlusconi attacca di nuovo la stampa, mentre il TG1 non si accorge di smentire una dichiarazione che tutti hanno sentito pochi minuti prima, dalla viva voce del capo del Governo. Intanto cresce la mobilitazione contro la legge-bavaglio.

29.06.10

"Raccontano frottole, disinformano totalmente". Ancora i giornali nel mirino del capo del Governo. "I lettori dovrebbero scioperare per insegnare a chi scrive a non prenderli in giro", ha detto ieri. E ancora: "Da molti mesi vedo una disinformazione inconcepibile".
Ha ragione. In Italia la disinformazione è una regola che viene puntualmente seguita. Da anni, non da molti mesi. Da quando alla notizia segue la smentita o la contro-notizia. Senza che qualcuno si renda la briga di verificare se fosse vera la notizia o sia vera la contro-notizia.

Un esempio è proprio di ieri sera. Il TG1 delle 20 manda un video di Berlusconi che arriva a San Paolo del Brasile e dice: "Rivedremo la manovra". Chiaro, audio e video. Passa qualche minuto e arriva la contro-notizia. Il conduttore riferisce, impassibile, la rettifica del portavoce del presidente: "Ha risposto sì alla domanda se intenda incontrare le Regioni, ma quel sì non si riferiva certo alla possibilità di rivedere la manovra già delinenata". E aggiunge la stoccata finale: "Le riprese televisive possono confermare quanto stiamo asserendo".

Perfetto. Con le riprese televisive si ristabilisce la verità e si convincono anche i telespettatori più diffidenti.
Moviola, rewind, play. "Rivedremo la manovra". Tre parole chiarissime. Ma l'incidente è presto dimenticato e i telegiornali di questa mattina riportano solo la seconda verità, senza accennare allo strano equivoco. SkyTg24 fa di più: nell'edizione delle sette manda un video, simile a quello che abbiamo visto la sera prima, nel quale Berlusconi dice il contrario di quanto avevamo sentito e visto nel TG1. Due verità opposte, tutte e due documentate in video e audio.

Prima una verità inattaccabile, poi il suo contrario. Altrettanto inattaccabile. Un'informazione corretta dovrebbe spiegare il problema, anche se imbarazzante. Invece "buona la seconda" e via. Con l'eccezione del TG3, che ha fatto vedere la prima versione e ha dato conto della smentita. Mentre il TG1 delle 13.30 ha passato, con tanto di video, solo la seconda versione.

Per (s)fortuna ci sono sempre i giornali, quelli che fanno la "disinformazione inconcepibile", contro la quale i lettori dovrebbero scioperare. E i due maggiori quotidiani italiani (qui Repubblica.it e qui CorriereTV) riportano il primo video e riferiscono il rapido cambiamento di opinione del capo del Governo. Peccato che, messi insieme, i lettori dei due quotidiani siano molto meno degli spettatori del TG di Minzolini.

Ma questo episodio, per quanto significativo, sarà presto archiviato. Resta invece all'ordine del giorno l'opposizione al disegno di legge-bavaglio (il 1. luglio tutti di nuovo in piazza, a Roma e in molte altre città).
Non si è mai vista una mobilitazione di queste dimensioni. Sono scesi in campo anche gli editori di libri, quasi tutti. L'elenco comprende Laterza, Minimum fax, Rcs-Rizzoli, il gruppo Mauri Spagnol (Bollati Boringhieri, Garzanti, Guanda, Longanesi, Salani, Vallardi), Feltrinelli, Il Castoro, Chiarelettere, Donzelli, Fazi, Giunti, e/o, Instar, Iperborea, Il Saggiatore, Marcos y Marcos, Nottetempo, Ponte alle Grazie, Sellerio, Voland. Restano fuori le case controllate dal Presidente del consiglio: Mondadori ed Einaudi.

Dopo la mobilitazione della FNSI (il sindacato dei giornalisti), anche l'Ordine contesta il disegno di legge. Ha detto il presidente Lorenzo Del Boca che di fronte a norme che imbavagliano la stampa, i giornalisti sono richiamati al dovere deontologico della disubbidienza civile, a diventare obiettori di coscienza. "Tutto questo però comporta dei rischi individuali, quali sanzioni e persino il carcere. Quindi non possono essere lasciati soli. L'Ordine deve fare obiezione con loro".

Per la libertà di informazione è disposto ad affrontare il carcere anche il direttore di SkyTg24 Emilio Carelli. E l'amministratore delegato dell'emittente satellitare Tom Mockridge, rincara la dose: "Se Emilio Carelli dovesse andare in carcere, io andrò insieme a lui". Mockridge è uno che parla poco e non fa sconti a nessuno. Se arriva a questo punto vuol dire che la situazione è veramente al limite.

Ormai è chiaro che la partita che si gioca sul disegno di legge-bavaglio può determinare un punto di non-ritorno nella storia della democrazia in Italia. Il testo potrebbe arenarsi nella spola tra le due Camere (forse la conclusione più probabile, visti i dubbi che serpeggiano anche nella maggioranza - per non parlare del Quirinale, che ha prudentemente suggerito di occuparsi prima di altre cose).

Viste le condizioni dello scontro, non sarebbe un pareggio, ma una vittoria del sempre più vasto e agguerrito gruppo degli oppositori. Oppure il DDL potrebbe passare con l'ennesimo e più intollerabile voto di fiducia. A questo punto per il Presidente della Repubblica si porrebbe il problema della firma.

Se promulgasse la legge, la fiducia degli italiani nei suoi confronti scenderebbe a livelli mai visti e il provvedimento liberticida si schianterebbe contro le istituzioni europee e la nostra Corte Costituzionale.
Se invece Napolitano rispedisse il testo al mittente, lo scontro istituzionale raggiungerebbe un livello intollerabile, posto che è difficile che il capo del Governo compia spontaneamente la sola scelta dignitosa in un caso come questo: dimettersi.

Comunque vada, ci aspettano tempi difficili.

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