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Sistema informazione

In un lapsus gli effetti dell'offensiva del signore delle TV 

L'attacco mediatico, tra Grossa Berta e bavaglio

Sulla prima linea il signore delle televisioni schiera il più grosso calibro di cui dispone. Intanto nelle retrovie i sabotatori cercano di neutralizzare le ultime resistenze avversarie con una nuova, incredibile proposta di censura.

14.02.11

Lo avevano battezzato Dicke Bertha, Grossa Berta. Era un pezzo d'artiglieria di terribile potenza, costruito dalla tedesca Krupp alla vigilia della prima guerra mondiale. Poteva forare un muro di cemento armato spesso tre metri. Ma che c'entra la Grossa Berta con l'informazione di oggi in Italia, argomento consueto di questa pagine?

C'entra perché la Grossa Berta è ritornata in prima linea nello schieramento di artiglieria mediatica del signore delle televisioni e di tutto il resto. Ed è il segno evidente di una strategia da attacco finale. Strategia che si dice, ed è verosimile, studiata a tavolino da una "struttura Delta" agli ordini del Capo. Da qui la metafora militare con la quale è facile descrivere la situazione.
La Grossa Berta - al secolo il giornalista Giuliano Ferrara - è un obice di devastante potenza. E non per la stazza, ma per l'impressionante abilità di comunicatore.

Guardate il suo intervento al TG1 del 10 febbraio scorso: è formidabile. La sua oratoria, travolgente e chiarissima, altera la realtà dei fatti, fa passare per vere notizie che non lo sono, convince della sua fede nella causa che difende. Usa espressioni ad effetto che non significano nulla, ma si imprimono come rivelazioni nella memoria di uno spettatore poco attento. Supera addirittura il suo capo nel far passare per verità qualsiasi invenzione.

Certe armi da fuoco sono devastanti non solo per l'effetto distruttivo sui bersagli, ma anche per il rumore assordante che producono, tale da causare un forte disorientamento a chi si trovi anche a notevole distanza.
Però il botto della Grossa Berta non copre i colpi degli altri pezzi di artiglieria della stessa parte, si chiamino Libero, il Giornale o TG1. E chi si espone passivamente a tutto questo baccano può ritrovarsi in stato confusionale.

E può fare affermazioni come quella che abbiamo sentito urlare l'11 febbraio da una signora che manifestava contro la magistratura davanti al tribunale di Milano: "...la signora Boccassini che baciava un minorenne...".

E' un magnifico esempio di corto circuito da stordimento mediatico. Da una parte l'accusa di rapporti con una minorenne, levata contro il Presidente del consiglio. Dall'altra la notizia recente di un fatto vecchio di trent'anni, su un "atteggiamento amoroso" del PM Boccassini con un giornalista di sinistra. Dove il capo d'imputazione (giornalistico) è l'appartenenza politica del partner, non l'atteggiamento amoroso. Non siamo mica moralisti!

Ma nella memoria di chi non ha digerito bene il polpettone mediatico le due notizie si mescolano: il giornalista diventa minorenne. Formidabile dimostrazione di quanto il cannoneggiamento a tappeto, protratto per anni e con colpi di inaudita potenza, possa confondere le idee di chi non ha mezzi di difesa adeguati.

Questa è la prima linea. Intanto nelle retrovie parlamentari si prepara una mina, un'arma letale contro quel po' di informazione pubblica che non si adegua alle strategie della struttura Delta: un nuovo testo-bavaglio per la Rai, nella forma di un "atto di indirizzo" presentato in Commissione di vigilanza  dal senatore Alessio Butti del PDL.

Un atto di indirizzo non è di per sé vincolante, ma costituisce una solida base per gli interventi repressivi della direzione generale. Il testo di Butti presenta brutalità censorie più raffinate e devastanti delle "veline" del Duce. Qui alcuni passaggi, perché il testo integrale non è reperibile neanche sul sito della Commissione di vigilanza, che ha già incominciato a discuterlo e dovrebbe approvarlo a tambur battente.

A tratti si ha la sensazione che si tratti di uno scherzo, un pesce d'aprile in anticipo. Un solo esempio: si vieta ai programmi di approfondimento di occuparsi, per almeno otto giorni, di argomenti già trattati una volta da un altro programma. Come dire che, se Porta a Porta il lunedì parla di un "caso Ruby", non possono farlo né Ballarò il martedi né Annozero il giovedì e neanche, di nuovo, Ballarò della settimana dopo.

L'opposizione spara in aria con i suoi fucili di latta. Ma è molto probabile che il testo sia approvato, con qualche alleggerimento per dimostrare che la maggioranza è sensibile alle ragioni degli altri. Un nuovo bavaglio, una nuova censura, un altro passo indietro nelle regole della democrazia.

Però, a leggere bene tra gli stralci pubblicati online si trova un'osservazione giusta, forse un altro lapsus: la Rai "relega in posizioni assolutamente minoritarie le idee, i valori e le proposte della maggioranza degli italiani".
Già...

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