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Sistema informazione

Non basta il telefonino per fare di chiunque un reporter

La differenza tra "notizia" e informazione casuale

I fotoreporter non servono più: un importante quotidiano degli Stati Uniti li licenzia. Al loro posto i giornalisti della parola sono dotati di un iPhone che deve trasformarli in fotografi. Previo corso formativo, naturalmente.

di Andrea Monti - 15.07.13

Il 30 maggio 2013 i 28 fotoreporter del Chicago Sun Times hanno smesso di lavorare per la testata, essendo state le loro "funzionalità" accorpate in quelle dei giornalisti ai quali è stato impartito un corso base di iPhone-photography.

La notizia ha subito polarizzato le reazioni: c'è chi ha gridato allo scandalo e alla lesa maestà (dei fotoreporter) e chi, invece, ha ritenuto positivo l'espandersi del ricorso al citizen-journalism (le rozze foto scattate dal passante il cui unico merito era quello di essere, per puro caso, al posto giusto nel momento giusto).

Benché in Italia non si sia (ancora) arrivati a una decisione così drastica, l'invasione di foto e video "amatoriali" voluta dalle testate cartacee, radiotelevisive e online dimostra quanto si sia trasformato il concetto di "notizia", da "lettura" della realtà a congelamento anonimo e passivo di una scena.

Detto in altri termini, gli articoli e ancora di più le fotografie non sono mai stati neutri né oggettivi. Anzi, tanto più avevano valore quanto più erano in grado di raccontare una storia o di evidenziare un punto di vista.
Rimaniamo in ambito fotografico e immaginiamo di essere di fronte alla più classica delle scene drammatiche: una madre che piange la morte del figlio ammazzato da una pallottola.

Un fotoreporter potrebbe concentrarsi sul dolore della donna, lasciando sullo sfondo il cadavere, un altro che volesse documentare l'effetto delle armi vendute al Paese del terzo mondo da spregiudicati affaristi occidentali potrebbe invece accentuare il corpo martoriato dai proiettili e le mani insanguinate della donna che cerca di tamponare inutilmente le ferite. Un altro fotoreporter, ancora, potrebbe decidere di raccontare il contesto di quella morte, e dunque cercare di documentare la rabbia o la desolazione degli astanti.

Un giornalista della parola, per quanto bravo, non potrà "vedere" la scena come un fotoreporter e quindi l'effetto complessivo dell'accoppiata testo-immagine sarà molto meno efficace. Ma pur sempre meglio di quanto potrebbe fare un citizen journalist, cioè uno che passando per caso, invece, avrebbe puntato il telefonino e premuto un bottone.

Tutto qui. E se questo, per un giornale, è sufficiente, allora vuol dire che non sta pubblicando notizie ma pezzi casuali di esistenza, né più né meno come quelli che popolano le pagine dell'esercito di disperati di Facebook.

Che, almeno, è gratis.

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