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Professione giornalista

La laurea in giornalismo unica via d'accesso alla professione

di Franco Abruzzo
Presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia
27.11.01
 
Nota. Per offrire un quadro il più possibile esauriente del dibattito sulla professione giornalistica, riportiamo due comunicati dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, che offrono la visione più restrittiva del problema dell'accesso. Il testo della memoria inviata ai ministri è visibile sul sito dell'Ordine lombardo, insieme a molti altri documenti sull'argomento.

 

Comunicato stampa dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia

Memoria di Franco Abruzzo al Consiglio di Stato - Duro attacco alle chiusure dell'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia

"La laurea in giornalismo diventi il titolo esclusivo per l'ammissione all'esame di abilitazione"

Milano, 2 ottobre 2001. L'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia si è espresso, con un parere non vincolante, contro il collegamento tra la laurea in giornalismo e l'esame di Stato. L'ultima parola spetta ora al Consiglio di Stato (II sezione consultiva), che dovrebbe decidere a giorni. Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, con una memoria ha chiesto al Consiglio di Stato "di esprimere parere favorevole sull'obbligo (per il Ministero dell'Università di concerto con quello della Giustizia) di stesura del regolamento per l'esame di abilitazione professionale dei praticanti giornalisti, che abbiano conseguito la laurea specialistica in giornalismo. Così "modificando e integrando la disciplina vigente in virtù di quanto disposto dall'articolo 1 (comma 18) della legge n. 4/1999". Quest'ultimo articolo di legge dispone che, - con uno o più regolamenti, adottati ai sensi dell'art. 17 (comma 2) della legge 23 agosto 1988 n. 400, su proposta del Ministro dell'Università di concerto con il Ministro della Giustizia, sentiti gli organi direttivi degli Ordini professionali e con esclusivo riferimento alle attività professionali per il cui esercizio la normativa vigente prevede in atto l'onere del superamento di un esame di Stato - "sia modificata e integrata la disciplina del relativo ordinamento, dei connessi albi, ordini e collegi, nonché dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove".

In sostanza, scrive Abruzzo, «la laurea in giornalismo deve diventare il titolo esclusivo per l'ammissione all'esame di abilitazione». Tutto ciò sul presupposto che l'accesso alla professione giornalistica via Università rispetta senz'altro canoni democratici in quanto tutti i cittadini possono frequentare i corsi di laurea, mentre la Repubblica è impegnata dall'articolo 34 della Costituzione a perseguire una politica di apertura agli studi: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso". Tale principio viene attuato dallo Stato e dalle Regioni". "Oggi, invece, l'accesso alla professione giornalistica - scrive Abruzzo - è nelle mani degli editori: diventa giornalista chi viene assunto come praticante. Le Scuole di giornalismo (riconosciute dall'Ordine), con numero programmato, hanno rotto questo monopolio in minima parte (sono ex allievi il 7% dei 12mila giornalisti professionisti assunti a tempo pieno), dando priorità al merito e alle capacità dei singoli. Le amministrazioni pubbliche Ministero della Giustizia e Ministero dell'Università devono assicurare il rispetto dei principi dell'uguaglianza e dell'imparzialità (artt. 3 e 97 Cost.). Non ci possono essere figli e figliastri tra i professionisti legati a ordinamenti voluti dal Parlamento. I giornalisti meritano un eguale trattamento rispetto agli altri professionisti italiani: laurea ed esame di Stato! ".

La ricostruzione dei fatti

La richiesta di parere, a firma del Ministro pro-tempore dell'Università Giuliano Amato, è stata trasmessa il 2 aprile 2001 al Consiglio di Stato. Il 23 luglio 2001 la II Sezione consultiva del Consiglio di Stato ha emesso il proprio parere (interlocutorio) n. 488/2001 con il quale ha chiesto: "al Ministero dell'Università "i verbali della Commissione ministeriale, "CommissioneRossi"; limitatamente alle riunioni in cui si è dibattuto il problema della (non) riforma dell'Ordine dei giornalisti"; "e al Ministero della Giustizia,competente in materia di Ordini professionali, di esprimersi con un parere" .

Il 24 luglio 2001 il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha rivolto un appello ai ministri dell'Istruzione Università Ricerca (Miur) e della Giustizia, Letizia Moratti e Roberto Castelli, sul tema dell'accesso alla professione giornalistica: "Cari Ministri, la laurea in giornalismo ha senso se diventa l'unica via di accesso alla professione. Vi chiedo di essere severi con noi e di scrivere in fretta il decreto del nuovo esame di Stato. Non chiediamo sconti: vogliamo accedere alla professione per via universitaria esattamente come gli altri professionisti italiani". In data 6 settembre 2001 l'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia ha fatto conoscere il proprio parere. «Una lettura meditata di questo parere - sostiene Abruzzo - offre lo spunto per cogliere amnesie e contraddizioni sostanziali, che inficiano il ragionamento che ha portato codesto Ufficio a escludere la professione giornalistica dalla disciplina regolamentata dall'articolo 1, comma 18, della legge 14 gennaio 1999 n. 4, arroccandosi in una posizione conservatrice e involutiva, non rispettosa della volontà del Parlamento». Abruzzo sostiene ancora che "l'articolo 1 (comma 18) della legge n. 4/1999, che disciplina l'accesso alle professioni intellettuali, ha abrogato la norma anteriore sull'accesso alla professione giornalistica) ".

"Il Consiglio di Stato - dice Abruzzo - sarà coerente con ciò che ha già deciso il 21 maggio 2001, quando ha detto sì ai giornalisti laureati al vertice degli Uffici stampa delle pubbliche amministrazioni».

 

Appello di Franco Abruzzo ai titolari dei Ministeri Istruzione-Università-Ricerca (Miur) e Giustizia, Letizia Moratti e Roberto Castelli - Presto anche il Cup si occuperà del problema
«Cari Ministri, la laurea in giornalismo ha senso se diventa l’unica via di accesso alla professione. Vi chiedo di essere severi con noi e di scrivere in fretta il decreto del nuovo esame di Stato»


Milano, 23 luglio.
Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ha rivolto un appello ai ministri dell’Istruzione-Università-Ricerca (Miur) e della Giustizia, Letizia Moratti e Roberti Castelli sul tema dell’accesso alla professione giornalistica: «Cari Ministri, la laurea in giornalismo ha senso se diventa l’unica via di accesso alla professione. Vi chiedo di essere severi con noi e di scrivere in fretta il decreto del nuovo esame di Stato. Non chiediamo sconti: vogliamo accedere alla professione per via universitaria esattamente come gli altri professionisti italiani». La «Commissione Rossi», in attività presso il Ministero dell’Università, ha già scritto i decreti che rinnovano gli esami di abilitazione di tutte le professioni. Manca quello riferito ai giornalisti, che hanno un Ordine come le altre professioni intellettuali regolamentate. L’ex ministro dell’Università (nonché ex premier), Giuliano Amato, sollecitato proprio da Franco Abruzzo, ha chiesto sul punto un parere al Consiglio di Stato. Il parere è atteso da due mesi. Nel frattempo il presidente del Cup (Comitato unitario delle professioni), avv. Nicola Buccico, ha deciso di iscrivere il problema all’odg della prossima seduta del Comitato (che rappresenta tutte le professioni intellettuali) e di sostenere le ragioni dei giornalisti. Buccico è anche presidente del Cnf (Consiglio nazionale forense). Franco Abruzzo si è rivolto anche al neopresidente del Consiglio di Stato, Alberto de Roberto: «I giornalisti – ha scritto Abruzzo – vogliono legare il loro futuro all’Università e attendono con ansia un parere, che faccia fare un salto di qualità alla categoria e all’informazione italiana sul piano della preparazione e della responsabilità».
In sostanza sarà il Consiglio di Stato, in sede consultiva, a dirimere il contrasto tra l'Ordine dei giornalisti e il ministero dell'Università sul raccordo tra la laurea specialistica in giornalismo con l'ordinamento professionale. La Commissione Rossi non ha provveduto a scrivere il decreto sul nuovo esame di Stato dei giornalisti, sostenendo che l'attuale «prova di idoneità>, che i praticanti giornalisti sostengono per diventare professionisti, <non presenta i caratteri dell'esame di Stato».
Secondo i giornalisti, l'articolo 1 (comma 18) della legge 4/99 obbliga il Ministero dell’Università (Murst, oggi Miur) a <integrare e modificare> gli ordinamenti vigenti della professione giornalistica, stabilendo che quella universitaria sia l'unica via di accesso alla professione e che questa via richieda un esame di Stato rinnovato, il quale tenga conto della laurea specialistica (pubblicata nella <Gazzetta Ufficiale> del 23 gennaio 2001).
I giornalisti hanno rimproverato alla Commissione Rossi di non aver considerato gli atti parlamentari relativi alla legge 69/1963, che ha istituito l'Ordine dei giornalisti, e alla legge 4/1999, che dà al Murst (oggi Miur), di concerto con la Giustizia, il potere di cambiare gli accessi alle professioni regolamentate. La posizione di Rossi nasconderebbe così una banale questione nominalistica, ben potendo il Parlamento denominare, come crede, un esame di Stato.
Nel caso dei giornalisti, il legislatore, a salvaguardia dell’autonomia della professione, ha deciso di affidare l’organizzazione degli esami all’Ordine nazionale «in cooperazione» con la Corte d’Appello di Roma, che designa due magistrati di cui uno assume la presidenza della commissione esaminatrice, come garanzia di imparzialità e uguaglianza di trattamento.
Questo il tema della memoria ai ministri e al Consiglio di Stato: «Procedimento amministrativo relativo alla richiesta di parere al Consiglio di Stato sull’obbligo di stesura del regolamento per l’esame di abilitazione professionale (articolo 33, V comma, della Costituzione) dei praticanti giornalisti, che abbiano conseguito la laurea specialistica in giornalismo (classe 13/S in «Gazzetta ufficiale» , serie generale n. 18 del 23 gennaio 2001). Così «modificando e integrando» la disciplina vigente (articoli 29, 31, 32, 33 e 34 della legge n. 69/1963 e articoli 35 e seguenti del Dpr n. 115/1965) in virtù di quanto disposto dall’articolo 1 (comma 18) della legge n. 4/1999. L’intervento/testimonianza di Guido Gonella sull’esame dei giornalisti e la sentenza n. 5/1999 della Corte costituzionale».

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