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Lingua lessa e cervello fritto

Il lucernario olimpico

07.06.06 (scritto il 9 dicembre 2005)
Dalla Grecia all'Italia la fiamma olimpica non è arrivata via mare, magari su una nave a vela. Sarebbe stato bello.
Il fuoco di Olimpia è arrivato in aereo. Strano, ho pensato quando ho sentito la notizia, perché deve essere difficile trovare un comandante che consenta il trasporto di una fiamma libera sull'aeromobile.

Ma i telegiornali Rai, ripetendo l'informazione in diverse edizioni, ci hanno spiegato la soluzione: la fiaccola, hanno detto, è stata chiusa in un "lucernario". Lucernario? Come si fa a chiudere una fiamma in un lucernario?
Dal mio vecchio Devoto-Oli: "Lucernario Copertura a vetrate, atta a fornire un'opportuna illuminazione o anche areazione ad ambienti interni per lo più di notevole ampiezza".

Le immagini dei servizi spiegano il mistero: la fiamma olimpica è stata trasportata in una "lampada di Davy". Si tratta di una lanterna a olio inventata nel 1815 dal chimico inglese Sir Humphry Davy (1778-1829), per risolvere il problema delle esplosioni causate nelle miniere di carbone dalla fughe di grisou. La lampada di Davy, grazie a una reticella metallica, evita il contatto diretto della fiamma con la miscela esplosiva. Si sviluppa solo una piccola luce azzurrina, che avverte i minatori del pericolo. La lampada di Davy è ancora in uso sulle imbarcazioni, perché è robusta e sicura.
Tutto qui, una piccola notizia "a margine". Nessuno obbliga un giornalista a conoscere una lampada di Davy e la sua storia, ma forse l'organizzazione poteva inserire una nota nella cartella stampa. O il collega poteva informarsi.

D'accordo che la lampada di Davy è un'evoluzione delle antiche lucerne a olio. Ma dalla lucerna al lucernario il salto è troppo lungo.

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