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Buone letture

Tito Stagno - Sergio Benoni
Mister Moonlight
Confessioni di un telecronista lunatico
Minimum Fax, Roma, 2009
pp. 257, € 19,00

10.03.10
Quella notte io c'ero. Con un gruppo di amici, panini, patatine e cocacola. La lunga notte davanti al televisore in bianco e nero. L'uomo sulla Luna! Timoniere esperto di un'interminabile diretta, lui, Tito Stagno. E il battibecco con Ruggero Orlando. Ho ancora davanti agli occhi quelle ore irripetibili, che sono anche la nostalgia dei vent'anni, ma soprattutto il senso di avere in qualche modo preso parte a un evento unico, irripetibile.

In Mister Moonlight Tito Stagno, con Sergio Benoni, ci racconta tutto quello che successe prima di quella diretta, e durante. Un racconto avvincente, al centro di un'autobiografia a tutto campo, quasi impudica. La storia di un giornalista profondamente innamorato del suo lavoro, un professionista dell'informazione consapevole del suo ruolo e delle sue responsabilità.

Ormai ottantenne, ma lucido, impeccabile come quando faceva il "mezzobusto", Stagno ci parla di una televisione che non c'è più. Quella che selezionava e formava i giornalisti, li assumeva perché bravi e non perché "in quota" a questa o quella parte politica, a questo o quel notabile. Da un altro punto di vista è la stessa televisione che ci ha raccontato, qualche anno fa, Bruno Vespa in un altro libro largamente autobiografico: Rai, la grande guerra 1962-2002 (Rai Eri-Mondadori, 2002). Diversi gli autori, diversa la visione degli eventi. Una storia di informazione per Mister Moonlight, una storia di politica per l'anfitrione della "terza Camera della Repubblica".

Ma, in comune, la nostalgia per un passato di grandi imprese, di grandi personaggi, di una "missione" del servizio pubblico radiotelevisivo che oggi sopravvive in pochi programmi mandati in onda in orari "catacombali", secondo la definizione di Gianni Minoli, un altro "vecchio" protagonista della TV.

Un libro da leggere tutto in un fiato, che si chiude purtroppo con una riflessione tanto scontata quanto amara. Scrive Stagno: "E' successo che tutto quel mondo in cui ero cresciuto, pian piano è cambiato. E' finita una fase eroica - forse naïf, ma comunque onesta - nella quale avevo creduto. Quella della prima tv, fatta da persone più o meno capaci e generalmente perbene. Quella del giornalismo fatto con passione e a volte persino utile... Ed è incominciata l'era della mediocrità. E il gioco - in Rai come ovunque - si è fatto sporco".

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