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Buone letture

Gianpietro Mazzoleni - Anna Sfardini
Politica pop
Da «Porta a Porta» a «L'isola dei famosi»
il Mulino, Bologna, 2009
pp. 169, € 14.000

11.03.10
In queste lunghe sere della censura televisiva, mentre ci mancano più che mai gli "approfondimenti" delle trasmissioni imbavagliate, può essere interessante leggere questo libretto dal titolo azzeccato: "Politica Pop".
In barba al titolo, non è una lettura leggera, divertente. E' un'analisi a tutto campo dei rapporti tra televisione e politica, tra politica e televisione. Dove l'una condiziona l'altra, e viceversa, fino a fondersi in un magma dai confini incerti: infotainment (informazione e intrattenimento), politainment (politica e intrattenimento), fino alla politica che pervade sottilmente i reality, alle news che diventano spettacolo, allo spettacolo che diventa politica.
Con i comici che sostituiscono i giornalisti del ruolo di "cani da guardia" del sistema.

Gli autori dimostrano come tra televisione e politica sia presente un interscambio continuo, con i politici che si fanno attori davanti alle telecamere e gli attori che si trasformano in politici e siedono nel Parlamento. Che ne è in tutto questo dei cittadini-teleutenti?

Qui il discorso si fa complesso e molto interessante. Perché la "politica pop" non solo influenza le scelte nella cabina elettorale, ma cambia la percezione della politica stessa. Anche con effetti positivi - e questa è una sorpresa - perché attraverso lo spettacolo si crea un maggiore interesse verso la politica. Con un effetto "di ritorno" che ridetermina in senso spettacolare le forme della comunicazione politica.

Scrivono gli autori: "La logica dei media spinge in questa direzione, i politici non possono sottrarsi a ciò e accettano le regole del gioco mediatico, e il pubblico mostra di gradire. Così la comunicazione politica è sempre più una costruzione mediale e la realtà politica, quella che la gente conosce e «consuma», il prodotto della capacità del sistema della comunicazione di «costruire la realtà»".

La conseguenza è anche una "popolarizzazione" della politica, che comporta, secondo gli autori, anche un maggiore interesse verso la politica stessa. Però i dati sembrano contraddire questa tesi, quando mostrano le percentuali in crescita dei cittadini che non vanno a votare.

Chiude il libro una rassegna ragionata delle più importanti trasmissioni degli ultimi anni che in un modo o nell'altro fanno (o hanno fatto) politica, con i dati degli ascolti. Dai quali trovano conferma le tesi degli autori. E che confermano il vuoto di questi giorni da dimenticare.

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