Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013
Home Curriculum Blog Mappa del sito E-mail Storico

Televisione

Nuovi canali terrestri, mentre Rai e Mediaset attaccano Sky

TV digitali, grandi manovre in terra e in cielo

Per evitare la procedura di infrazione europea il governo "inventa" cinque nuovi canali terrestri. Che di fatto saranno tre. E il nuovo consorzio Tivù Sat si scontrerà col problema del decoder blindato di Sky, che non riceve altri canali. 
15 giugno 2009
Il calendario è rispettato, almeno per ora. Da domani a Roma e in altre zone del Lazio incomincia lo switch-over, il passaggio dalla TV terrestre dall'analogico al digitale. In queste aree lo switch-off, cioè lo spegnimento definitivo dell'analogico, dovrebbe avvenire in novembre. L'operazione coinvolge milioni di famiglie, tra mugugni e polemiche. Cerchiamo di mettere le cose in chiaro nella pagina Tutta la verità sul digitale terrestre. Qui ci occupiamo di un aspetto meno conosciuto della transizione, ma più importante: l'assegnazione delle frequenze, con la novità di cinque (apparenti) nuovi canali nazionali, usciti come conigli dal cilindro dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni.
Ancora più delicata è la questione che si sta trattando nel campo della televisione via satellite: Rai, Mediaset e La7 potrebbero togliere i loro canali in chiaro da Sky, in corrispondenza con la partenza di Tivù Sat, la nuova piattaforma satellitare che si porrebbe in diretta concorrenza con quella dell'australiano Rupert Murdoch. Oggi monopolista (in)discusso della Tv che viene dal cielo.
Partiamo, come è logico, da terra.

Top

Il problema che toglie il sonno al Palazzo è la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea per le norme della Gasparri che sbarrano la strada ai nuovi entranti nella televisione terrestre a copertura nazionale. Infrazione che potrebbe costare carissima all'Italia e a noi contribuenti. La soluzione escogitata dall'AGCOM con la delibera 181/09/CONS si articola in due passaggi: il primo è una revisione tecnica dell'assegnazione delle frequenze, che consente di ricavare altri canali attraverso un impiego più razionale della tecnica SFN (Single Frequency Network). In parole povere, si utilizza la stessa frequenza anche in aree adiacenti (isofrequenza), cosa praticamente impossibile con l'analogico.

Il secondo passaggio è nascosto nel rompicapo delle disposizioni della delibera 181: Rai e Mediaset rinunciano a un canale ciascuna. Si tratta, soprattutto per quanto riguarda la seconda, dell'attuazione delle sentenze della Corte costituzionale e delle varie leggi che hanno governato il sistema dalla "Maccanico" del 1997. Sarebbe una notizia esplosiva, ma c'è l'ennesimo espediente per conservare lo status quo.

Infatti alla fine della razionalizzazione resterà un "dividendo" di frequenze che dovranno essere restituite allo Stato. Che le dividerà in cinque "lotti", corrispondenti ad altrettante "nuove" reti televisive nazionali. Per l'assegnazione di questi lotti ci sarà una gara, simile a quella del 1999 che vide l'imprevista assegnazione della concessione a Europa 7. Tre di questi lotti saranno riservati ai nuovi entranti e ad altri operatori esistenti (esclusi gli operatori che prima della conversione delle reti analogiche e della razionalizzazione dei multiplex digitali esistenti DVB-T avevano la disponibilità di due o più reti televisive nazionali in tecnica analogica).
Gli altri due lotti saranno aperti a tutti e non è difficile prevedere che saranno "conquistati" da Rai e Mediaset. Tutti contenti?

Forse, perché resta un interrogativo su Europa 7, la televisione che non c'è. La delibera in un primo passaggio sembra dare per definitiva l'assegnazione del solo canale 8 della banda III, secondo la sentenza del Consiglio di Stato del 20 gennaio scorso. Frequenza che non appare sufficiente a garantire la piena copertura nazionale (vedi Europa7: un milione, una frequenza, una beffa).

Ma in un secondo passaggio l'AGCOM afferma che un equo numero di reti digitali pianificate deve essere riconosciuto alle emittenti esistenti, per salvaguardare gli investimenti effettuati e per permettere a tali operatori di assicurare la continuità dei loro servizi televisivi attualmente offerti in tecnica analogica , tenendo anche in considerazione i recenti sviluppi tecnologici come l’Alta Definizione (HD) e l’interattività. In virtù del principio di non discriminazione tale regola sarà applicata anche all’emittente Europa 7, recente assegnataria di un canale televisivo. Questo potrebbe significare anche una più favorevole "sistemazione" per l'emittente di Francesco Di Stefano.  

Nell'attesa di verificare l'effettiva soluzione delle questioni aperte, la Commissione europea ha sospeso, ma non chiuso, la procedura di infrazione.

Vediamo ora le "grandi manovre" in campo satellitare. Rai, Mediaset e Telecom Italia Media (cioè La7) hanno dato vita al consorzio Tivù Sat, una nuova piattaforma satellitare gratuita che si porrà in concorrenza con Sky. Trasmetterà in primo luogo i canali generalisti delle tre società. Di conseguenza gli stessi canali saranno tolti dalla piattaforma dell'attuale monopolista del cielo? Sono in corso trattative difficili, perché la posta in gioco si misura in centinaia di milioni di euro.
Ma c'è un problema che riguarda i telespettatori. E' la questione del decoder "blindato" di Sky, che quasi certamente renderà inevitabile l'acquisto di un secondo decoder satellitare per ricevere i canali di Tivù Sat.

In estrema sintesi, il problema è questo: il decoder Sky è indispensabile per vedere i programmi della piattaforma, perché l'operatore adotta una codifica proprietaria, il Videoguard della controllata NDS. E, in barba alle disposizioni europee sulla concorrenza, non concede ad altri l'utilizzo di questa codifica, sicché nessun altro può vendere decoder (o i corrispondenti dispositivi CAM per i decodificatori aperti) in grado di ricevere i programmi della piattaforma Sky. Per di più il decoder Sky permette di vedere solo i pochi programmi che sono compresi nella sua piattaforma, "cancellando" centinaia e centinaia di canali in chiaro e codificati che sono ricevibili con gli apparecchi commerciali.

Dunque, o si obbligano gli utenti a comperare e installare un secondo decoder (con notevoli complicazioni tecniche), o si obbliga Sky a concedere la licenza per la decodifica del Videoguard, in modo che il decoder Tivù Sat o altri decoder possano ricevere anche i canali della piattaforma Sky. Fino a oggi tutti i tentativi di costringere la società di Rupert Murdoch al rispetto delle normative antitrust sono andati a vuoto (vedi i molti articoli sull'argomento nell'indice di questa sezione).
In sostanza, Sky può rendere molto difficile il decollo del secondo operatore satellitare. Si paga così l'errore commesso con l'abrogazione della norma sul "decoder unico", che era stato imposto dall'art. 2. c. 2 della legge 29 marzo 1999, n. 78.

Ma di questi "errori", che sempre giovano a qualcuno, è piena la storia del sistema televisivo italiano.

Nota: questo articolo è un aggiornamento dei capitoli 6 e 7 del libro L'anomalia

Per intervenire su questo argomento scrivi a

Top - Indice della sezione - Home

© Manlio Cammarata 2009

Informazioni di legge