Manlio Cammarata repoprter Manlio Cammarata reporter - Archivio 2006-2013
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Iacobelli edizioni
224 pagine - € 9,90
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L'articolo di Giovanni Valentini
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Presentazione del volume
Interventi di R. Zaccaria,
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Europa 7: Lo strano caso della televisione che non c'è
Intervista a F. Di Stefano
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Intervista di Marzia Coronati
(17.09.09)
"Un libro per viaggiare" su Isoradio a cura di Paolo Testa
(10.09.09)
"Nudo e crudo" su Radio Uno
Intervista di Giulia Fossà (17.06.09)
Claudio Petruccioli (presidente Rai 2005-2009):
«Finito il proporzionale, entrati in un sistema maggioritario, per quanto scombinato e claudicante, attivato il meccanismo dell'alternanza, il governo del servizio pubblico non poteva restare affidato ad una riproduzione del sistema politico. C'era - e c'è - un solo modo per rifondare in modo credibile quel governo: tagliare il cordone ombelicale della dipendenza del servizio pubblico dalla politica. Esattamente quello che non è stato fatto, quello che deve essere ancora fatto. Se non si recide il cordone ombelicale e resta il maggioritario (anzi, neppure il maggioritario; basta l'alternanza) la dipendenza dalla politica trascina la Rai nell'ambito dello spoil system. Sarebbe la liquidazione definitiva del servizio pubblico».
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Nel viterbese lo "switch-off" è diventato "black-out" - 08.02.10

Ieri sono stato a trovare un vecchio amico che abita in campagna, in provincia di Viterbo. Mi ha stupito vedere due zapper per il digitale terrestre accanto ai televisori. Ma lo switch- off per questa zona non è previsto per il 2012? "Qui - mi ha risposto - ho sempre ricevuto i canali trasmessi dalla provincia di Roma. Con lo switch-off non ho visto più nulla. Allora ho chiamato un tecnico che ha orientato l'antenna verso un altro trasmettitore della zona di Roma e mi ha risolto il problema. Ma per altri che abitano da queste parti non è stato possibile, così per vedere i programmi che non sono trasmessi in chiaro dal satellite, devono aspettare due anni".
Oppure, aggiungo io, spendere un centinaio di euro per comperare un decoder Tivù Sat (e la parabola, se non ce l'anno), perché le smart card non sono in vendita. Nonostante il provvedimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che risale al 16 dicembre 2009.                                                                                   

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Una recensione su Bottega Scriptamanent - 28.01.10

Grazie ad Anna Guglielmi per la bella recensione su Bottega Scriptamanent, della quale riporto un passaggio:                                                                  

Il lavoro di Cammarata ha l’intento di smascherare con decisione e lucidità questa situazione, ripercorrendo – come egli stesso afferma – «la storia e la cronaca seguendo un filo conduttore meno comune: quello della legalità». Si tratta infatti di un libro che, pur affiancando nella tematica numerose altre pubblicazioni, non appare assolutamente superfluo in quanto affronta la questione in modo differente e sicuramente utile dal punto di vista sociale. A rafforzare questa linea troviamo la constatazione che «da quasi mezzo secolo la storia della televisione italiana è segnata dal “botta e risposta” tra due istituzioni, la Corte costituzionale e il Parlamento». Il saggio, infatti, è un alternarsi di normative e sentenze che il più delle volte sollecitano il legislatore a emanare una legge generale che rispetti i principi costituzionali: una richiesta costante e ripetuta – perché necessaria, ma inascoltata – tanto che l’autore giunge a indicarla come un «tormentone».
Apprezzabile anche il modo in cui il saggio è scritto: lucido, analitico, lineare, senza tecnicismi giuridici; aspetti che contribuiscono a renderlo assolutamente piacevole e comprensibile.
È importante tenere presente che tutta l’analisi e la ricostruzione si basano solo su documenti formali, quali gli atti normativi e le sentenze dei giudici. È proprio la presenza degli stralci di tali documenti a fare da struttura portante all’intero saggio. Numerosi passi – riportati e sottolineati, poi commentati, infine confrontati – danno corpo al lavoro. In questa elaborazione, il valido e imprescindibile compito dell’autore è quello di fare chiarezza, di collegare tra loro i vari elementi, di evidenziare ed esplicitare aspetti fondamentali, quanto trascurati o volutamente messi in ombra. Il tutto con l’utilizzo di frasi brevi e dirette, che non lasciano spazio a interpretazioni errate o azzardate.

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Rinviato lo switch-off in Piemonte orientale e Lombardia. Perché? - 26.01.10

Il Dipartimento per le comunicazioni ha comunicato il calendario degli switch-off della TV analogica nel 2010. Switch-over, con il passaggio di Rai Due e Rete 4 alla sola tecnologia digitale, il 18 maggio in tutta la Lombardia, nel Piemonte orientale (Novara, Vercelli, Asti, Alessandria, Biella e Verbania) e in Emilia Romagna (a Parma e Piacenza).
Lo switch-off è programmato dal 15 settembre al 20 ottobre in Lombardia, Piemonte orientale, province di Piacenza e Parma; dal 21 ottobre al 25 novembre in Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia; in Liguria dal 26 novembre al 20 dicembre.
Il decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2008 prevedeva lo switch-off in Piemonte orientale, Lombardia, Parma e Piacenza per il primo semestre di quest'anno. Il rinvio, secondo voci di corridoio, è dovuto alla pessima esperienza del Lazio: nessuno se la sente di affrontare milioni di utenti furiosi perché non riescono a vedere i mondiali di calcio...                                                                               

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E' questo il "servizio pubblico" per cui paghiamo il canone? - 15.01.10

Sono passati due mesi dallo switch-off nel Lazio. Non bastano per risolvere i problemi tecnici del passaggio? Ecco come ricevo, quando li ricevo, i tre canali "TEST" del servizio pubblico. Il MUX principale, quello sulla banda VHS, qui non arriva, come non è mai arrivata Rai Uno ai tempi dell'analogico. RaiNews24, che non è presentata come "test", spesso non viene nemmeno vista dai decoder nelle ripetute risintonizzazioni di diversi ricevitori. I canali Mediaset si vedono bene, tra una marea di altre emittenti.
Questo è il servizio pubblico in una zona "marginale". Non sperduta tra le montagne, ma a pochi chilometri dalla Capitale. Qualcuno vuole spiegarmi perché, e quando, la Rai assolverà gli obblighi del servizio pubblico previsti dal contratto di servizio? Il canone deve essere pagato da tutti, è la legge. Ma se si vuole ridurre l'enorme evasione, non si potrebbe incominciare fornendo un servizio che lo giustifichi?                                   

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Il "Cielo" è sulla terra, Tivù Sat sarà per tutti (i decoder) - 17.12.09

Ieri ci sono state due importanti novità: Cielo, il canale terrestre di Sky, ha iniziato le trasmissioni e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso che la tessera Tivù Sat deve essere distribuita senza l'obbligo di acquistare un apposito decoder.
Non è ancora chiaro su quali basi il Ministero delle Comunicazioni abbia deciso di rilasciare l'autorizzazione all'azienda di Rupert Murdoch (vedi Mediaset contro Sky nella guerra delle televisioni). Per ora basta rilevare che il TG di Sky non fa concorrenza ai cinque telegiornali controllati dal signore delle televisioni, ma va in onda alle 19 e alle 24, cioè negli orari del TG3, l'unico "indipendente" della Rai.
La decisione dell'AGCOM sulla tessera Tivù Sat era scontata. Ne parleremo appena sarà disponibile il provvedimento. Ora aspettiamo attendere l'annunciato, e già criticato da molte parti, decreto legislativo di attuazione della direttiva 2007/65/CE "Servizi di media audiovisivi senza frontiere": potrebbero esserci brutte sorprese per le produzioni italiane di fiction, per Sky e, in alla fine, per i telespettatori.                              

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A "Porta a porta" il plastico del delitto digitale terrestre - 27.11.09

"Non occorre risintonizzare il decoder. I canali sono stati assegnati dal Ministero e restano quelli". La prima affermazione del vice-ministro alle comunicazioni Paolo Romani a Porta a porta di ieri sera lascia a bocca aperta tutti i teleutenti di Roma che da dieci giorni risintonizzano continuamente i ricevitori alle prese con programmi scomparsi, canali spostati ed emittenti che non emettono (vedi Switch-on. E nel Lazio il caos e i canali fantasma). Le difficoltà? "Inevitabili disguidi". E poi: "Impossibile che ci siano zone dove il segnale non arriva". Evidentemente il vice-ministro non vede la televisione.
Le obiezioni del suo predecessore Paolo Gentiloni lo hanno costretto a fare marcia indietro, a precisare, a spiegare. Di fronte al direttore generale Mauro Masi, alquanto a disagio, e a una "controparte" di personaggi del piccolo schermo nel ruolo degli "imbranati digitali", non si capiva se autentici o per contratto.
Hanno chiamato anche un superesperto a spiegare come si sintonizza il televisore o il decoder, che per l'occasione illustravano la scena del delitto al posto dei noti plastici. Peccato che il superesperto "impallasse" continuamente la telecamera, vicino a un Vespa così confuso che non lo invitava neanche a spostarsi.
La vera "chicca" è stata però verso la fine. Quando, costretto ad ammettere l'esistenza della piattaforma Tivù Sat, il vice-ministro ha detto che si può ricevere con qualsiasi decoder satellitare. Mentre, come sanno tutti quelli che il digitale terrestre non lo ricevono, ci vuole un decoder apposito, che per di più non si trova nei negozi.
Il tutto nel contesto di una celebrazione della Rai, del suo glorioso passato e dei suoi nuovi canali, che il buon Gentiloni ha definito "Rai pride".
Per fortuna ho un decoder satellitare e il programma non era criptato. Altrimenti non lo avrei visto, perché qui Rai Uno in digitale terrestre non si vede, nonostante tutte le risintonizzazioni, le messe a punto dell'antenna e le assicurazioni del vice-ministro competente.                                                                             

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Rai penalizzata anche in Sardegna - 23.11.09

A proposito di Switch-on. E nel Lazio il caos e i canali fantasma, lo stesso capita anche in Sardegna dopo più di un anno. Se ci sono problemi, le prime a "sparire" sono le reti RAI, raramente quelle Mediaset.
Piero Borelli, Sassari

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Roma, switch-off OK. Aspettiamo lo switch on! - 18.11.09

Switch-off significa "spegnimento". A Roma l'altro ieri si è compiuto, come da programma: nessun trasmettitore analogico è più in funzione. Gli schermi dei vecchi televisori sono definitivamente vuoti. Ma lo switch-on, cioè l'avvio delle trasmissioni digitali, è tutt'altro che completo. I decoder (e i loro proprietari) impazziscono. Un numero smisurato di emittenti che appaiono e scompaiono, si spostano, esistono ma non trasmettono...
Peggio di tutti stanno i tre canali principali della Rai. Si è scelto di trasmetterli in VHF (la banda del vecchio "Nazionale", poi diventato Rai 1), che ha caratteristiche di propagazione meno favorevoli della UHF e in molte aree della provincia non si riceve. Tardivamente si cerca di porre rimedio con tre canali "TEST" che funzionano a intermittenza sull'UHF. Tivù Sat? Ammesso che si trovino i decoder, non offre l'informazione regionale né le emittenti private. Un problema di non facile soluzione. Se almeno si distribuissero smart card da usare nei decoder satellitari esistenti, una parte del problema sarebbe risolta: la Rai assolverebbe non solo sulla carta l'obbligo di fornire il servizio pubblico su tutte le piattaforme tecnologiche.
Intanto si incomincia a discutere del nuovo contratto di servizio della Rai. Il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni riferisce alla Commissione parlamentare di vigilanza ed elenca una serie di problemi. Fra gli altri, quello dell'oscuramento di molte trasmissioni Rai sul satellite di Sky. Dice Calabrò: "Per consentire una copertura integrale della popolazione, le linee guida prevedono che l’intera programmazione della Rai, nella fase di passaggio dalle trasmissioni in tecnologia analogica a quella digitale, sia visibile su tutte le piattaforme tecnologiche, limitando al massimo il criptaggio delle trasmissioni di servizio pubblico diffuse in simulcast. E’ un aspetto che l’Autorità giudica di fondamentale importanza per l’utente ed in merito al quale non ha mancato di aprire apposita istruttoria, in occasione del lancio della piattaforma Tivùsat".
Bravo Calabrò. Ma perché non interviene subito?                                         

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Scomparsi i canali Rai - 12.11.09

Abito a un tiro di schioppo da Roma, in un comune dove la televisione terrestre arriva male. Mai ricevuto Rai 1, male Rai 2 e Rai 3. Il satellite ha risolto per un po' di anni il problema, ma da un po' di tempo si moltiplicano le trasmissioni criptate...
Con lo switch-over di primavera erano comparsi i canali Rai sul digitale terrestre. Con qualche disturbo, ma comunque visibili.
Ora si prepara lo switch-off nel Lazio e Rai 1, 2, 3 e 4 scompaiono. Hai voglia a "risintonizzare" i decoder: niente. Una ricerca sul sito di DGTVi conferma che qui il MUX A, quello dedicato ai primi quattro canali Rai, è praticamente irricevibile. Dice la pubblicità: c'è Tivù Sat, basta comperare il decoder. Già, quello che non si trova nei negozi. E se si trova è un apparecchio obsoleto, senza l'alta definizione e senza l'uscita PVR per registrare. Ho già due decoder satellitari, uno addirittura con hard disk interno. Perché dovrei comperarne un'altro, meno efficiente? Perché non hanno messo subito a disposizione i CAM? Perché non hanno usato una codifica standard? Perché non distribuiscono le sole smart-card (pare che funzionino anche con i CAM Nagravision già disponibili)?
L'ennesimo effetto dell'anomalia televisiva italiana. E forse un grande imbroglio ai danni della stessa Rai e degli utenti. Ne parleremo presto.                                   

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Una recensione su Rinascitaecultura’s Blog - 28.10.09

L'avvocato Giovanna Salerno commenta L'anomalia su Rinascitaecultura’s Blog. Riassume i punti chiave dell'esposizione "puntuale e puntigliosa" e ne annota i difetti senza sconti:  "In definitiva il libro fa ben comprendere la singolarità della situazione italiana, utilizzando però un’esposizione quasi ossessiva di leggi e sentenze, che pur essendo garanzia di obbiettività, ne inficia il piacere della lettura".
L'osservazione mi induce a una riflessione sul perché ho intrapreso un lavoro impegnativo come la ricostruzione, il più completa possibile, del complicato groviglio giuridico che alla base del nostro sistema televisivo. Di libri sulla materia ce ne sono anche troppi, e tutti fanno riferimento a provvedimenti mai citati per esteso e a volte introvabili. Lo scopo che mi proponevo era appunto di colmare, per quanto possibile, tante lacune. E ho anche cercato di aiutare il lettore meno interessato ai dettagli con l'uso del carattere neretto nelle citazioni, per mettere in evidenza i punti essenziali e favorire il "salto" del contorno senza perdere il filo del discorso. Non ci sono riuscito?
Comunque, grazie per la recensione.                                                     

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Piemonte: finalmente si parla del satellite per la TV digitale - 23.09.09

Il TG3 di oggi, nell'edizione delle 14, ha ricordato che in Piemonte è in corso lo switch-off dell'analogico e che dal 9 ottobre la televisione si potrà vedere solo in digitale. La novità è che per la prima volta, da quanto mi risulta, si dice che potrà essere ricevuta sia dalle antenne terrestri sia dal satellite. E' una notizia interessante, perché può significare che Tivù Sat decolla, che ci sono i decoder. Qui a Roma e dintorni sono ancora introvabili. Qualche negoziante e qualche commesso della grande distribuzione non conoscono neanche l'esistenza della nuova piattaforma.
Qualcuno può darci notizie sulla situazione in Piemonte? Ci sono in vendita i decoder Tivù Sat? E quali?                                                                           

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Mi iscrivo nell'elenco dei farabutti - 16.09.09

Botta e risposta. Berlusconi: "La manifestazione della sinistra per la libertà di stampa è il contrario della realtà, siamo circondati nella politica, nella stampa e nella TV da troppi farabutti". E ancora: "La Rai, pagata con i soldi di tutti i cittadini, è l'unica tv pubblica che attacca una sola parte politica, il Governo, e attaccava sempre noi quando eravamo all'opposizione. Mi citi una trasmissione - chiede a Bruno Vespa - a favore del Governo: Report, Ballarò, Annozero, sono tutte contro di noi".
Il presidente della Rai Paolo Garimberti: "Il diritto di critica al nostro operato è legittimo, la delegittimazione sistematica e l’insulto no. In tutte le democrazie occidentali le tv pubbliche sovvenzionate dal canone criticano governi, coalizioni, partiti e singoli politici senza che nessuno gridi allo scandalo. Gli uomini pubblici e di governo che pensano che la Rai debba astenersi dal riportare critiche alla loro parte scambiano il Servizio Pubblico con le televisioni di Stato che operano in regimi non democratici. Per questo gli attacchi a singole trasmissioni della Rai e gli insulti ai suoi giornalisti vanno respinti con la massima fermezza: come ieri l’ho espressa a Vespa per le offese che gli erano state rivolte, oggi la mia solidarietà va a RaiTre, a Ballarò, a Report, ad AnnoZero e a tutti i lavoratori del Servizio Pubblico attaccati ieri proprio nella trasmissione di Vespa".
Bravo Garimberti! Merita un posto d'onore nell'elenco dei farabutti. Al quale, se permettete, mi iscrivo anche io (vedi Manlio Cammarata reporter farabutto).                         

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Tivù Sat sotto esame all'AGCOM. Ritorna il decoder unico? - 15.09.09

Un comunicato stampa dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni informa che è stata decisa "l’apertura di un’istruttoria per verificare il rispetto, da parte della RAI, degli obblighi di servizio pubblico e del contratto di servizio" in relazione all'avvio della piattaforma Tivù Sat. Sotto la lente dell'Autorità non c'è solo la "discesa" dei canali dell'emittenza pubblica dalla piattaforma Sky.
In attesa di conoscere i dettagli contenuti nel provvedimento di avvio dell'istruttoria, che dovrà concludersi in tre mesi, leggiamo i passi importanti del comunicato:
"L’Autorità, sulla base degli elementi raccolti, ha infatti riscontrato un’ insufficiente informazione agli abbonati sulle modalità di visione dei programmi RAI in simulcast via satellite, la mancanza di preavviso sulle scelte effettuate, la difficoltà di orientamento dei consumatori nella scelta degli apparati e una carenza di informazione sulla regolamentazione e le modalità di criptaggio dei programmi, la mancanza di tutela dei cittadini all’estero.
L’istruttoria dovrà accertare le modalità di distribuzione delle smart card (incluse quelle per gli italiani all’estero) i criteri per la distribuzione dei programmi televisivi privi di diritti per l’estero, la possibilità per tutti gli utenti di ricevere la programmazione di servizio pubblico gratuitamente su tutte le piattaforme distributive anche in linea con quanto avviene in altri paesi europei. Questo, per dare risposta alle concrete esigenze manifestate dai consumatori e per consentire lo sviluppo della concorrenza in base ai contenuti offerti e non alle apparecchiature utilizzate".
Proprio sul punto delle "apparecchiature utilizzate" il comunicato si conclude con una nota molto interessante: è stata avviata un'altra istruttoria, "al fine di accertare le tipologie dei decoder attualmente sul mercato, la loro conformità degli accordi di cessione delle licenze alla normativa di settore nonchè tutte le iniziative utili all’adozione di un decoder unico".
Evviva! Anche qui dobbiamo aspettare di leggere il provvedimento, ma il senso della notizia è che potrebbe finire lo scandalo del decoder blindato di Sky. Ricevere tutta la programmazione satellitare con un solo apparecchio è un diritto degli utenti, a suo tempo calpestato dalla stessa AGCOM e dalle autorità comunitarie. Ricordiamo che il decoder unico era previsto dalla legge 78/99, con una norma abrogata dal testo unico della radiotelevisione del 2005.    

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Alla televisione non c'è più "Allegria!" - 09.09.09

Mike Bongiorno se n'è andato. Nell'inevitabile coro di elogi alla memoria del grande presentatore c'è una voce stonata. Leggo (repubblica.it) che Paolo Villaggio ha detto: "Adattare quella cultura all'italiano medio ha abbassato il livello culturale del paese. Le grandi perdite per l'Italia sono quelle di Fellini o Moravia. Ci lascia piuttosto il ricordo di un'Italia felice". Fa riflettere.
Anche io non amavo il Bongiorno nazional-popolare. Nei suoi lunghi anni d'oro, da Lascia o raddoppia? a Rischiatutto e oltre ha rappresentato una TV leggera alla quale ben si adatta la definizione di "arma di distrazione di massa" (credo che il calembour sia di Marco Travaglio). Tanto più efficace quanto più sostenuta da una professionalità eccezionale.
Poi, come tanti, ho imparato ad apprezzare non solo la sua bravura, ma anche il senso dell'umorismo, quella capacità di prendersi in giro che è sintomo di intelligenza. I suoi duetti con Fiorello me lo hanno reso definitivamente simpatico.
E ora mi manca, ci manca. Ci manca quella televisione bene educata, qualche volta maliziosa ma mai volgare. Mai gridata in faccia al telespettatore. Leggera ma non "deficiente" come spesso è quella di oggi. Quella in bianco e nero, soprattutto. Perché insieme al colore arrivò l'emittenza privata e il livello incominciò ad abbassarsi nella caccia all'audience senza esclusione di colpi. Quella in bianco e nero, dicevo, fatta di scenografie sobrie, eleganti. Condotta da presentatori garbati, che entravano nelle nostre case chiedendo "E' permesso?". Come Enrico Simonetti, Enzo Tortora, Alberto Lupo, Corrado. E Lelio Luttazzi, ultimo supersite di una generazione di gentiluomini del video.
Si è tanto discusso, e si discute ancora, sulle dimissioni-licenziamento di Enrico Mentana da Mediaset la sera della morte di Eluana Englaro, perché i vertici aziendali avevano scelto di non cambiare il palinsesto e di mandare in onda Il grande fratello senza interruzioni. Nessuno però ha osservato che su Rai Uno, subito dopo che il TG aveva dato la triste notizia, aveva fatto irruzione sullo schermo un forsennato che berciava "Nel continente nerooo...". E nessuno si è dimesso o è stato cacciato per questa manifestazione di volgare indifferenza.
Forse, se quella sera Mike Bongiorno fosse andato in onda, non avrebbe lanciato il suo "Allegriaaah".                                                                          

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In Italia esiste la libertà di stampa? - 07.09.09

Questa mattina a Canale 5 Berlusconi, intervistato da Maurizio Belpietro, ha ripetuto la battuta di pochi giorni fa: "Con questa informazione, povera Italia" (potrebbe essere lo slogan della manifestazione per la libertà di stampa che si terrà a Roma il 19 prossimo). Gli ha risposto Ezio Mauro da Repubblica TV: "In Italia esiste la libertà di stampa. Poi ognuno la usa come vuole. E' diversa la questione del pluralismo televisivo, che è completamente cancellato".
Le due affermazioni del direttore di Repubblica sono corrette. Il paradosso è che si contraddicono. Perché, se è vero che l'80 per cento degli italiani si informa attraverso la televisione e che solo un italiano su dieci legge i giornali, l'informazione libera raggiungerebbe solo il dieci per cento della popolazione. Però, se si considera che una parte della stampa che gode della libertà di informare fa capo allo stesso padrone delle televisioni, la percentuale degli italiani raggiunta dell'informazione "libera" si riduce ancora. Se poi si considera che anche la stampa "libera" è soggetta a intimidazioni e attacchi, il quadro diventa ancora più fosco.
Insomma in Italia l'informazione è libera solo "sulla carta". Sulla Carta costituzionale e sulla carta stampata. L'una e l'altra lette da pochi.                                   

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La censura di "Videocracy", incredibile autogol della Rai - 28.08.09

Ieri mattina Repubblica.it ha pubblicato la notizia che la Rai ha rifiutato di trasmettere lo spot del film "Videocracy" di Erik Gandini, presentato come "evento speciale" alla Mostra di Venezia di quest'anno. Sul sito del quotidiano c'è anche il documento (di incerta provenienza e destinazione) che vorrebbe spiegare i motivi della censura.
Alla prima lettura l'ho trovato esilarante. Convinto che fosse un testo apocrifo, opera di un burlone per prendere in giro l'emittente di Stato, aspettavo la smentita. Poteva essere anche una trovata pubblicitaria della distribuzione, nella facile previsione che il video censurato e altri trailer sarebbero stati ripresi su centinaia di siti. Come infatti è accaduto. Invece a sera è arrivato il comunicato dell'ufficio stampa di viale Mazzini che, senza vergogna, attesta l'autenticità del testo e ne ribadisce il contenuto.
Sgrammaticato, scritto in una caricatura di burocratese, il documento descrive il film molto meglio dei due trailer di 30 secondi (che potete vedere qui).
Infatti ci informa che:

gli spot pubblicitari appaiono lesivi dell'onore e della reputazione personale del Presidente del Consiglio nella parte in cui, riprendendo ed approfondendo il collegamento tra la proprietà in capo a questi delle principali televisioni commerciali ed il contenuto soltanto di alcuni programmi messi in onda negli anni da tali emittenti, caratterizzati da donne prive di abiti e dal contenuta latamente "voyeuristico" delle medesime si determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso e ai suoi rapporti con il sesso femminile, formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo e dimostrate inequivocabilmente dai citati programmi che ne avrebbero resa inequivocabile attestazione.
Ancora:
Tali prospettazioni assumono connotati gravemente diffamatori, rappresentando un giudizio decettivo [sic!] sulla persona, oltretutto aggravato dal fatto che, affermandosi che l'80 per cento degli italiani trarrebbero informazioni dalla televisione, viene in sostanza asserito che negli anni gli orientamenti dei cittadini sarebbero stati condizionati da siffatta particolare visione della società e che gli stessi italiani avrebbero dovuto invece comprendere che la rivoluzione "sessuale" compiuta dalle emittenti televisive in questione, in linea con le non provate inclinazioni del proprietario, avrebbe in realtà anticipato la vera essenza della linea di comportamento della forza politica attualmente di maggioranza.

"le problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso e ai suoi rapporti con il sesso femminile"..."Le non provate inclinazioni del proprietario"... I maggiori telegiornali Rai non sono mai stati così espliciti nel riferire "l'affare Noemi" e le successive notizie sui festini nelle dimore del cavaliere.
Andrò a vedere il film, sperando che sia all'altezza del delirio della censura.         

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Noi tecnici abbiamo sbagliato qualcosa? - Giorgio, 27.08.09

Sono ingegnere e lavoro in una società nel settore delle nuove tecnologie. Quindi per me decoder, antenne e prese scart non sono un problema, sono il mio pane quotidiano. I problemi cominciano quando faccio il padre di famiglia, una famiglia-tipo con una moglie e due ragazzi di 16 e 14 anni.
Il primo problema è che abito in una zona collinare dove la ricezione della televisione è assai critica, per cui faccio parte di quel 10% di italiani ai quali è rivolta l'offerta Tivù Sat. E così incomincia la serie dei problemi conseguenti, che appariranno chiari dal seguente elenco:
1) Nel soggiorno abbiamo un nuovissimo televisore LCD, alta definizione, decoder DTT incorporato (che prende, con frequenti interruzioni, solo una parte dei canali attivi nell'area romana).
2) A questo televisore sono collegati uno Skybox e un decoder common interface con hard disk incorporato. Ciascun ricevitore ha la sua parabola, per semplificare i collegamenti. Inoltre ci sono un lettore di DVD e un vecchio videoregistratore VHS (perché con tre supertecnici in casa nessuno si mette a copiare su DVD le vecchie cassette, chiede la padrona di casa, protestando perché le abbiamo vietato di mettere le mani sul groviglio di cavi e ciabatte pieni di odiata polvere). Al decoder common interface è collegato anche un trasmettitore a radiofrequenza per portare il segnale nella stanza da letto e per l'audio c'è un sintoamplificatore 5.1 con relativi altoparlanti e cavi in giro per la stanza. Per Tivù sat mi basterebbe acquistare il CAM, ma quando sarà disponibile, considerando che non si trovano ancora i decoder annunciati per la fine di luglio?
3) In cucina c'è un piccolo tv CRT che riceve solo Rai 2 e Rai 3, con abbondante sabbia. Dovrà essere dotato di un decoder Tivù sat.
4) Nella stanza da letto c'è un altro vecchio CRT, con il ricevitore collegato al decoder CI. Anche per questo è previsto un decoder Tivù Sat.
5) Nella stanza dei ragazzi c'è il vecchio LCD con un secondo skybox e un decoder DTT, oltre a un PC con modem DSL (che viene usato anche come videoregistratore), qualche generazione di Playstation e un numero imprecisato di Ipod, telefonini e altri apparati digitali. Anche qui servirà un decoder Tivù Sat (e sono 3).
6) E i telecomandi? Vogliamo contare i telecomandi?
Mi chiedo, e le chiedo, come farà una famiglia italiana media come la mia, a gestire tutto questo armamentario senza avere le minime conoscenze tecnologiche necessarie? Lo sa l'italiano medio che collegando il decoder di Sky e quello di Tivù Sat alla stessa parabola alcuni canali possono sparire dall'uno o dall'altro? Come faranno gli anziani e tutti coloro che non hanno un figlio o un nipote disponibile a installare i nuovi apparecchi e soprattutto a spiegare come si usano? Mia suocera, che è un donna sveglia, non si rassegna al fatto che da quando Rai 2 e Rete 4 hanno spento l'analogico, per vedere i suoi programmi preferiti deve usare due telecomandi.
C'è qualcosa di assurdo in tutto questo, non sarà che noi tecnici abbiamo sbagliato qualcosa?
Giorgio
P.S. Complimenti per L'anomalia, un libro che mancava e che fa riflettere.

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Arriva il primo decoder Tivù Sat. Ma è nascosto - 26.08.09

Ieri ho fatto di nuovo un giro tra i centri commerciali della zona Nord di Roma alla ricerca dei decoder Tivù Sat. Su quattro meganegozi solo uno aveva, finalmente, il decoder "Humax Combo 9000B Tivù". A 159 euro. Ma non avevano detto che il prezzo non avrebbe superato i 99? Sì, ma questo è un "combo", cioè digitale terrestre e satellite in un solo pezzo. Scelta astuta: chi oggi compera questo, domani avrà poca voglia di comperare anche quello terrestre, obbligatorio fra tre mesi per lo switch-off dell'analogico nel Lazio. E chi sta per acquistare il terrestre, può decidere di spendere un po' di più per il combo. A questo Humax manca una caratteristica importante, che contraddistingue molti ricevitori recenti: non c'è la porta USB per il collegamento di un hard disk esterno (o anche di una capace chiavetta) per registrare i programmi. Significa dover comperare un registratore a parte, con tutte le complicazioni del caso e l'impossibilità di programmare registrazioni differite da canali diversi.
Particolare interessante: proprio vicino allo Humax era esposto un altro combo, l'XDome ad alta definizione compatibile con la codifica di Sky (vedi il post qui sotto). Ma i due apparecchi non solo non erano segnalati come nuovi, ma nemmeno esposti: due blocchi di scatole, in basso nello scaffale, confusi tra decine di altri. Nella grande distribuzione, quando c'è un nuovo prodotto che si suppone atteso da molti possibili acquirenti, o che si vuole comunque "spingere", lo si espone senza scatola all'altezza degli occhi dei visitatori. Ancora più efficaci sono gli espositori dedicati, bene in vista. Come quelli che, nello stesso negozio, propongono i decoder terrestri con la promozione dei canali a pagamento di Mediaset. Un'anomalia.                                                                  

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La Rai perde ascolti e forse qualcosa si muove per i decoder di Sky - 22.08.09

La Rai insiste nella politica di oscuramento delle trasmissioni attraverso la piattaforma di Sky. E perde ascolti, come è ovvio: ci sono molti utenti che non ricevono, o ricevono male, le trasmissioni terrestri. Se Sky non ritrasmette, i programmi non si vedono.
La politica dell'emittente pubblica è difficile da capire. L'oscuramento su Sky, come ho scritto nel post della vigilia di Ferragosto, sarebbe il sistema più efficace per il lancio della piattaforma alternativa Tivù Sat. Ma Tivù Sat, fino a oggi, è solo un annuncio. I decoder sono ancora introvabili. 
In tutto questo c'è, forse, una novità. Si trovano nei siti di vendite on line soluzioni per vedere i canali Sky anche con decoder non Sky. E CAM Videoguard per i decoder Common Interface. Tutto, viene precisato a chiare lettere, con il beneplacito dell'ancora (per poco?) monopolista del satellite. Vedi, per esempio, questo apparecchio).
Approfondirò la questione nei prossimi giorni. Se l'apertura sarà confermata, saremo di fronte a una mossa furba: ci sarà la possibilità di vedere i programmi a pagamento di Sky anche con i decoder Tvù Sat. Ma il mercato sarebbe veramente aperto se nei decoder Sky si potesse infilare la card di TV Sat. Comunque un decoder "combo", cioè in grado di ricevere digitale terrestre e satellite, con in più la possibilità di leggere le card di Sky e Tivù Sat, sarebbe il tanto agognato "decoder unico" che risolverebbe tutti i problemi degli spettatori.
In attesa dei prossimi sviluppi la situazione è questa: senza molte importante trasmissioni Rai, Sky perde attrattiva; Rai perde ascolti e quindi, in una prospettiva di breve-medio termine, perde soldi (in aggiunta a quelli che non riceve più da Sky per i canali criptati). Solo Mediaset non perde nulla.                                                          

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Spettatori furiosi per i canali oscurati su Sky. Ma non sanno che... - 14.08.09

E' arrivato Ferragosto, ma non sono arrivati nei negozi i decoder (promessi per il 31 luglio) in grado di ricevere i canali satellitari di Tivù Sat. In compenso la polemica sale di tono. I programmi Rai appaiono sempre più spesso criptati sulla piattaforma Sky. L'altra sera ha suscitato indignazione la scomparsa della partita Italia-Svizzera. Sono molti i telespettatori abituati a vedere i canali in chiaro Rai e Mediaset dal satellite e vivono i sempre più frequenti oscuramenti come un'ingiustizia. E non hanno torto.
Ma nessuno li ha informati che il box che hanno avuto "gratis" del monopolista del satellite è una trappola, introdotta illegalmente nel nostro paese nel 1994 con il beneplacito di autorità distratte o compiacenti. E che se il box in questione fosse un decoder "aperto", come prescriveva la legge del 1999 sul decoder unico, basterebbe inserire la tessera di Tivù Sat per vedere tutto gratis. Appare strano invece che tanti giornalisti ignorino la questione, nei tanti articoli che in questi giorni registrano i malumori del pubblico. Possono aggiornarsi a partire da Tre domande sul decoder "blindato", che contiene i link alle altre pagine dedicate alla questione.
Ancora più strano è il fatto che la Rai moltiplica gli oscuramenti prima che sia possibile ricevere i canali di Tivù Sat. Potrebbe un sistema un po' brutale per convincere più telespettatori possibile a passare senza indugio alla nuova piattaforma gratuita. Ma i decoder non si trovano e si dovranno aspettare molti mesi prima che siano disponibili i CAM per i decoder Common Interface, quelli che possono ricevere tutto (tranne i canali blindati di Sky).
In questo modo si provoca malcontento e si accredita l'immagine di Sky come "vittima" delle manovre di "Raiset". Mentre dovrebbe essere trascinata davanti alle autorità competenti per rendere conto di una politica contraria alle regole del mercato.
In sostanza, tutta l'operazione Tivù Sat appare strana, nei tempi e nei modi. Ma siccome non risulta che i suoi dirigenti siano stupidi o incompetenti, c'è qualcosa di non detto che ancora non si riesce a capire.                                                          

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La Rai sotto attacco nella guerra delle "piattaforme" - 05.08.09

Su la Repubblica di oggi un articolo di Claudio Tito rivela un piano "segreto" del Governo per togliere da Sky anche Rai Uno, Due e Tre, dopo le reti RaiSat, che andranno gratis sul digitale terrestre, a mano a mano che si compiranno gli switch-off territoriali.
In che cosa consisterebbe il piano? In una modifica del contratto di servizio (che scade a fine anno), grazie alla quale la Rai non sarebbe obbligata ad andare su "tutte" le piattaforme, ma "almeno su una" piattaforma, quindi solo su Tivù Sat.
Le conseguenze: un indebolimento della Rai che, oltre ai mancati introiti per la fine del contratto RaiSat-Sky, perderebbe spettatori nell'attesa della diffusione del DTT o di Tivù Sat, e quindi perderebbe anche pubblicità. Solo vantaggi per Mediaset, diretta concorrente di Sky nella pay-tv. Fra l'altro al primo posto della lista di Sky, dove oggi c'è Rai Uno, potrebbe andare un canale Mediaset...
Non basta. L'espresso del 23 luglio ha riferito di un altro piano, sempre da attuare con strumenti legislativi, per spostare ancora di più verso Mediaset il baricentro degli introiti pubblicitari, a danno del concorrente Sky. E della Rai, tanto per cambiare.
In tutto questo crescono gli interrogativi a proposito di Tvù Sat. I decoder non sono ancora nei negozi. Ma, se si tratta di una piattaforma "aperta" e neutrale, perché non mettono in vendita le schede, a pochi euro, dai tabaccai, nelle edicole, nei grandi negozi di elettronica di consumo? I primi utenti sarebbero quelli che hanno già un decoder Common Interface o con il CAS Nagravision integrato. Centinaia di migliaia, probabilmente.
Intanto una piccola scoperta. Tra le caratteristiche tecniche del primo decoder marcato Tivù, spicca un dato interessante: ha la guida ai programmi di Sorrisi e canzoni. Edito, per chi non lo sapesse, dalla famiglia Berlusconi.                                              

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RaiSat "scende" da Sky. E Tivù Sat non è nei negozi - 01.08.09

Le trattative tra Rai e Sky non sono andate a buon fine. I canali RaiSat Cinema, RaiSat Extra, RaiSat Gambero Rosso Channel, RaiSat Premium, RaiSat Yoyo e RaiSat Smash Girls non sono più presenti sulla piattaforma Sky. Sembra che saranno trasmessi sul digitale terrestre (gratis?), con l'eccezione di Gambero Rosso e Smash Girls, che sono stati venduti. Non si capisce ancora che fine faranno i canali in chiaro, presenti nelle prime tre posizioni della lista blindata del monopolista del cielo. Il sito di Raisat è "in manutenzione"
Naturalmente scoppiano le polemiche, perché con la "discesa" dalla piattaforma la Rai perde soldi e spettatori. Si indebolisce nei confronti del concorrente Mediaset. Se poi spariranno anche i canali "istituzionali" in chiaro dai primi numeri del telecomando di Sky, i vantaggi per Mediaset saranno più che evidenti. L'ennesima manifestazione dell'anomalia italiana.
Il problema sarebbe meno grave se la piattaforma Tivù Sat fosse attiva e se le sue trasmissioni potessero essere ricevute dai milioni di decoder già presenti nelle case degli italiani.
Ma Tivù Sat resta "virtuale". Un mistero, sotto qualche punto di vista (vedi "Tivù". La nuova televisione o la vecchia anomalia?). Il debutto era previsto per ieri, 31 luglio, con i decoder in vendita almeno nei punti della grande distribuzione. Questa mattina ho fatto un giro tra i centri commerciali della zona Nord di Roma, visitando gli store più frequentati: Centro Giotto, Euronics, MediaWorld e Unieuro. Neanche un decoder Tivù Sat, né un manifesto, nulla di tutto quello che dovrebbe accompagnare il lancio di un nuovo servizio. I commessi di Centro Giotto e Unieuro ignoravano addirittura l'esistenza di Tivù Sat. Gli altri ipotizzavano l'arrivo dei decoder prima di ferragosto.
Intanto i reparti erano affollati di persone che acquistavano i ricevitori per il digitale terrestre. Per lo più zapper, cioè inutili in vista del satellitare Tivù.               

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Non è vero che Tivù Sat è gratis. Si deve comperare il decoder! - 24.07.09

Ho ricevuto diverse e-mail da lettori che protestano perché, dicono, Tivù Sat non è gratis come si vuol far credere: è necessario comperare il decoder, perché le trasmissioni sono criptate. Non condivido questo punto di vista e cerco di spiegare in poche righe il perché.
Parte della programmazione deve essere criptata perché le emittenti hanno acquistato i diritti di trasmissione solo per l'Italia e il satellite copre un'area molto più vasta. Quindi è necessario che certi programmi siano ricevuti solo dall'utenza italiana, che disporrà - gratis - della smart card.
Quanto al fatto che si debba comperare il decoder - un decoder "aperto", in grado di ricevere qualsiasi canale e non limitato come quello di Sky - mi sembra del tutto normale. Se vuoi vedere la televisione devi avere un televisore. Non te lo regalano, devi comperarlo. Se vuoi ricevere le Tv via satellite devi comperare un ricevitore adatto a quello che vuoi vedere. E se hai un decoder "common interface" ti basterà acquistare il modulo di decodifica (CAM), appena sarà disponibile.
Sky non regala il decoder. Ti costringe a usare il suo, compreso nel costo dell'abbonamento, con il quale puoi vedere solo i pochi canali della piattaforma. E non puoi neanche decidere l'ordine dei tuoi preferiti.
Nessuno ha protestato quando, nel lontano 1961, ha dovuto comperare il "coso" per ricevere il secondo canale. E quando sono incominciate le trasmissioni a colori delle emittenti straniere, nella prima metà degli anni '70, chi poteva si è affrettato ad acquistare il tivù a colori. E nessuno lo ha preteso in regalo quando anche la Rai ha iniziato a trasmettere a colori, nel 1979.
Per il resto, su Tivù Sat, i suoi problemi e le sue prospettive, pubblicherò un ampio articolo lunedì 27.                                                                     

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Tivù Sat decolla ma non convince - 22.07.09

Questa mattina, in un'affollata conferenza stampa, è stato annunciata la partenza di Tivù Sat. Dal 31 luglio prossimo saranno nei negozi i decoder con la smart card che consentirà di ricevere i programmi in chiaro di Rai, Mediaset e altre emittenti, per un totale di almeno ventidue canali. Ancora nessuna notizia sulla sorte dei canali del duopolio, in chiaro e criptati, che fino a ora sono trasmessi da Sky. Sono anche in corso trattative con le TV locali. Altri editori sarebbero interessati.
La nuova piattaforma viene presentata semplicemente come uno strumento per coprire le zone che non ricevono, o non ricevono abbastanza bene, le emissioni terrestri. Cioè circa il cinque per cento della popolazione, qualcosa come tre milioni di persone. Tutto qui?
E' difficile crederlo. L'operazione probabilmente ha traguardi più ambiziosi. Forse è solo una delle prime mosse nell'inevitabile guerra tra Mediaset e Sky (o tra "Raiset" E Sky? O tra Berlusconi e Murdoch? Fate voi).
Comunque c'è una buona notizia: i decoder per ricevere i canali Tivù Sat saranno in grado di ricevere tutti i canali free (a differenza dell'apparecchio blindato di Sky). Ci saranno poi i CAM per i ricevitori Common Interface. La piattaforma quindi è aperta, ma non ai canali di Sky. Come sappiamo, l'emittente di Murdoch non concede le licenze per produrre i CAM necessari per la decodifica del sistema di accesso. Nè il decoder Sky può ricevere i canali Tivù. Il problema è che di decoder Sky ce ne sono in giro circa sei milioni. Un solo dato è certo: il monopolio Sky sulla televisione via satellite sta arrivando al capolinea.
Nei prossimi giorni un approfondimento sulla situazione.                               

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Tanti libri sulla televisione. Perché? - 18.07.09

Nell'arco di poche settimane sono usciti diversi libri sulla televisione: oltre al mio, la "Passionaccia" di Enrico Mentana, "La guerra dei trent'anni" di Franco Debenedetti e Antonio Pilati (in realtà due libri diversi rilegati insieme) e ora trovo "La piovra Rai" di Denise Pardo. Punti di vista diversi, conclusioni diverse, ma un unico tema di fondo: il sistema televisivo italiana è un disastro. Sull'argomento sono stati scritti centinaia di libri, da anni. Ma quest'ultima ondata di iniziative editoriali praticamente simultanee può significare che ormai la situazione è diventata insostenibile. E dovrebbe esplodere.
La guerra in corso (vedi "Telesfida" su L'espresso del 23 luglio), nella prospettiva di una piattaforma satellitare in concorrenza con Sky, potrebbe essere il detonatore. Ma le polveri sembrano bagnate.                                                                      

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Che fine ha fatto Tivù Sat? - 01.07.09

Nell'ambito dell'inchiesta sul digitale terrestre che sarà in edicola sul prossimo numero di Focus (dal 20 luglio), ho cercato di contattare il consorzio Tivù per capire dove acquistare, a quale prezzo, e come attivare il sistema per guardare la tv digitale terrestre via satellite.
Ho chiamato il numero unico di Tivù, 199 309 409 (costa circa 15 cent al minuto): risponde un call center automatico che non fornisce alcuna informazione su Tivusat. Tutte le combinazioni possibili (premi uno, premi due, premi tre...) portano sempre alla stessi indicazione: guardate sul sito Internet www.tivu.tv. Dove, ovviamente, non c'è nulla sull'acquisto di
Tivusat. In compenso, si passano al telefono 12 minuti circa. 
Ho rivolto le stesse domande al numero verde del ministero delle Comunicazioni (800 022 000), gratuito ma contattabile via telefono fisso solo da alcune province italiane (quelle dove è già attivo lo switch over o limitrofe): mi hanno risposto che "non abbiamo informazioni in merito a segnali satellitari che possano veicolare il digitale terrestre". 
Sulla questione contributo pubblico per l'acquisto del decoder, dal ministero mi hanno detto che "il contributo è ottenibile a condizioni che variano da Regione a Regione. Ma è riservato all'acquisto di decoder dal costo superiore ai 50 €".
Carlo Dagradi - Redattore Focus

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Palmieri: lettura richiesta ai miei studenti - 22.06.09

Il libro è interessantissimo, utile, e piacevolissimo da leggere (come sempre, i tuoi scritti). Anche un necessario complemento per il mio corso di diritto dell'informazione e
della comunicazione (nel mio testo avevo tralasciato questa materia e lo segnalerò come lettura richiesta ai miei studenti).
Nicola Walter Palmieri


Grazie, Nicola.
(Il libro al quale accenna Palmieri è Diritto della comunicazione e dell'informazione).

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Approfondimenti di prioritario interesse - 19.06.09

La lettura dell'Anomalia risulta densa di informazioni e approfondimenti di prioritario interesse e, al tempo stesso, molto scorrevole. 
Luisa Ramundo - "O" La rivista di Omero

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A "Nudo e crudo" su Radio Uno - Intervista di Giulia Fossà - 17.06.09

Ecco la registrazione dell'intervista di quasi quattro minuti che mi ha fatto questa mattina Giulia Fossà nel suo programma "Nudo e crudo" su Radio 1.
Nudo e crudo (audio)

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Giovanni Valentini: "Risolvere il conflitto d'interessi in capo a Berlusconi e togliere le mani dalla Rai" - 14.06.09

Giovanni Valentini, nel Sabato del villaggio sulla Repubblica di ieri, mi fa il grande onore di aprire con una citazione del libro appena approdato alle edicole: "Il potere ha bisogno della televisione, perché essa stessa è un potere". 
Quando il voto viene dopo il tiggì, titola Valentini citando Renzo Arbore, e parte da una ricerca del Censis che mostra come la maggior parte degli italiani si sia formata la propria opinione elettorale attraverso i notiziari televisivi. «E pensare - osserva Valentini - che c'è ancora chi si ostina a dissimulare l'anomalia televisiva italiana, come fanno l' ex senatore del centrosinistra Franco Debenedetti e l'ex componente dell' Autorità sulle comunicazioni Antonio Pilati, trasferito poi all' Antitrust per meriti acquisiti sul campo, in un libro pubblicato dalla stessa casa editrice che appartiene al gruppo Berlusconi e che recentemente ha rifiutato un saggio del premio Nobel, José Saramago, perché conteneva accuse e giudizi critici sul Cavaliere. È vero che il marchio storico dell'Einaudi è lo struzzo. Ma i due co-autori fanno peggio che nascondere la testa sotto la sabbia, quando confondono la concentrazione televisiva e pubblicitaria con il conflitto d'interessi, trascurando lo status di concessionario pubblico del nostro premier-tycoon; oppure estrapolano la tv dal contesto del sistema dell'informazione, ignorando gli effetti su tutti gli altri media e in particolare sulla carta stampata; o ancora, invocano la privatizzazione della Rai come l'unica soluzione per affrancarla dalla sudditanza alla partitocrazia, quasi che in Gran Bretagna non esistesse la Bbc o un servizio pubblico più che decente in altri Paesi europei».
Continua Valentini: «Ai cultori della materia, si può consigliare piuttosto il saggio rigoroso e ben documentato di Manlio Cammarata, citato all' inizio di questa rubrica. Dal caso di Rete 4 a quello di Europa 7, l'autore ricostruisce puntualmente "il monopolio del potere da Mussolini al digitale terrestre", sulla base degli atti parlamentari e delle sentenze, italiane ed europee. La provocatoria conclusione propone di modificare così l'articolo 1 della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla televisione. La sovranità appartiene a chi possiede la televisione, e la esercita come gli pare". Ma forse quell'aggettivo "democratica" ormai è di troppo» (la versione integrale dell'articolo è qui).

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© Manlio Cammarata 2009

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